Corriere della Sera, 19 marzo 2023
Francesca Pascale nella piazza gay
Scatta l’assalto delle telecamere. In mezzo c’è Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi e ora attivista per i diritti Lgbtq+. In tailleur nero con camicia bianca risponde a tutti. Persino a Piero Ricca, giornalista e blogger. Quel Ricca che, se riavvolgiamo il nastro velocemente al 2003, lo ritroviamo fuori dall’aula del processo Sme urlare a Silvio Berlusconi «buffone, fatti processare». Vent’anni dopo si rivolge alla ex compagna del Cavaliere in piazza della Scala e le chiede provocatoriamente: «Era già lesbica quando stava con Silvio?». Lei lo affronta: «Non lo dica come un insulto. La mia bisessualità non l’ho mai nascosta alle persone care della mia vita, anche a Berlusconi». Il faccia a faccia diventa scontro fisico, lei lo spinge: «Non si rivolga a me con questo atteggiamento perverso e maschilista». Pochi minuti prima Francesca Pascale dichiarava da leader politico dei diritti Lgbtq+. «Questa piazza è fatta di persone, di persone che pagano le tasse, che si comportano bene. Il governo dovrebbe dar loro attenzione e non usare il vuoto legislativo come il solito alibi per discriminare questa comunità».
Lei ha detto che vi trattano come foste dei criminali.
«Gli omofobi di questo Paese e i sovranisti di questo governo ci trattano peggio dei criminali, come fossimo l’ultima ruota del carro. Quando girovagavo nei meandri della destra incontravo tante persone omosessuali. Mi spiace che Meloni non se ne renda conto. Oggi tutti coloro che sono dalla parte dei diritti civili non possono fare altro che votare Elly Schlein perché un’alternativa non c’è».
Vuole lanciare un appello a Giorgia Meloni?
«Mi piacerebbe che ci guardasse con un occhio sereno, semplice, come guarda sua figlia e i suoi cari e tutte le altre persone che subiscono delle ingiustizie senza motivo. Dovrebbe farci caso come donna, come madre, come cristiana, ma soprattutto come persona civile. Voglio avere fiducia nella donna che è, affinché si renda conto che il dialogo è l’unica via d’uscita».
Su questi temi Berlusconi la pensa come lei?
«Io ricordo di sì, poi qualcosa è cambiato: lo attribuisco all’enorme forza elettorale di Salvini. Lui è omofobo e razzista. Non dimentico quello che ha detto sui meridionali. Ripeteva che il Meridione non era l’Italia. Non la indossavo certo io la maglietta con su scritto “Padania is not Italy”. Non si può recuperare punti con il ponte sullo Stretto di Messina. Quello serve solo per pulirsi la coscienza. E comunque se domattina il suo elettorato dice “Viva il Gay Pride”, lo vedremmo sui carri con le piume».
Dunque lei provava disagio a stare nel centrodestra?
«Non rinnego nulla, rifarei tutto. Ma la mia parola contava meno di zero. Su questi temi rompevo l’anima a Berlusconi quotidianamente fino a far finire la nostra storia».
Adesso c’è Schlein.
«Mi piace molto come persona, come donna, come combattente. Non riconoscersi nei valori di centrosinistra e votare a destra nelle mie condizioni è come se un capretto votasse per la Pasqua».
Lei si è unita civilmente con la cantante Paola Turci.
«Un anno di matrimonio, wow! Però purtroppo non è mia moglie. Francamente non mi sento diversa da una coppia eterosessuale. Mi piacerebbe diventare genitore, anche se non bisogna fare nessun passo verso l’egoismo. Perché per quanto mi riguarda, deve guarire prima la bambina che c’è in me per poi pensare di fare un figlio. E mi piacerebbe avere la libertà di pensarci senza sentirmi una criminale».