Corriere della Sera, 22 marzo 2023
Intervista a Willy Gnonto
Leeds è pazza di lui, l’Italia sta imparando a scoprirlo. La sfida all’Inghilterra di domani è anche la partita di Willy Gnonto, 19 anni, più giovane marcatore della storia azzurra a giugno in Germania, a segno 4 volte (con 3 assist) fra Premier e Fa Cup.
Gnonto, le è passato il timore reverenziale verso il c.t. Mancini che aveva all’esordio?
«La verità? Provo la stessa sensazione. Mi ricordo quando ero piccolo all’Inter e lui allenava la prima squadra: era un idolo e non mi sarei mai aspettato di essere in Nazionale con lui».
Il c.t. ha detto che anche in Italia ci sono i Bellingham, basta scovarli e farli giocare. Che ne pensa?
«Lui ha dato un segnale forte, sia con me che con altri giovani. Speriamo che lo seguano molti altri».
Che valore ha la sua prima sfida da giocatore di Premier contro gli inglesi?
«È speciale per me e c’è in palio qualcosa di importante. Ha un valore doppio».
Domani è la prima Nazionale senza Vialli.
«Ha cercato subito di farmi sentire parte del gruppo e di darmi consigli: i momenti passati insieme e le sue parole resteranno sempre con me».
Mancini si è chiesto perché nessuno in A ha creduto in lei, che dallo Zurigo è passato al Leeds. L’Inter è un’occasione persa?
«Sarò sempre grato all’Inter, ma non la vedo come un’occasione persa. Ho dovuto fare una scelta, sono andato in Svizzera per giocare e penso di aver fatto quella giusta per me e la mia famiglia».
Suo padre Boris era già cittadino italiano quando lei è nato, quindi lei è azzurro fin dalle giovanili. Ma ci sono ragazzi nati in Italia, come Amey del Bologna, che non hanno ancora la cittadinanza e scelgono la Nazionale dei genitori. C’è il rischio di perdere dei talenti?
«Sì, posso dire che il rischio c’è. Però penso che alla fine ognuno sceglie la Nazionale che si sente. Io potevo scegliere la Costa d’Avorio, ma sono nato in Italia, mi sento italiano e penso sia la scelta giusta per me».
Conosceva Retegui?
«Non tanto, ma se è arrivato vuol dire che ha delle qualità e secondo me ha bisogno di tempo per esprimerle».
Rispetto al debutto, sente di avere uno status differente?
«Questo non lo so. Ma so che cerco di sfruttare ogni occasione al massimo: per me è un onore esserci e so che è una fortuna. Cerco di migliorarmi, perché la Nazionale è il posto dove voglio stare».
Il passaggio in Premier è arrivato all’ultimo giorno di mercato. Come l’ha vissuto?
«Non ci speravo neanche più tantissimo, è successo tutto molto in fretta e non ho avuto tempo di realizzare. Ma è stata un’emozione bellissima. L’impatto è stato buono a livello a personale, la squadra vive un po’ di alti e bassi».
C’è stato un rodaggio con la seconda squadra. Ma a giudicare dal suo primo gol nel Leeds U21, la differenza coi suoi pari età inglese è evidente.
«L’allenatore pensava fosse il percorso migliore per me, ma non vedevo l’ora di giocare con la prima squadra per dare il mio contributo: diciamo che ci è voluto un po’».
Il suo 2023 è cominciato con un gol magnifico, in sforbiciata al volo contro il Cardiff: Paolo Di Canio ha detto che era meno bello del suo famoso gol con la maglia del West Ham. Possiamo dire che si sbaglia?
«Forse sì, perché io avevo un uomo più vicino e ho dovuto reagire in fretta. Ma non posso dire se è meglio il mio o il suo, perché lui è una leggenda in Premier…».
Di certo lei sta vivendo emozioni forti.
«Mi sembra un sogno: vengo da Baveno e non mi sarei mai aspettato un giorno di arrivare in Premier o di ricevere complimenti da giocatori del genere. Vivo tutto con grande orgoglio e cerco sempre di impegnarmi per migliorare».
Obiettivi
Nations e Europeo U21, sono pronto a tutto. Non vado in vacanza da tre anni, verrà il tempo
Com’è stato segnare a Old Trafford?
«Mi ha colpito il silenzio che è calato, anche perché il gol è arrivato inaspettato, dopo un minuto. Un bel momento».
Della Premier cosa l’ha colpita di più?
«L’atmosfera. I tifosi sono sempre caldi, ti fanno sentire l’importanza della partita: capisci che c’è grande cultura del calcio».
Come hanno vissuto in Inghilterra l’eliminazione dal Mondiale?
«Ci speravano molto. Ma che vinca o che perda la Nazionale in Inghilterra riunisce le persone».
Noi italiani l’abbiamo visto dal divano.
«È stato strano, anche perché non ho avuto la fortuna di vedere tanti Mondiali con l’Italia. Però la nostra storia dice che dobbiamo esserci».
La finale di Wembley 21 dove l’ha guardata?
«In piazza al mio Paese, con i miei amici davanti al maxischermo».
Chi l’ha impressionata di più fra i giocatori inglesi in Premier?
«Rashford».
Conosce il suo impegno nel sociale?
«Certo, l’ho seguito tanto. È giusto che un calciatore del suo livello sfrutti l’occasione per dare messaggi positivi e aiutare gli altri».
Il suo modello Sterling domani non c’è.
«In tanti dicevano che gli somigliavo: incrociarlo in Premier è stato, è incredibile. Mi godo ogni momento».
Cosa dobbiamo imparare dagli inglesi?
«Le strutture lì sono al top. E in Italia ci sono più pressioni, credo. A Leeds i giocatori vengono lasciati tranquilli».
A giugno ci sono Nations League e Europeo Under 21. Che farà?
«Sono pronto a tutto, senza nessun problema».
Ma in vacanza non ci va mai?
«Non è il momento, ci sarà tempo più avanti».
Le ultime che ha fatto?
«Tre anni fa».
Quando
da piccolo ero all’Inter,
il c.t. allenava
la prima squadra: era un idolo e non mi sarei mai aspettato di essere in Nazionale con lui
E con la patente com’è messo?
«La sto facendo, ma in Inghilterra. Ed è un bel casino».