il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2023
Figli “arcobaleno”: ogni sindaco fa come gli pare
Quello della trascrizione dei figli delle famiglie omogenitoriali, tema al centro del dibattito politico negli ultimi giorni, “è un vulnus normativo che si poteva e doveva colmare prima, quando i partiti ora all’opposizione erano al governo – il Pd dal 2014 al 2022 (con la parentesi del 2018-19) e il M5s dal 2018 – e hanno preferito tergiversare”, fanno notare le associazioni che si battono per il riconoscimento di questi diritti, e non solo questi. Perché mentre alcuni singoli esponenti dei suddetti partiti, nel ruolo di sindaci, procedevano alla trascrizione dei figli delle famiglie arcobaleno, a livello parlamentare e governativo non veniva avanzata alcuna iniziativa, e ora che al governo c’è chi dice che le famiglie arcobaleno non esistono, non resta che fare opposizione e riscoprirsi paladini dei diritti civili. “Chi poteva fare qualcosa prima e ora può solo fare opposizione si faccia sentire”, è il commento piccato di Filomena Gallo, avvocata e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.
Alla circolare del ministero dell’Interno – su sollecitazione del Prefetto di Milano – che ha spinto il sindaco del capoluogo lombardo Giuseppe Sala a bloccare la trascrizione delle famiglie omogenitoriali hanno fatto seguito affermazioni di vari esponenti della maggioranza che non lasciano spazio all’interpretazione, come quanto affermato ieri della ministra delle Pari opportunità Eugenia Roccella nel corso del programma Mezz’ora in Più su Rai3 che si è schierata “contro la maternità surrogata e il mercato dell’utero in affitto e degli ovociti”. Due giorni fa è stato invece Fabio Rampelli, esponente di spicco di Fratelli d’Italia, a non usare mezzi termini a In Onda su La7: “Le coppie dello stesso sesso non possono spacciare i bambini per propri figli”. Il problema della trascrizione dei figli nati all’estero, rimesso al centro dalla manifestazione di Milano di sabato scorso che ha visto scendere in piazza diecimila persone in difesa dei diritti delle famiglie arcobaleno, è stato affrontato, a livello delle singole esperienze amministrative, in modo sparso dai vari sindaci sul territorio. “Credo che più che l’indirizzo politico del partito di riferimento, che di fatto non c’è mai stato, a far la differenza sia stata la sensibilità dei singoli amministratori”, commenta Michele Giarratano, anch’egli avvocato, già direttore dello sportello legale dell’Arcigay e tra i membri del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno.
“A far la differenza c’è anche la sensibilità degli abitanti delle diverse città – continua Giarratano – se a Bologna, Torino o Milano un provvedimento simile viene accolto con favore dalla maggioranza degli elettori, in una città come Roma credo che anche ci fosse un sindaco di Sinistra Italiana farebbe difficoltà ad andare in questa direzione, ecco spiegata la differenza di vedute tra esponenti di uno stesso partito come Raggi e Appendino (5 Stelle, la prima non ha mai trascritto, la seconda invece è stata apripista), o Sala e Gualtieri (entrambi del Pd)”. Al calcolo elettorale si deve aggiungere poi quello giuridico: una sentenza della Corte di Cassazione del maggio 2020 ha stabilito infatti che l’atto di nascita formato all’estero contenente l’indicazione di due papà fosse contrario ai principi del nostro ordinamento. Quel momento segna uno spartiacque, dove a sindaci che decidono di non fare marcia indietro sui diritti (come Sala a Milano, Merola e Lepore a Bologna, Giordani a Padova), altri scelgono invece di attenersi all’indicazione della Cassazione, come i sindaci di Palermo, Napoli e per ultimo il sindaco dem di Torino Stefano Lo Russo, che fa dietrofront rispetto alle precdenti scelte della giunta Appendino. Ma anche la stessa giurisprudenza è ambigua sul tema, da qui il procedere in ordine sparso dei vari amministratori: un Decreto del Presidente della Repubblica, il numero 396 del 2000, stabilisce infatti che gli ufficiali di stato civile non possano entrare nel merito degli atti, ma limitarsi a trascriverli nella loro interezza oppure scegliere di non farlo.
Questi atti riguardano non solo le coppie omogenitoriali, ma tutti i figli di coppie nate all’estero per cui è necessaria la trascrizione, quindi si tratta di un tema ben più ampio rispetto a quello emerso nel dibattito. A questo si aggiungono due sentenze della Corte Costituzionale, le numero 32 e 33 del 2021, che invitano il Parlamento a legiferare sul tema, per fare chiarezza una volta per tutte sull’argomento. Una cosa è certa: non potrà essere questo governo a dirimere la questione, e lo spiega sempre l’avvocato Gallo: “La circolare del ministero non ha forza di legge, ma esprime solo un orientamento: invito tutti i sindaci che che hanno a cuore i diritti civili a continuare a trascrivere, hanno tutto il diritto di farlo”.