il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2023
Biografia di Georges Bernanos
Bloy, Claudel, Mauriac, Péguy. Un paradosso del Novecento è che proprio la Francia, patria dei Lumi, annoveri alcuni tra i massimi scrittori cattolici. Fuori dal ghetto delle etichette “l’innesto di una fede nel giuoco del romanzo ha portato a un suo rinnovamento”. Il più celebre – tra coloro che hanno consacrato la propria vocazione letteraria all’Assoluto – resta Georges Bernanos. IL NEONATO EDITOREBordolibero riporta in libreria Monsieur Ouine, che il critico Carlo Bo ebbe a definire “uno dei romanzi più ricchi di segreto del nostro secolo”. Il villaggio di Fenouille viene funestato da eventi soprannaturali e morti misteriose, apparentemente non connesse tra loro. L’unico che tenta di opporsi al dilagare del male è il parroco in una disputa spirituale con Ouine, erudito professore in pensione che prova a trascinarlo nella dis p e ra z i o n e. Nell ’opera di Bernanos abbondano sacerdoti che provano a offrire consolazione mentre la Grazia è minacciata dalle trame del demonio. Il suo esordio datato 1926, Sotto il sole di Satana, racconta di un abate di campagna che si scontra giustappunto con Satana mimetizzato nei panni di un mercante di cavalli. Non c’è mai nulla di edificante nelle pagine di Bernanos, “f e d ele alla sua visione catastrofica”. Pagine che procedono con la scansione tipica di un poliziesco “dove alla fine il ricercato è sempre Dio”. Ne L’impostura un abate nasconde di avere smarrito la fede e in Un delitto un altro prete semplice si trova in mezzo a personaggi sempre ambigui. “L’inferno è non amare più”fa dire Bernanos all’io narrante di Diario di un curato di campagna, uscito nel 1936 e poi omonimo film di culto girato da Bresson nel 1950. Un romanzo amato da Papa Francesco: “L’ho letto mille volte. Mi ha fatto bene”. Il Pereira di Tabucchi lo definisce “un libro serio, etico”. È la storia di un uomo che, fresco di ordinazione, viene inviato come parroco nella comunità di Ambricourt, uno sperduto villaggio delle Fiandre. Un religioso inadeguato, con la talare sempre malmessa e la fama di alcolista, ma aderente al Vangelo. Entra in contrasto con i parrocchiani, stupito dalla loro aridità: “La mia parrocchia è divorata dalla noia, una forma turpe di disperazione, qualcosa di simile a un cristianesimo avariato che f er me nt a”. L’unica sua colpa è non arrendersi all’angoscia, sollecitare chi incontra a fare pace con Dio. Carlo Bo, nella sua introduzione al Meridiano di Bernanos, scriveva: “In ogni suo libro ci si imbatte in una serie di cadute irrimediabili, nell’esclusione di ogni barlume di salvezza e di riscatto. Su questi punti lo scrittore appare in tutta la sua grandezza di lottatore e di antagonista di Di o”. Camus scrisse che Bernanos meritava “il rispetto e la gratitudine di ogni uomo libero”. La sua biografia lo testimonia. Nato nel 1888, studia presso vari collegi e seminari e si laurea alla Sorbona in Lettere e Diritto. Cattolico tradizionalista, aderisce a movimenti nazionalisti e monarchici. Volontario nella Prima guerra mondiale, reduce dal fronte si sposa con una discendente di Giovanna d’Arco dalla quale avrà sei figli. Pressato da una necessità costante di denaro, la sua vita è scandita da continui trasferimenti. Nel 1934 è a Palma di Maiorca dove, sorpreso dalla guerra civile spagnola, si indigna contro i massacri dei nazionalisti che pure aveva sostenuto. I grandi cimiteri sotto la luna è un atto d’accusa al franchismo scritto da un cattolico che aveva un figlio volontario nella Falange. Dopo un esilio in Brasile rientra in Francia su invito di De Gaulle per poi riparare ancora all’estero. È in Tunisia che scrive la sua ultima opera. Dialoghi della carmelitane è al rovescio una metafora della persecuzione del clero spagnolo a opera degli antifranchisti. Pièce teatrale sull’estremo sacrificio di monache condannate alla ghigliottina nell’epoca del Terrore giacobino. Rientrato definitivamente in patria, Bernanos muore nel 1948 appena sessantenne. Quest’uomo che amava scrivere in mezzo alla folla, seduto ai tavolini dei caffè, quest ’uomo che amava sfrecciare a bordo delle sue amate motociclette e che subì svariati incidenti, davanti al mistero della morte non ebbe tentennamenti sulla sua fede. “E ora a noi d