il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2023
La fede di monsignor Viganò in Putin
Un filoputiniano nel senso più profondo della definizione – per sua stessa e orgogliosa ammissione – che va all’attacco dell’Anticristo nel segno della Fede, con la maiuscola: “Stiamo combattendo una battaglia epocale: restiamo sotto il manto della Vergine Santissima, gloriosa Nikopèia, assieme all’Arcangelo San Michele. La vittoria è di Cristo, e di chi si schiera sotto il santo vessillo della Croce”.
A parlare è l’ineffabile monsignor Carlo Maria Viganò (da parecchio non ci occupiamo di lui), nume ascoltato e venerato di molti dei clericali di destra che si oppongono al pontificato di Francesco. L’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti ha mandato un videomessaggio entusiasta al recentissimo congresso del Movimento internazionale dei russofili, tenutosi a Mosca la scorsa settimana. Prima di Putin e della guerra in Ucraina, monsignor Viganò è stato un fervente sostenitore di Donald Trump, la cui mancata rielezione viene declinata così nel video mandato a Mosca, mettendo insieme un po’ di eventi: “Anche la frode elettorale del 2020 negli Stati Uniti d’America è stata indispensabile per impedire la conferma del Presidente Donald Trump, così come nel 2013 il deep state e la deep church sono riusciti a far dimettere Papa Benedetto XVI e a far eleggere una persona gradita al Nuovo Ordine Mondiale, il gesuita Jorge Mario Bergoglio”.
Sistemato per l’ennesima volta il povero Bergoglio, monsignor Viganò al solito attinge al vasto repertorio del complottismo per accomunare pandemia e guerra, l’élite di Davos e la teoria gender, la Nato e il Fondo monetario internazionale, George Soros e Bill Gates. Insomma, il progetto “delirante” del Nuovo Ordine Mondiale.
Sostiene il combattivo e speranzoso prelato: “Un progetto infernale, come giustamente ha evidenziato in un suo recente intervento il Presidente Vladimir Vladimirovicč Putin, in cui l’odio per la civiltà cristiana vuole creare una società di schiavi asserviti all’élite di Davos. Una società distopica, senza passato e senza futuro, senza Fede e senza ideali, senza cultura e senz’arte, senza padri e madri, senza famiglia e Stato, senza maestri e guide spirituali, senza rispetto per gli anziani e speranze per i nostri figli”. Risultato: “La Federazione Russa si pone innegabilmente come ultimo baluardo della civiltà contro la barbarie” e contro chi vuole realizzare il regno dell’Anticristo nonché moderno Leviatano imposto dal Great Reset, che ha già diffuso il Covid in tutto l’orbe terracqueo. Di qui la sacra investitura a Putin per la guida di un’Alleanza Antiglobalista dei popoli liberi dell’Occidente.
Ma i cattolici di destra non sono tutti d’accordo con il putinismo spinto di monsignor Viganò. Da tempo il professore Roberto de Mattei, già consulente storico di Gianfranco Fini presidente della Camera, sostiene il contrario: “La missione imperiale della Russia non corrisponde solo alle ambizioni geopolitiche di Putin, ma anche alla richiesta del Patriarca Kirill, che ha affidato la missione di realizzare la ‘Terza Roma’ euroasiatica, sulle rovine della seconda Roma cattolica, destinata a sparire come tutto l’Occidente. Può un cattolico accettare questa prospettiva?”. Chi glielo dice a Viganò?