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 2023  marzo 20 Lunedì calendario

Intervista a Nino Frassica

Una comicità universale che gioca sulla distruzione del pensiero: la logica prevede una direzione, ma lui va da un’altra parte. «Categorie di pittori: pittori vivi, pittori morti, pittori che non stanno proprio bene». «Per rispondere vi do 5 secondi di tempo, a partire da oggi». Nino Frassica, alieno in Terra, sbarcato dal Pianeta Surreale («io vengo da lì»), è tra i protagonisti di Lol, lo show di Prime Video giunto alla terza edizione («mi sembrava di stare in un manicomio senza infermieri»).
Lei si è autoeliminato, ha riso due volte alle sue stesse battute...
«Quando la dico grossa non mi fermo, mi diverto. Lo faccio sempre, è una deformazione, continuo a scherzare e poi me la rido. Anche quando faccio il varierà succede; solo al cinema non lo posso fare».
Il format di «Lol» è contro natura per lei...
«Ci vuole una forza bestiale, ridere è umano, non farlo è disumano. Adesso a Lol ho capito mille cose».
Cosa ha capito?
«Pensavo fosse un modo di dire che se ridi vieni eliminato. Se me lo dicevano ero ancora là».
A volte sembrava annoiato...
«È difficile farmi ridere per sei ore, mi distraevo».
Pagano bene però.
«Mi sono fatto dare solo i soldi della benzina».
La logica prevede una direzione, ma lei ne sceglie un’altra: come fa?
«È un gioco che mi viene spontaneo da sempre: scherzare e rovinare la logica è una forma di protesta contro i luoghi comuni. Io non ci sto: quando tutti vanno in una direzione io vado nell’altra. Il successo più facile all’inizio è arrivato con le storpiature: si dice in un modo e io lo dico in un altro, ma non mi sono limitato solo a quello. Ho iniziato a demolire tutto».
È allergico ai luoghi comuni.
«Tanti parlano per stereotipi, per frasi fatte. Io anche per snobismo – per non essere come gli altri, per non dire una cosa scontata – cambio, limo, ribalto, ci scherzo sopra».
Lei è ovunque, come evita l’effetto saturazione negli spettatori?
«Bisogna essere originali e non cadere in battute scontate. Non mi piace appartenere alla comicità che fanno tutti, quella prevedibile; io cerco roba nuova, cerco di spiazzare.Sono stato mille volte ospite di Carlo Conti e non ho mai fatto una battuta sulla sua abbronzatura. Con Bisio tanti scherzano sul fatto che è calvo. Io non dico quello che immagino altri potranno dire».
La scuola del surreale come l’ha trovata?
«È stato naturale, mi sono sempre piaciuti Ionesco, Campanile, Marenco; ho seguito quella strada».
La scuola vera le piaceva poco, è stato bocciato perché andava al cinema...
«Nelle città piccole il miglior sistema per non farsi beccare dal padre, da uno zio, da un parente, era chiudersi in un cinema. Per nasconderci andavamo a vedere due film di seguito al cinema, mi piaceva così tanto che lo preferivo alla scuola, non perché non ero preparato, ma perché volevo vedere film in continuazione. All’epoca non era come oggi, tra tv e piattaforme ci sono film a tutte le ore: se fossi uno studente oggi probabilmente andrei a scuola».
Lei parla poco della sua vita privata, non ha avuto figli, è stata una scelta o un caso?
«Sono cose che succedono, c’è chi ne ha 14, chi 0».
Pensa mai alla pensione?
«Io sono già in pensione».
Sì, però lavora più oggi che in passato...
«Mi annoio a non lavorare, ho tante proposte, mi spiace dire di no a cose che mi piacciono».
Lei spiazza sempre tutti, chi l’ha spiazzata?
«La prima volta che ho visto Sordi alla consegna dei David sono rimasto senza parole. L’ho incrociato nel corridoio e ho pensato: vado là e gli dico quanto mi piace, gli faccio i complimenti. Mi sono avvicinato, gli ho sorriso, lui mi ha dato un buffetto in faccia e io non gli ho detto niente. Ricordo un’emozione rara, un sentimento che di solito non provo. Mi sono intimidito».
È vero che Terence Hill le ha salvato la vita sul set di «Don Matteo»?
«Non è vero, ogni tanto quando mi intervistano mi stancano le solite domande e allora invento».
Oggi cosa inventa?
«Finché lei non mi stanca...».
Nel dubbio, meglio finirla qua.