la Repubblica, 23 marzo 2023
Intervista ai ricchi e poveri
Il 30 marzo saranno dieci anni dalla scomparsa di Franco Califano, per tutti un grande cantautore, una delle voci più importanti della canzone italiana. Pochi però conoscono la sua attività di talent scout. Tra le sue scoperte più importanti ci sono i Ricchi e Poveri, di cui il Califfo nel 1967 volle diventare il primo manager, come ricordano Angelo Sotgiu e Angela Brambati, appena rientrati da un tour in Australia.
Quale fu il vostro primo incontro?
Angelo: «Lo incontrammo per un’audizione alla Carosello, dove arrivammo presentati da un nostro amico. Franco Califano era il direttore artistico, quel giorno ci ascolta e si entusiasma subito, chiama Giovanni D’Anzi, l’autore diO mia bela madunina, chiama Alfredo Cerruti, “sentite che bravi”, e noi come un juke box ripartivamo ogni volta da capo».
Fu un successo.
Angela: «Sì, tanto che Califano ci chiese difermarci in un albergo in galleria a Milano: aveva l’idea di farci esibire nei locali come il Gallery, anchepervederecomecela cavavamo dalvivo».
Angelo:«Dopo qualchegiorno però arriva e ci dice che si era licenziato, macome,avevamoappenafirmatoil contratto e lui si licenzia? Ci disse che ci avrebbe portato in un’altra casa discografica e di nonpreoccuparci perché aveva intenzione di diventare il nostro manager».
Com’era con voi?
Angela: «Diceva di adorare la nostra allegria e la nostra positività, ci invitava sempre a cena, pagava sempre lui. Tanto che una sera ci siamo inventati che dovevamo andare dai parenti e che non potevamo andare. Lui ci ha seguiti e quando ci ha trovati in macchina a mangiare un panino, ci fa: “Ora hocapito, voi siete ricchi di spirito ma poveri di tasca”, e così ci ha dato il nome. È stata la nostra grande fortuna».
A un certo punto comincia a trasformarvi nel look.
Angela: «Noi non avevamo soldi,a Genova Franco aveva fatto il perito chimico alla Esso, Angelo l’operaio all’Italsider, io davo una mano a una pompa di benzina vicino casa mia: il Califfo cominciò a farci regali, ricordo per me un vestito lungo di velluto blu. Primadel Cantagiro del ‘68 aveva già creato nella sua testa i nostri personaggi: io avevo i capelli lunghi e ondulati, me li ha fatti tagliare corti: “Sei peperina, stai bene con il capello corto…”».
Angelo: «Io ero moro e mi ha fatto tingere i capelli biondi».
Lei accettò subito?
Angelo: «Assolutamente: gli davo retta perché Califano aveva un istinto particolare per queste cose».
Angela: «Allora ci si vergognava per un uomo con i capelli tinti, mi ricordo che la mamma di Angelo iniziò a ossigenarsi anche lei, diceva a tutti: “Vedete? Anch’io sono bionda, per questo mio figlio è biondo”».
Angelo: «Fu il Califfo a chiedere che Marina si schiarisse per diventare bionda, vedeva i due ricchi e i due poveri, i due biondi e i due mori, due vestiti da ricchi e due da poveri…».
Un vero manager.
Angela: «Il manager deve avere grande gusto, e lui era un esteta, si vestiva benissimo, mi ricordo che si faceva fare tutto su misura, anche i mocassini».
Il primo pensiero quando si nomina il Califfo.
Angela: «Il sorriso di soddisfazione quando vedeva che andavamo bene e avevamo successo, un sorriso che diceva tutto».
Angelo: «Nel nostro primo Sanremo nel ‘70 con La prima cosa bellaera più in ansia di noi, quando hanno annunciato il nostro secondo posto l’ho vista in platea, saltava di felicità e faceva il braccetto a tutti, tiè, tiè, tiè: aveva avuto ragione e vinto lui, dopo tante difficoltà per affermarci finalmente poteva esultare».
L’avete ricantata nel 2020 all’Ariston nella reunion, 50 anni dopo.
«È stato emozionante, e giusto farlo con Franco e Marina. Ma ora i Ricchi e Poveri sono gli Angeli, stiamo volando in alto in due».