il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2023
Credit Suisse, il salvataggio costerà un terzo del Pil svizzero
Il salvataggio in extremis di Credit Suisse, scattato domenica con l’acquisizione da parte dei rivali elvetici di Ubs, sancisce la fine del mito della “sicurezza” delle banche svizzere. La fretta per mettere in sicurezza i conti della seconda banca della Confederazione aveva numerose e valide ragioni, ma i metodi usati sono stati draconiani e hanno richiesto il varo di norme di emergenza che hanno spazzato via i diritti di numerosi investitori, oltre a sollevare una ondata di indignazione per la promessa di aiuti pubblici pari a un terzo del Pil svizzero a una banca, colpita dagli scandali, che promette comunque di pagare ai suoi manager mega-bonus maturati per 364 milioni di euro.
Ubs pagherà 3 miliardi di euro in azioni proprie per le azioni di Cs, al valore di 0,76 franchi rispetto agli 1,86 della chiusura di Borsa di venerdì, con un taglio del 59,14%. Ubs si assumerà anche 5,5 miliardi di perdite su derivati e altri titoli. Ai massimi storici di ad aprile 2007 il titolo Cs valeva 87 franchi. L’operazione comporta una perdita colossale per la Banca nazionale saudita e il fondo sovrano del Qatar che avevano investito nell’aumento di capitale di Cs di dicembre 2022 e ora sono azionisti di Ubs con una fortissima diluizione. I sauditi, primi soci di Cs con il 10% pagato 3,82 franchi per azione, in quattro mesi hanno perso l’80,1%: su 1,5 miliardi di dollari investiti ne vedono in fumo 1,2.
Il salvataggio, deciso senza passare per l’assemblea dei soci Ubs (non c’era tempo) sotto la regia della Banca nazionale svizzera (Bns) e dell’autorità di vigilanza Finma, garantisce al 100% i depositi dei clienti e gli investimenti in obbligazioni non-AT1. Perdono tutto invece i detentori dei 17 miliardi di franchi di obbligazioni AT1 (bond ad alto rischio e rendimento emessi per assorbire perdite perché possono essere trasformati in capitale, chiamati anche CoCo) del Credit Suisse. Tra questi ci sono giganti del risparmio gestito come Pimco (gruppo Allianz), Invesco e altri. La decisione, che sta scatenando proteste e azioni legali, ha fatto crollare le quotazioni dei bond At1 in Europa. I titoli emessi da altre banche europee hanno perso circa il 10%: quelli di Ubs sono stati scambiati a 83 cent, quelli di Deutsche Bank a 63, quelli di Bnp Paribas a 70.
Il salvataggio prevede enormi aiuti pubblici, con tre tranche di liquidità e prestiti erogati da Bns e l’impegno del governo svizzero ad assorbire fino a 9,1 miliardi di potenziali perdite. Cs e Ubs potrebbero beneficiare di aiuti statali e della Banca centrale per oltre 263 miliardi di euro, un terzo del Pil svizzero (779 miliardi nel 2022). “Il governo dovrà dire agli elettori perché sta mettendo a rischio i soldi di cittadini e contribuenti per salvare una banca che serviva prevalentemente gli ultraricchi, facendo cose straordinarie con la sua banca d’investimento e pagando alla gente somme folli di denaro rispetto a quanto viene pagato l’uomo della strada”, ha detto a Reuters un ex amministratore delegato di una banca globale. Anche perché Cs ha rassicurato il personale che i bonus maturati saranno pagati per intero. A fine 2022, i premi da versare erano pari alla cifra monstre di 364 milioni di euro.
Le Borse europee comunque hanno brindato al salvataggio. Parigi ha chiuso la seduta di ieri in rialzo dell’1,27%, Francoforte dell’1,12% e Londra dello 0,93% grazie al generale rimbalzo delle banche. Zurigo è salita soltanto dello 0,28% con le azioni Ubs in rialzo dell’1,26% e quelle di Cs in calo del 55,74% a 82 centesimi, vicino al valore di acquisto. A Milano l’indice Ftse Mib ha chiuso in rialzo dell’1,59%. Sul listino di Piazza Affari l’azione Mps ha segnato +1,77%, UniCredit +2,44%, Intesa Sanpaolo +3,74%, Banco Bpm +3,85%, Bper Banca +1,43%.
Dagli Usa però arrivano ancora notizie tese sulla sorte delle banche locali. L’amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, sta trattando con altri Ad di importanti istituti per stabilizzare First Republic Bank, i cui titoli ieri erano in calo di quasi il 30% tra numerose sospensioni in Borsa. L’istituto ha visto un deflusso di depositi per circa 70 miliardi di dollari nelle ultime settimane, metà di quelli a fine 2022.