Corriere della Sera, 23 marzo 2023
Storia di Bua Noi, la gorilla più sola al mondo, che da 30 anni vive in una gabbia sul tetto di un palazzo
Non resta che sperare, per la malinconica sorte di Bua Noi, in un finale come quello prospettato da George Brassens e poi da Fabrizio De Andrè nelle loro canzoni gemelle Le Gorille/Il gorilla: per entrambi gli chansonnier un gorilla in gabbia, allegoria un po’ di tutti i carcerati, finiva per liberarsi e vendicarsi della reclusione forzata aggredendo, tra tutti gli astanti terrorizzati, un magistrato. Il Gorilla della canzone, però, potè contare su una gabbia chiusa male; Bua Noi, gorilla femmina di circa 33 anni, non ha questa fortuna. Il suo nome significa «piccolo loto»; sui giornali del Paese in cui vive, la Thailandia, è «la primate più sola del mondo». Da trent’anni non vede il sole, né la luna.
La vita di Bua Noi, dal 1992, si consuma dietro le sbarre sul tetto di un palazzo tra i mille di Bangkok: è ospite, o meglio prigioniera, del lugubre Pata Zoo al settimo piano di un centro commerciale. Attorno a lei solo natura in cattività: capre pigmee in pessimo stato, macachi, uccelli, oranghi. Nella sua gabbia di cemento e vetro è sempre sola. Periodicamente si discute se liberarla: lo chiedono gli ambientalisti di tutto il mondo e hanno lanciato appelli in questo senso anche star americane del calibro di Cher e Gillian Anderson. Inutilmente.
Ora, dopo una legge «animalista» varata in un regno peraltro noto, invece, per i maltrattamenti degli animali – i selfie degli influencer con le tigri in cattività, gli zoo terra nullius – il caso di Bua Noi è tornato sotto i riflettori. Qualcuno ha imbrattato le pareti del centro commerciale con scritte che chiedono la sua liberazione: in tutta risposta, i proprietari del Pata Zoo hanno offerto 100.000 baht (2.500 euro) per informazioni che portassero all’arresto dei «vandali».
Nelle foreste
La durata media della vita di un gorilla è di 40 anni, trascorsi in natura in gruppi sociali
Il nemico di Bua Noi, cioè l’avversario della sua libertà, è la famiglia che la possiede, che da anni resiste alle pressioni dell’opinione pubblica e persino del governo perché «piccolo loto» sia almeno trasferita in una riserva per animali selvatici. I padroni della gorilla hanno anche rifiutato, anni fa, un’offerta di 30 milioni di baht (800 mila euro) dal ministero delle Risorse naturali e dell’Ambiente.
Ora il governo ha approvato una nuova «legge sull’ambiente»: riguarda soprattutto il traffico di animali selvatici e i loro diritti, ma ha aree grigie per quanto riguarda, ad esempio, gli zoo privati. Come Pata Zoo. Né gli animali «non indigeni»: Bua Noi è stata importata, nel 1992, da uno zoo tedesco.
Aveva tre anni. La durata media della vita di un gorilla è di 40 anni, che in natura peraltro trascorre in reti sociali strette e vivaci: tutto fa pensare che morirà in cattività. I padroni di Pata Zoo hanno diffuso nei giorni scorsi un comunicato in cui se la prendono «con i turisti stranieri». «Nessun cittadino in nessun paese al mondo ha attaccato il proprio Paese per possesso di gorilla. Ma vengono a farlo in Thailandia», ha detto la direzione in una dichiarazione di sei pagine pubblicata dopo l’incidente dei graffiti. La gorilla, continua, «è stata ben curata per tutta la vita, costandoci più di quanto ci ha reso». Ma di liberarla, nemmeno per risparmiare, non se ne parla.