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 2023  marzo 19 Domenica calendario

Ubs detta le condizioni per salvare Credit Suisse

Il salvataggio di Credit Suisse sta assumendo le forme di una corsa contro il tempo. Le autorità svizzere, dalla banca centrale al governo sono determinati a impiegare misure di emergenza per impedire un nuovo crollo della banca elvetica alla riapertura dei mercati lunedì mattina, crollo che potrebbe avere forti ripercussioni per tutto il sistema bancario e finanziario, essendo il Credit Suisse catalogata come una banca “sistemica”.
Il precipitare degli eventi ha a che fare con il deflusso di liquidità dalla banca che sembra continuare in maniera preoccupante. Indiscrezioni raccolte dal Financial Times presso fonti anonime parlano di 10 miliardi al giorno di deflussi nella settimana appena trascorsa. Il che vorrebbe dire che i depositi a vista sarebbero scesi sotto i 100 miliardi di franchi. Una situazione non sostenibile, che impone una soluzione radicale, come avevano fatto notare alcuni analisti.
Così, dopo la chiusura dei mercati di venerdì, che hanno fatto registrare un altro tonfo dell’8% per il titolo della banca, le autorità monetarie e il governo svizzeri hanno cominciato a muoversi in maniera decisa per arrivare a una soluzione strutturale. Il “piano A”, così è stato definito dagli addetti ai lavori, ruota intorno alla discesa in campo della rivale Ubs, che dovrebbe procedere a un’acquisizione del Credit Suisse i cui contorni, però, non sono ancora conosciuti nei dettagli. Di questo piano sono state avvertite anche le autorità americane e inglesi, cioé le piazze finanziarie e i paesi dove le due banche hanno attività importanti. E tutti sarebbero pronti a concedere condizioni speciali di favore in termini di procedure e autorizzazioni per permettere che il “deal” vada in porto. Non si può neanche escludere un intervento diretto nel capitale della banca da parte della Banca Nazionale Svizzera o del governo.
Tecnicamente, i problemi sul tavolo sono due. Il primo riguarda la concorrenza bancaria sul mercato svizzero. Il business tradizionale di Credit Suisse costituito da raccolta di depositi e prestiti a individui e imprese sul mercato domestico, è racchiuso in una divisione denominata Schweiz. Sommata a quella ancora più grande, quasi il doppio, gestita da Ubs, verrebbe a determinare una sorta di monopolio, con una quota di circa il 30%, che non è compatibile con le regole antitrust. Quindi questa parte di business andrebbe separata dal resto del gruppo e quotata in Borsa, oppure venduta, permettendo comunque un buon incasso all’acquirente poiché il valore della Schweiz oscilla tra i 9 e gli 11 miliardi di franchi.
Il secondo problema riguarda la divisione di banca d’affari, quella che opera sui mercati finanziari dei capitali attraverso il trading di titoli e la consulenza, che è la parte più grossa del Credit Suisse e che da anni rappresenta un problema. Il piano dell’attuale amministratore delegato Ulrich Korner di ristrutturarla e poi quotarla in Borsa richiede troppo tempo per essere realizzato e dunque, in caso di acquisizione da parte di Ubs, questa dovrà accollarsi il costo della sua chiusura o vendita, stimato in circa 10 miliardi.
Trovata una soluzione a questi due problemi a Ubs rimarrebbe in pancia quello che è considerato il gioiello del Credit Suisse, e cioé la parte di gestione di patrimoni di clienti facoltosi, sia privati che istituzionali. Una divisione che ha 540 miliardi di attività in gestione e che dal 2018 al 2021 ha generato profitti medi annuali pari a 1,9 miliardi. Nel 2022 la redditività è scesa a causa dei problemi generali del gruppo, ma opportunamente rilanciata questa attività potrebbe essere molto reddittizia per Ubs, anche considerando le sovrapposizioni in alcune aree de l mondo.
Inoltre Ubs sta chiedendo alle autorità e al governo garanzie per le controversie legali a cui è andata incontro Credit Suisse a causa delle sue peripezie e scandali degli ultimi dieci anni. Secondo laReuters avrebbe chiesto una copertura fino a 6 miliardi per le cause pendenti e le future perdite. Infine sono da considerare le ricadute in termini occupazionali derivanti da una potenziale fusione tra Ubs e Credit Suisse che, secondo alcune stime, potrebbero portare a 10 mila tagli.
Per risolvere in tempi rapidi la crisi si è saputo che il governo svizzero si è riunito in seduta straordinaria sabato pomeriggio, mentre i cda delle due banche sono pronti per dare il via al possibile salvataggio.