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 2023  marzo 21 Martedì calendario

La scuola mette al bando le unghie lunghe finte. Possono far prendere brutti voti o ferire compagni

Adolescenti in classe con le unghie finte, e colorate? «Meglio di no, si rovinano la salute». Pausa. «E possono anche ferire i compagni».
Se il dress code scolastico ha da anni «bandito» le teenagers in minigonna dai banchi, l’ultima frontiera dell’atteggiamento «formal & correct» da tenere in aula prevede anche seria riflessione sulle unghie finte. Riflessione che però prelude a un divieto, che per ora non è ancora stato messo nero su bianco. Perché il documento firmato dalla dirigenza scolastica dell’istituto comprensivo di Alpignano, in provincia di Torino, di cui fa parte la scuola secondaria Tallone, è tecnicamente soltanto un «consiglio». Ma se il «consiglio» arriva dalla dirigente in persona, ovvero la dottoressa Silvana Andretta, allora il peso specifico è differente. Come dire: è un consiglio che non si può non ascoltare.
Ma andiamo con ordine. La «secondaria» in questione è una struttura di poche centinaia di ragazzi. In un paese di 16 mila abitanti, stretto tra la campagna e le industrie della primissima cintura di Torino. Un posto come tanti, nell’Italia dei mille campanili. Un posto dove le ragazze con le unghie ricostruite, magari lunghe e colorate non puoi non notarle.
Se a sollecitare la dirigente siano stati alcuni genitori o i docenti non si sa. È certo invece che il «consiglio» è arrivato sul registro elettronico. I destinatari sono ovviamente i papà e le mamme. Ma anche il corpo docente. E, come prevedibile, il tema è diventato l’argomento principale di discussione, dentro scuola e al di là del muro di cinta. Perché, ferma restando la «questione salute», è la chiusa che fa discutere. Eccola: «Il regolamento di istituto prevede di indossare un abbigliamento semplice e adeguato all’ambiente scolastico». E sembra di intuire che rientrano anche le unghie in silicone, belle come quelle delle star di Tik Tok, nell’abbigliamento «non» consono. Perché, come dice qualcuno da queste parti: «Andare a scuola non vuol dire andare ad una sfilata di moda». Ma le unghie che cosa c’entrano con tutto questo? «C’entrano, c’entrano eccome».
E allora via tutto. Si vada di grandissima carriera dalle manicure a rimediare, tenendo presenti le spiegazioni della dirigente scolastica Silvana Andretta. Che in estrema sintesi sono queste.
Uno: «Tantissimi esperti del settore sconsigliano una ricostruzione sotto i 18 anni. Su alcune nostre alunne della secondaria abbiamo notato un’eccessiva lunghezza, cosa che può inficiare anche la valutazione sui compiti che svolgono in classe». Scusi preside, in che modo? «Se, ad esempio, bisogna lavorare su una tavola da disegno e l’elaborato viene graffiato dal materiale artificiale dell’unghia è chiaro che il voto finale rischia di essere più basso e di vanificare l’impegno profuso. E questo è un peccato, non crede?».
Ma perché con le unghie lunghe potrebbe andarci di mezzo anche la sicurezza dei compagni di istituto? Non sono mica coltelli. Risposta: «Sono adolescenti e spesso si salutano abbracciandosi: il materiale usato per le unghie finte è molto resistente e un movimento improvviso rischia di provocare un infortunio ad un vicino di banco. Vorrei che si capisse il fine reale della circolare». Ovvero? «Quello di preservare la salute di tutti gli alunni».
Nella stessa circolare, la dirigente scolastica ha vietato pure gli smartwatch con collegamento a internet e che permettano di filmare, fotografare o giocare ai videogiochi. «Sono equiparabili – spiega con conoscenza e pazienza – ai telefoni cellulari e quindi valgono le direttive imposte dalla normativa vigente e dal regolamento di istituto».
Ma se il divieto di utilizzo dei cellulari in classe è ormai ampiamente diffuso, la guerra alle unghie finte è a tutti gli effetti una nuova frontiera. Sebbene non esista una legge che vieti l’applicazione del gel utile alla ricostruzione delle unghie al di sotto di una certa età, i professionisti del settore tendono a rifiutare il trattamento su clienti al di sotto dei 16-17 anni. Una decisione, dettata soprattutto dal rispetto dell’etica professionale, che spesso scatena la contrarietà delle clienti più giovani: «Per non stare a parlare delle madri, molto spesso più agguerrite delle loro figlie».