La Lettura, 18 marzo 2023
Biografia di Greta Garbo
Garbo era un’attrice di grande talento. I suoi occhi enormi erano enfatizzati da orbite profonde e l’austerità dei suoi tratti veniva sciolta in un istante da un movimento leggerissimo delle sopracciglia o delle labbra. La fisionomia del volto rifletteva la luce in modo unico, ma Gottlieb ci fa capire presto che ad avere fatto di lei una simile leggenda è stato soprattutto il mistero che ha da sempre avvolto la sua vita. «Era un fenomeno, una sfinge, un mito; ma anche una contadina svedese, ignorante, ingenua e costantemente sul chi va là».
Greta Garbo era una donna che fin da bambina aveva voluto essere una stella del cinema, ma quando lo è diventa ha scoperto di non avere voglia di gestire la fama. O forse di non saperlo fare. Il libro segue l’ordine cronologico e la prima parte ricorda la storia di tante altre star europee che hanno trovato successo oltreoceano: famiglia umile, primi lavori come modella, incontro con un regista pigmalione...
È con l’arrivo alla major Metro-Goldwyn-Mayer (Mgm) che la sua leggenda prende forma e il tono del libro si fa più teso. Il mistero appare più impenetrabile e le storie di una Garbo timida che va alle feste, passa dieci minuti a farsi osservare e se ne va senza dire una parola si alternano a quelle in cui la sua apparizione sul grande schermo fa saltare il pubblico sulla sedia. In La carne e il diavolo, ad esempio, a «stupire il mondo sono state le scene ad alta carica sessuale tra Garbo e Gilbert. Si sono baciati a bocca aperta! Hanno fatto l’amore in orizzontale! Lei era sdraiata su di lui! Niente di così erotico era mai stato visto sullo schermo».
Com’è ovvio, Gottlieb dedica molto spazio anche al passaggio dai film muti a quelli sonori, ma per raccontare la trepidazione che ha preceduto l’attesa di sentire per la prima volta la voce di Greta Garbo in Anna Christie ha scelto di riportare nientemeno che lo stato d’animo dell’attrice Bette Davis: «E che sollievo appena ha sentito la voce di Garbo il giorno in cui il film è uscito, e la voce era perfettamente giusta». Il mondo era pazzo di lei, eppure Greta Garbo era alla costante ricerca di riservatezza.
Quella che per lei era sempre stata una naturale inclinazione alla solitudine, veniva di giorno in giorno esasperata per combattere l’ossessione che il pubblico, spinto da giornalisti e fotografi, aveva nei suoi confronti. C’erano momenti in cui nemmeno la Mgm sapeva dove Greta Garbo fosse andata a finire. Perfino il suo ritiro dalle scene è un mistero. «Non ha annunciato che si sarebbe ritirata. Non ha pensato di andare in pensione. Semplicemente, è rimasta a casa».
In Garbo, Gottlieb ha dato largo spazio al piacere di ragionare sulle scelte del proprio idolo e alle indiscrezioni che circondano i suoi film, sia i più ricordati come Anna Karenina, Ninotchka, Mata Hari, sia quelli praticamente dimenticati come Romanzo, la cui interpretazione le ha fatto guadagnare la prima candidatura all’Oscar. Ha preferito invece lasciare ad altri il compito di analizzare gli aspetti più scientifici, con tante citazioni e fotografie che accompagnano le sue riflessioni e concludendo il libro con più di un centinaio di pagine di apparati ed elenchi di opere famosissime che citano il suo nome, dal brano You’re The Top di Cole Porter a Vogue di Madonna, passando da Per chi suona la campana di Ernest Hemingway. In questo modo sembra volere sottolineare quanto nessuno di noi sia immune al fascino del mistero che avvolge Greta Garbo. Nemmeno i miti.
Nelle interviste promozionali, Gottlieb ha più volte ripetuto la battuta che Garbo recita in Grand Hotel e che viene sempre accostata al suo nome: «Voglio restare sola». Sempre ha ribadito che in realtà quello che lei desiderava era essere lasciata in pace. Il giorno in cui questo accadrà pare essere ancora molto lontano.