la Repubblica, 22 marzo 2023
L’Italia secondo Marcheggiani
È già passato un anno ed è passato in fretta, forse invano. Era il 24 marzo 2022 quando a Palermo Aleksandar Trajkovski, fantasista macedone con trascorsi in rosanero, oggi finito a svernare nel campionato saudita, infilzò Donnarumma e scrisse la seconda apocalisse consecutiva della Nazionale: il Mondiale saltato dalla squadra che rappresenta un Paese in perenne ipnosi da calcio. Domani l’Italia a Napoli sfida la solita Inghilterra, i giocatori convocabili sono sempre meno, i centravanti titolari nel proprio club sono stranieri oppure infortunati oppure inadeguati. Così il ct ha pescato in Argentina l’oriundo Mateo Retegui, 24 anni ad aprile, punta del Tigre in prestito dal Boca, ieri catechizzato a Coverciano con una seduta tattica personalizzata: è forte l’indizio dell’intenzione di lanciarlo titolare. Lui o il diciannovenne Gnonto, che nessun club di A ha voluto e che si è fatto largo nel Leeds in Premier. Mancini trasmette serenità, affidandosi ai veterani Donnarumma, Acerbi (Bonucci è acciaccato e in dubbio), Barella e Verratti, all’abbondanza a centrocampo, ai guizzi di Berardi ritrovato e alle certezze di un copione che può oscillare tra la difesa a 4 o a 3 e che poggia sulle discese di Spinazzola. Il ct ricorda che la Nazionale si è rialzata, ha eliminato Germania e Inghilterra ed è alle Final Four di Nations League, ha lucidato il talento di Raspadori e l’intraprendenza di Dimarco (ma stavolta non ci sono per infortunio, come Chiesa e Immobile), la tenacia di Gnonto, la personalità di Scalvini, l’ardore di Frattesi, la freschezza di Fagioli e Miretti.Ma poi la serenità la frantumano i numeri, impietosi. Nel 2021/22 gli stranieri in A erano il 62% e sono diventati il 62,6%. Nel girone d’andata hanno monopolizzato le prime 4 della classifica, giocando il 74,3% dei minuti nel Napoli, l’82,8% nel Milan, il 74,3% nella Lazio, il 66,6% nell’Inter. Che tra i primi 20 marcatori del campionato ci sono Immobile e Zaccagni (9 gol), Orsolini (7) e l’italobrasiliano Strefezza (7), mentre alla fine dello scorso torneo c’erano il capocannoniere Immobile (27), Scamacca (16), Berardi (15), Pinamonti (13), Caprari (12) e Caputo (11).Quanto alla reazione politica, il presidente Gravina ha dovuto rinfoderare o rinviare la maggior parte delle riforme promesse: quella dei campionati su tutte, mentre il rapporto con la Lega di A non è esattamente di empatia. Potrebbe cambiare la regola sulla composizione delle rose in Serie A, alzando il numero obbligatorio di giocatori cresciuti nel vivaio del club (attualmente sono 4). Ma di contro c’è il rischio che l’Europa abolisca l’altro vincolo, quello dei 4 giocatori cresciuti in un qualsiasi vivaio italiano, norma potenzialmente lesiva della concorrenza. Il guaio è che anche il campionato Primavera è pieno di stranieri.Tra gli obiettivi raggiunti spiccano la lotta al razzismo e alla violenza, il professionismo femminile, la raccolta di nuovi sponsor e da questa stagione la creazione di un gruppo di esperti, guidato da Roberto Samaden, per armonizzare le linee guida dei vivai fra settore giovanile e scolastico, settore tecnico, club Italia e club professionistici. Armonia non è la parola giusta per definire le liti in pubblico, sullo sfondo del perenne derby Roma-Lazio, tra Zaniolo e Zaccagni e adesso tra Gianluca Mancini e Romagnoli. O gli inciampi di Kean. Il ct ha avvisato i recidivi, che non a caso non sono a Coverciano. Intanto è già passato un anno dalla seconda apocalisse della Nazionale. Se invano oppure no, lo si capirà domani a Napoli.