la Repubblica, 20 marzo 2023
Il piano suicida di Matteo Messina Denaro
PALERMO – Aveva già scritto il finale della sua storia in un pizzino segretissimo inviato alla sorella Rosetta: «Non morirò di tumore, appena non ce la faccio più mi ucciderò a casa e mi troverai tu. Ti dirò quando arriverà il momento». Qualche mese prima dell’arresto, Matteo Messina Denaro progettava l’ultimo colpo di scena.
Dopo una vita trascorsa a dare la morte a decine di uomini, donne e bambini voleva essere lui a decidere il momento esatto della sua fine. Magari suicidandosi con quel revolver che teneva in casa, una Smith & Wesson calibro 38, l’arma di tanti omicidi. Estremo delirio di potenza. Di sicuro, con quel pizzino scritto a maggio dell’anno scorso annunciava alla sorella maggiore, arrestata nei giorni scorsi, che avrebbe dato istruzioni per svolgere il compito più delicato, l’ultimo: probabilmente, quello di far scomparire i suoi segreti di mafioso che per trent’anni ha gestito complicità eccellenti e misteri fin dentro il cuore dello Stato. Segreti che passano dai pizzini: i carabinieri del Ros ne hanno trovati quasi mille fra l’appartamento di Campobello e il casolare di campagna dove Rosetta andava di tanto in tanto. Ma potrebbero esserci altri nascondigli. Per questo le ricerche coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido non si sono mai fermate.
Messina Denaro voleva un finale plateale come quello che aveva costruito per il padre Francesco, lui forse stroncato da un infarto: l’1 dicembre 1998, la polizia lo ritrovò disteso sulla terra, nelle campagne di Mazara, con le mani giunte. Come a ribadire una signoria su quel pezzo di Sicilia. Indossava un abito elegante e la cravatta della festa. Una messinscena per ribadire a tutti – agli uomini della mafia e a quelli delle istituzioni – che don Ciccio Messina Denaro, ricercato da anni, aveva infine beffato lo Stato.
Una sequenza di deliri criminali. Anni fa, Matteo Messina Denaro scriveva all’ex sindaco Tonino Vaccarino: «Con la morte ho un rapporto particolare. Da ragazzo la sfidavo con leggerezza da incosciente, da uomo maturo la prendo a calci in testa perché non la temo. Non è una questione di coraggio. Semplicemente non amo la vita». E ancora: «Quando la morte verrà mi troverà a testa alta e sarà uno dei pochi momenti felici che ho vissuto». Sembrano gli stessi deliri di Totò Riina, intercettato qualche anno fa in carcere: «Sono diventato una cosa immensa, sono diventato un re». E aggiungeva: «Se mi dicevano un giorno che dovevo arrivare a comandare la storia… sono stato importante».
In un altro vecchio pizzino, Messina Denaro scriveva: «Ho sempre pensato che sarebbe bello sapere quando è la mia ultima notte sulla terra, piuttosto che venire investito da un’auto o qualcosa del genere». Il tumore scoperto nel novembre 2020 aveva stravolto i suoi progetti. Il boss aveva deciso di trasferirsi a Campobello, una comfort- zone dove muoversi liberamente. Abbassando le sue misure di sicurezza. Poi, però, la malattia si era aggravata: dopo l’intervento del 13 novembre 2020 e la chemioterapia, Matteo Messina Denaro si era dovuto sottoporre a una seconda operazione, a metà del 2021. C’è un altro passaggio che racconta ladrammaticità delle sue condizioni. È proprio nel pizzino in cui comunicava le sue ultime volontà. Il 10 maggio 2022. «Ero tutto bagnato dal sudore – scriveva alla sorella – Diletta lavava i miei indumenti, li torceva ed uscivano gocce di acqua, era senza parole». Diletta era la vivandiera, Lorena Lanceri, anche lei oggi in carcere. Il boss aggiungeva: «Ho capito, anche se già lo sapevo, che ho una forza di volontà stupefacente, invidiabile, non cammino col fisico, cammino con la forza di volontà. Io mi fermerò appena morirò, non prima». E, poi, di seguito il suo messaggio più forte: «Non morirò di tumore, appena non ce la faccio più mi ucciderò a casa».
Adesso, quel pizzino è il motivo per cui Messina Denaro viene sorvegliato giorno e notte all’interno del carcere dell’Aquila. Al momento, risponde bene alle cure e le sue condizioni appaiono buone.