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 2023  marzo 21 Martedì calendario

L’ingegner De Benedetti non ne azzecca una

Non ho letto il libro di Carlo De Benedetti (Radicalità; Solferino Libri) e non lo leggerò. Mi bastano le interviste che l’Ingegnere sta rilasciando a raffica per promuoverlo in tv e sui giornaloni, che lo presentano come un guru, un saggio che grazie all’età (88 anni) e all’esperienza nel campo finanziario, sa leggere il presente e predire il futuro, il tutto con un linguaggio franco, forse l’unico aspetto di cui gli va dato merito. Per il resto, come indovino, non ne ha azzeccata una. Basta ripescare sul web le sue interviste degli ultimi due anni e confrontarle quanto è poi realmente accaduto e con le interviste degli ultimi giorni. Il risultato? Giudicate voi.
Prendiamo Elly Schlein, nuova segretaria del Pd. De Benedetti, già tessera numero uno del Pd, ne dice oggi un gran bene, a suo avviso l’unica in grado di portare nella politica quella «radicalità» di cui ci sarebbe bisogno. Intervistato da Luca Telese e Giuliana Guida per «L’attimo fuggente-Giornale radio», afferma: «Io mi auguro che la Schlein dia al Pd un’identità, che deve essere un’identità di sinistra. Occorre una radicalità che io vedo nella sinistra, perché la radicalità di destra l’abbiamo già avuta, e non è che abbia portato bene al paese». E con la sua agenda, centrata sui diritti Lgbtqia+ e il salario minimo, la Schlein è meglio di «quel poveretto di Enrico Letta».
Pochi, però, ricordano che solo pochi mesi fa De Benedetti diceva il contrario. Intervistato da Aldo Cazzullo per il Corriere della sera (17 novembre 2022), passò in rassegna i candidati alla segreteria del Pd, bocciando tutti i candidati, in testa Stefano Bonaccini e Dario Nardella, a suo avviso «non in grado di scongiurare la morte progressiva del Pd». Salvò solo Pier Luigi Bersani, «per me sempre il migliore». E quando Cazzullo gli citò Elly Schlein, la stroncò di netto: «Non ha neppure la tessera del Pd. Sarebbe il classico Papa straniero. È una figura interessante, non una leader». Un’altra profezia cannata di brutto: la Schlein ha vinto le primarie del Pd e i media vicini alla sinistra, compreso il Domani di De Benedetti, oltre ai sondaggi, la incensano come una leader vera.
In quella intervista, rilasciata prima delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio, l’Ingegnere si lanciò in un’altra delle sue previsioni politiche, schierandosi a favore di Letizia Moratti: «Sono sicuro che un candidato del Pd non vincerebbe mai. Mentre, contro Attilio Fontana, la Moratti, che ha avviato una profonda revisione del suo passato berlusconiano, può farcela. Se il Pd la appoggiasse, secondo me ce la farebbe. Il Pd appoggi Moratti: se la Lega perde la Lombardia, cade Salvini, e se cade Salvini, cade il governo». Risultato elettorale in Lombardia: Fontana ha vinto al primo turno, Pierfrancesco Majorino (Pd) si è piazzato secondo, la Moratti terza. E De Benedetti? Muto come un pesce, almeno per qualche settimana.
Imperdibili le previsioni che l’Ingegnere ha riservato a Mario Draghi. Siamo a settembre 2020, il governo di Giuseppe Conte, alleato del Pd, comincia a perdere colpi, e sui giornali si fa strada l’ipotesi di Draghi premier. Il 23 settembre Lilli Gruber ospita De Benedetti nel suo salotto tv su la7 e gli chiede se l’ipotesi è credibile. Risposta: «Non ho mai creduto per un istante che Draghi possa fare il presidente del Consiglio. Conoscendo bene Draghi, lo escludo nel modo più categorico. Queste sono solo le paure dei deboli, come Conte». Passano pochi mesi, il governo Conte viene fatto cadere da Matteo Renzi, e Sergio Mattarella incarica Draghi di formare il governo, che entra in carica il 13 febbraio 2021.
A questo punto, intervistato da Corrado Formigli a Piazza pulita su la7, De Benedetti si rimangia la previsione, fingendo di non averla mai fatta: «Molti hanno trovato bizzarro che Draghi potesse essere impiegato in una funzione politica. Ma Draghi è un politico, uno che ha gestito la Bce, i rapporti con il board, con l’Ue e con gli Stati più determinanti come la Germania: certamente un politico molto raffinato. È una persona intelligente, molto spiritosa, con sense of humor, prudente, ma quando decide di fare una cosa la fa con gran audacia. Ne ho la massima stima». Pochi giorni fa, intervistato dal Corriere della sera per il lancio del suo libro, l’Ingegnere ha confermato: «Draghi è stato la salvezza del paese».
Appare tuttavia bizzarro, per usare un aggettivo caro a De Benedetti, che in politica estera, in primo luogo sull’Ucraina, l’Ingegnere abbia espresso una linea diversa, per non dire opposta, a quella di Draghi. Con il suo governo, di fronte all’aggressione militare di Vladimir Putin contro l’Ucraina, Draghi si è mostrato un atlantista doc, un alleato di ferro degli Usa di Joe Biden, uno dei leader di punta nell’Ue e nella Nato nel fornire armi e aiuti economici a Kiev. L’opposto di Giuseppe Conte, quello che De Benedetti ha definito «un debole». E qui, tra Draghi e l’Ingegnere, c’è un abisso che li separa.
Basta rileggere l’intervista di De Benedetti a Cazzullo sul Corriere della sera (22 maggio 2022), quando Draghi era premier. Domanda: è contrario all’invio di armi? «Sì. Gli interessi degli Stati Uniti e del Regno Unito da una parte, e dell’Europa e in particolare dell’Italia dall’altra, divergono assolutamente. Se Biden vuole fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, è affar suo. Non possiamo e non dobbiamo seguirlo». Più avanti, dopo avere bocciato la Nato («dobbiamo esserle grati per il ruolo nella Guerra fredda, ma ora non ha più senso»), propone: «Serve un esercito europeo. Siccome occorrono dieci anni, bisogna prendere quello che già c’è. A questo punto, tanto vale che gli Usa escano dalla Nato, e che gli europei assumano la responsabilità della propria sicurezza». Non è dato sapere se l’Ingegnere la pensi ancora così, o se trovi «bizzarro» il solo pensarlo, come gli è già capitato.