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 2023  marzo 23 Giovedì calendario

Iran e la cravatta della libertà

C’è stato un tempo in cui cravatta in Iran voleva dire regime, “decadenza occidentale” imposta dallo scià. Oggi un numero crescente di uomini la sceglie come accessorio, cifra stilistica che richiama l’estetica europea. Soprattutto nei quartieri a Nord di Teheran, la zona più ricca della capitale, dove hanno sede boutique e centri commerciali, le cravatte hanno ripreso a circolare tra businessmen e giovani alla ricerca di nuove mode.
Nel negozio che Mohammad Arjmand, 35 anni, gestisce insieme ad altri soci – Zagros su viale Nelson Mandela – sono esposte in file che alternano colori e tessuti, in lana, cotone o seta. «Ne vendiamo circa 100 al mese, le importiamo principalmente dalla Turchia, ma alcune sono prodotte anche in Iran», ha raccontato l’uomo all’ Afp. «I clienti le acquistano per cerimonie o per lavoro. In questo quartiere, due persone su 10 ne indossano una. Oggi le cravatte sono più numerose rispetto agli scorsi anni».
Guardate con sospetto perché retaggio dei tempi dello scià, e messe di fatto al bando dopo la rivoluzione islamica di Khomeini, nel 1979, sono tornate con discrezione nei guardaroba della classe media negli anni del riformista Khatami.
«Durante la rivoluzione non ci fu un divieto formale ma non venivano viste di buon occhio dai religiosi inquanto simbolo dell’Occidente e ancora oggi gli uomini legati al governo non le indossano», racconta aRepubblica Mehdi, che ha 32 anni e in Iran fa la guida turistica. Per funzionari pubblici, ministri o diplomatici, il codice di abbigliamento prevede infatti la camicia con il collo alto tenuto aperto o chiuso, stile Mao.
Per molti altri l’accessorio che i croati rivendicano sia stata una loro invenzione durante la Guerra dei trent’anni (1618-1648), ma di cui si trova traccia già in scritti veneziani della fine del 1500 e ancora prima in poesie francesi del 1300, è sinonimo di eleganza. «Nella mia famiglia quasi tutti usano la cravatta: quando c’èuna festa nazionale o un matrimonio o anche un funerale: le persone di classe la indossano, che siano giovani o più anziani», dice Mehdi. «Le cravatte danno prestigio», conferma il direttore di un altro negozio a Teheran Nord.
La moda cambia, e racconta trasformazioni più profonde. In Iran le prescrizioni spesso non scritte che riguardano i costumi sociali, incluso l’abbigliamento, sono al centro di uno scontro politico molto duro tra una larga parte della società civile e i religiosi al potere.
A settembre dello scorso anno è stata proprio la ribellione contro il velo obbligatorio imposto alle donne – scatenata dalla morte di Mahsa Amini – ad accendere un’ondata di proteste che si è allargata ad altre rivendicazioni politiche fino a mettere in discussione la legittimità della teocrazia. Molte ragazze si sono tolte il velo, altre sfidano le autorità ballando in video o suonando per strada. La battaglia per la libertà passa anche dalle abitudini quotidiane, e dallo stile.