Corriere della Sera, 19 marzo 2023
La difesa di Claudio Anastasio
Claudio Anastasio, perché quel messaggio in cui parafrasava Mussolini?
«Venivo da una settimana di duro lavoro per sbloccare un situazione di stallo. Volevo provocare, far passare un senso di richiamo ai valori nazionali».
Ma perché Mussolini?
«È stato un gravissimo errore, nella mia testa ho isolato quelle parole dal loro contesto. Imperdonabile. Avrei potuto citare delle parole analoghe, che avrebbero avuto lo stesso effetto, dal discorso di insediamento di Obama».
L’ex presidente Usa?
«Lui. Se aspetta un attimo le recupero. Sono in un libro non ancora pubblicato».
Aspetto.
«Eccole: “È venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere il nostro spirito migliore...”, poi continua. Lo sente? L’effetto sferzata è lo stesso».
Dice? Ma quello era l’insediamento del presidente americano. Nella sua mail c’è il discorso con cui Mussolini si assumeva la responsabilità dell’omicidio Matteotti. Un po’ diverso.
«Infatti ho sbagliato, ho decontestualizzato. E mi sono assunto le mie responsabilità. Ma un marziano, a leggere quelle parole senza sapere il contesto, poteva pensare che fossero di Shakespeare».
Ma quella mail non l’ha mandata a un marziano. E poi quel contesto conta.
«Mi sono fatto prendere la mano, avevo in testa tante citazioni. Ne avevo in testa anche una di Matteotti, quando dice “chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente ma parlamentarmente”. Bellissima».
Sarebbe stato meglio.
«Di sicuro. Ha un grande valore la capacità di citare discorsi del passato parafrasando parole che ci richiamano al senso dello Stato. Comunque ho dato fastidio a qualcuno».
Mica adesso dirà che è stato un complotto?
«No, ma c’è una volontà di sabotaggio contro il governo e il Pnrr».
Addirittura.
«C’è la questione della gara Inps da un miliardo di euro per assistenza e manutenzione del software in cui avevamo chiesto di far parte della commissione tecnica. Non aggiungo altro».
Da Palazzo Chigi l’hanno chiamata quel giorno?
«No. Alle 9.58 sono entrato nella sede di 3-I e subito, senza che nessuno me lo chiedesse, ho scritto la mia lettera di dimissioni».
Anastasio, lei è fascista?
«No, assolutamente».
Politicamente è di Fratelli d’Italia?
«Mi ci riconosco, sì».
In che senso collaborava con Romano Mussolini?
«Lo aiutavo nelle trasferte per i suoi concerti. Ma in casa di Romano non c’era alcun richiamo al fascismo. C’era solo bellezza, musica, quadri».
Benito Mussolini invece chi era?
«Un fascista».
Certo. Solo questo?
«Un male assoluto. Quel periodo fu un male assoluto».