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 2023  marzo 20 Lunedì calendario

Un sondaggio sul calcio

Il tifo, in Italia, è una passione diffusa e continua. Quasi una “fede”. Con la differenza che il rapporto con la religione si è indebolito. Molto più della “fede” calcistica. È ciò che si osserva nel recente sondaggio condotto da Demos per Repubblica, dedicato all’evoluzione del tifo in Italia nell’ultimo decennio. E oltre. Si tratta di una questione che abbiamo affrontato altre volte, in passato, registrando, sempre, attenzione elevata. Oltre a qualche polemica. Inevitabile. A conferma che si tratta di un sentimento “con-diviso”. Che, per questo, “divide”. Non solo in Italia. Basta rammentare, negli ultimi giorni, gli scontri fra i tifosi di Napoli ed Eintracht Francoforte, prima e dopo la partita di Champions League allo stadio intitolato a Diego Maradona.
D’altronde, in Italia, oltre metà dei cittadini, per la precisione: il 54%, si dice “tifoso di calcio”. Cioè, coinvolto dalla “passione” per una squadra. Che diviene una “bandiera”. Per una componente di persone cresciuta negli ultimi dieci anni, dopo il 2015. E tornata su livelli analoghi al 2009. Spinta, negli ultimi anni, dalla fine (per ora...) del Covid. Che ha favorito la possibilità di assistere agli eventi sportivi “in presenza”. Peraltro, in Italia, il calcio è un argomento che appassiona, ma, per lo stesso motivo, solleva polemiche. Senza soluzione di continuità. Basti pensare alla penalizzazione (di 15 punti) decretata ai danni della Juventus. Una decisione che ha spinto i bianconeri lontano dalla zona scudetto e dalle posizioni che contano per entrare nelle coppe europee. Si spiega così e con altri scandali avvenuti in passato la sfiducia crescente che agita il mondo del calcio. Oggi, infatti, il 54% dei tifosi ritiene il campionato “meno credibile rispetto a 10 anni fa”.
Una quota molto più elevata rispetto al decennio precedente. Quando, nel 2015, lo scetticismo circa la regolarità del campionato era espresso dal 45%. Sempre tanti. Troppi. Ma meno, rispetto ai nostrigiorni. Segnati dalle vicende che hanno coinvolto e penalizzato, pesantemente la Juventus. La squadra che, comunque, si conferma, largamente, in testa alle preferenze. Indicata come primo (e, normalmente, unico) riferimento dal 29% dei tifosi. Appena un punto in meno rispetto a 10 anni prima. Di-mostrando un grado di continuità che conferma quanto il tifo sia un sentimento solido. E stabile. Una valutazione confermata dal grado di sostegno alle altre squadre più seguite, in Italia. Anzitutto, le “milanesi”. Milan e Inter. Seguite da una base di ampiezza molto simile. Quasi uguale. Rispettivamente, 17% e 16%. Subito dopo, c’è il Napoli, che scivola di un punto. Dal 12% all’11%. In pratica, è stabile. Comunque, non cresce. Nonostante stia dominando il campionato. O, forse, proprio per questo. Perché chi vince suscita non soloammirazione, anche ri-sentimento. La defezione (molto limitata) dei meno fedeli. Alla ricerca, attraverso il calcio, di simboli per distinguersi, più che di passioni comuni. Più indietro, incontriamo le squadre della Capitale. Roma (6%) e Lazio (3%). Nella graduatoria non sono indicate le squadre con un seguito inferiore al 3%. Tuttavia, fra le altre, prevalgono Sampdoria, Fiorentina, Palermo e Cagliari. Nell’insieme, nel sondaggio di Demos, emergono, con una certa chiarezza, i presupposti del tifo. In altri t ermini, le principali ragioni che lo favoriscono. Il retroterra territoriale e i risultati. Le squadre più seguite, infatti, hanno “cittadinanza metropolitana”. A Milano, Torino, Roma, Napoli. Quindi, attraggono un pubblico ampio e vicino, sul piano territoriale. Mentre le differenze di età contano meno. Semmai, è interessante osservare come i tifosi siano meno numerosi fra i più anziani, che hanno altri problemi a cui pensare. E i più giovani. Attratti da altre passioni. Da altre “fedi”.
Ma la “prossimità” non è sufficiente, senza risultati adeguati. Comunque, non basta. Soprattutto se nella stessa area con-corrono squadre diverse, Come a Milano e Roma. Così, diviene determinante il risultato. Cioè, gli “scudetti”. Che rispondono alla domanda di “affermazione” e riconoscimento. Anche per questo il tifo bianconero è il più “diffuso” e “distribuito”, nel Paese. Primo, nel Nord Ovest, nel Centro Nord e nel Mezzogiorno. Fra i primi 3 in tutte le altre aree. La Juve è, dunque, l’unica squadra “nazionale”. Anche se, ovviamente, è di Torino... La patria “granata”.
Il calcio diviene, dunque, un modo per identificarsi e competere. Se possibile, vincere. Fornisce, comunque, una bandiera. E dei leader. Dei campioni. In tempi nei quali è difficile trovarne altrove. Nella politica e nei partiti, anzitutto. Dove le bandiere cambiano troppo spesso per essere ri-conosciute. Mentre i campioni non si vedono. Da tempo. E, a differenza del calcio, non li puoi “reclutare” da altri campionati. Da altri Paesi.