la Repubblica, 20 marzo 2023
I sogni di Tilda Swinton
La bellezza androgina di Tilda Swinton continua a mettersi in mostra senza sosta. E stavolta illuminerà gli schermi con una commedia sociale, Problemista, che affronta, tra surrealismo, denuncia e ironia il tema dell’immigrazione negli Stati Uniti.
Il film è diretto e interpretato da Julio Torres, uno degli autori di punta del Saturday Night Live.
E la storia arriva direttamente dalla biografia di Torres: un ragazzo di El Salvador che arriva a New York e affronta ogni possibile problema con il visto fino a rischiare l’espulsione. Problemista racconta il problema dell’immigrazione in una cornice surrealista ed è una critica fantasiosa del capitalismo. Accanto a Swinton compaiono Isabella Rossellini, Rza, Catalina Saavedra e James Scully.
La curiosità di vedere Torres come regista e attore è alta. «Adoro Julio e per me è stato emozionante lavorarci insieme» ha detto Swinton. «È un vero filmmaker, non solo un giullare da sketch comici. Mi riporta a quello che ho sempre amato in questo nostro mestiere del cinema: un lavoro collettivo. E poi con lui rivendico una delle mie caratteristiche: l’assenza di confini tra attore e performer». A Swinton infatti non piace sentir parlare di lei come “attrice” bensì “performer”, e la varietà dei personaggi che ha interpretato nel corso degli anni, cambiando come un camaleonte al punto di essere a volte irriconoscibile ne è la dimostrazione. Vampiro in Only lovers left alive di Jim Jarmusch, l’iper ambizioso avvocato Karen Crowder in Michael Clayton di Tony Gilroy, le sue sempre diverse incarnazioni nei film di Guadagnino come Suspiria.
«Quando dovevi indicare la tua professione sul passaporto – aggiunge – io non sono mai riuscita a scrivere la parola “attrice”. Misentirei di bluffare a descrivermi così perché le mie priorità sembrano essere assai diverse: sono fluide».
E Problemista parla proprio di quello, «della nozione di sogni e ostacoli. Da giovane la mia ambizione non era quella di lavorare nel cinema ma quella di vivere in Scozia, vicino al mare, con un giardino dove crescere vegetali, avere figli e dei cani, e lavorare con i miei amici. Mi sono ritrovata di fronte alla cinepresa quasi per caso». Dieci anni fa Tilda Swinton aveva descritto il cinema come un tappeto magico. Ed è ancora di questa idea: «È più magico che mai – sottolinea infatti – e la pandemia ci ha anche fatto ricredere in tante cose: chi dava il cinema per morto si è accorto di essere in torto. I cinema sono di nuovo pieni, perché un film come Everything everywhere all at once deve essere visto in sala e non sulla tua pur bella tv al plasma. Il Covid ci ha fatto riscoprire la voglia di uscire e stare insieme».