Il Messaggero, 18 marzo 2023
I collage pop di Enrico Vanzina
La città di Torino, ben riconoscibile nelle sue linee e nei suoi monumenti simbolo. Il cielo, vestito, letteralmente, di nuove luci, in una sorta di sospensione del tempo, che non è giorno, né notte, semplicemente attimo, tutto da definire. E, in primo piano, una figura femminile, tipicamente mediterranea, a rappresentare la contaminazione tra culture differenti. Sono più forme, anime e visioni a comporsi nelle opere di Enrico Vanzina, “artista universale”, come lo definisce Floriana Conte nella presentazione in catalogo «per usare un aggettivo proprio del lessico dell’arte rinascimentale e secentesca: sa fare, e prova a fare, tutto». La sua mostra personale, Variazioni Colours, sarà inaugurata oggi presso la Galleria Biasutti & Biasutti a Torino, dove sarà visitabile fino al 22 aprile. Esposte diciotto stampe di varie misure, a colori come si evince dal titolo della mostra, che si fanno vera e propria narrazione.GLI ESORDI«Tutto è cominciato con una mostra fotografica che riguardava i registi cinematografici che feci alla Galleria Russo di Roma per beneficenza racconta Enrico Vanzina Riuscimmo a comprare un apparecchio molto costoso, per i bambini, per il Policlinico Umberto I. All’evento, c’era un gallerista torinese, Biasutti della galleria Biasutti & Biasutti, dove è nata l’Arte Povera, che non aveva mai fatto mostre fotografiche ma mi chiese se volessi esporre. La prima mostra, l’anno scorso, fatta di foto pop in bianco e nero, ha avuto enorme successo. Ora mi sono riappropriato del colore». Non un ripensamento ma una “variazione”. «Faccio foto da sempre prosegue Vanzina da quando sono giovane scatto sui set, ma per me. Quando ho visto la reazione alla Galleria Russo, ho deciso di farlo seriamente».LE SOVRAPPOSIZIONILa fotografia è base e cuore di ogni opera. «Creo foto-collage un po’ neodadaisti, totalmente pop, in cui allo scatto sovrappongo interventi pittorici e collage. Questa è una cosa che mi ha insegnato mio padre, che era un bravissimo disegnatore oltre ad essere un regista. Aveva iniziato come disegnatore al Marc’Aurelio. Ho sempre avuto il gusto del collage». Così anche quello del tempo “fermato” nella foto. E di quello, invece, eternato dalla pittura.Dunque, Vanzina si mette in gioco e racconta la realtà. Anzi, l’Iper-Realtà. Il lavoro è articolato in più fasi. La prima è la realizzazione dello scatto con una macchina fotografica digitale compatta mirrorless. A questo, qualche volta, ne segue un altro fatto con il telefonino. Poi inizia il photo editing. E si inseriscono i ritocchi d’artista, tra pittura e collage. «Non sono un mago del digitale, ma questo tipo di lavoro mi ha fatto entrare anche in quel mondo, che è interessantissimo. In ogni scatto, però, c’è forte il gusto pittorico. Sono fotografie, ma, al contempo, quadri».Il risultato conquista esperti, critici, collezionisti. Si tratta di «immagini prive di un unico punto di fuga e che anche per questo appaiono piacevolmente disorientanti, nel senso che richiedono attenzione per essere capite nei loro riferimenti a più livelli. Sono immagini pervase da un algido silenzio, eleganti nature morte contemporanee fruibili singolarmente ma pensate per comporre una serie di “variazioni” su icone della realtà in cui viviamo, accomunate dall’uso di colori pop», scrive Floriana Conte. Immagini che si fanno indagine e racconto del nostro tempo. E del “potere” dello sguardo. «Siamo bombardarti da un presente continuo dal quale non riusciamo a uscire spiega Vanzina che è punteggiato di foto. Sui social e nei messaggi che riceviamo ci sono scatti di paesaggio, persone, selfie. Sono punti di vista che non hanno tempo, un presente continuo, appunto, che secondo me, non ha senso. Invece, le foto, in questo caso, servono a fermare aspetti che dalla massa sono quasi buttati via, dando senso a ciò che si vede. C’è un punto di vista che diventa passato e al contempo futuro».I GRANDI TEMIVari i soggetti e le “muse” delle opere. «A Torino ho dedicato un’immagine che mostra come la città sia un esempio di ibridazione tra culture. Tutte le foto partono dalla visione del reale e affrontano grandi temi. Ci sono il cinema, la boxe, le automobili, la bellezza e altro». Non mancano scatti “intimi”, che custodiscono ricordi. «Ho fotografato un quadro di Schifano che possiedo e poi ho realizzato sovrapposizioni di altri dipinti che ho, più piccoli, di Angeli. C’è l’arte romana rivista in maniera pop». Ma anche il desiderio di condividere, raccontare, indagare la vita. «Chiuderò il capitolo sul pop con questa mostra afferma Vanzina Voglio fare foto capaci, con effetti digitali, di trasformarsi in qualcosa di pittorico. Una spiaggia che diventa come un quadro di Fattori, una visione macchiaiola. Una casa fotografata in Francia che si fa base per una visione impressionista. Una chiesa che diviene una pittura italiana della fine dell’Ottocento. L’idea è entrare nella storia dell’arte attraverso la fotografia».