il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2023
Il megadirettore Sechi pilota ancora l’Agi
Nella nuova avventura a Palazzo Chigi, il capo ufficio stampa Mario Sechi pretende di essere ancora chiamato da tutti “il direttore”. È entrato negli equilibri della comunicazione di Giorgia Meloni con la leggiadria di un elefante in un negozio di cristalli: chi lavora in quella squadra descrive, al suo seguito, tensioni e musi lunghi fino al pavimento. Sechi non ha fatto questa scelta “per la carriera”, come aveva spiegato ai suoi ex redattori nel fluviale discorso di commiato dall’Agi, l’agenzia di stampa di Eni: “L’istituzione ha chiamato e io ho risposto. Se avessi pensato ai miei piccoli interessi, non avrei accettato. È un sacrificio, prima di tutto economico, enorme: nessuno di voi avrebbe accettato”, aveva detto ai colleghi. “Da domani è un altro mondo – aveva concluso – perché io me ne vado”. Qui però “il direttore” ha raccontato una piccola bugia.
Sechi, infatti, continua a lavorare come se non avesse mai messo piede fuori dalla redazione Agi di via Ostiense. Al suo posto è stata promossa l’ex vicedirettrice Rita Lofano, una fedelissima. Lofano è giornalista Agi da quasi 20 anni, ex corrispondente dagli Stati Uniti, nominata vice proprio da Sechi nel 2021. Un sodalizio professionale che ha mostrato il suo apice lo scorso novembre, con la trasferta congiunta a Washington per raccontare, per la web tv di Agi, le elezioni di Midterm americane.
Oggi che lavora per “l’istituzione”, e nella fattispecie per Giorgia Meloni, Sechi alza il telefono per parlare con la sua erede Lofano con immutata frequenza e altrettanta disinvoltura. I suoi consigli sono sempre ascoltati. Dai corridoi di Palazzo Chigi si racconta la scena di un Sechi molto infastidito, la scorsa settimana, per la foto dell’incontro tra Meloni e Benjamin Netanyahu pubblicata sul sito della sua ex agenzia. Una foto “sbagliata”, il monito del capo ufficio stampa della premier: dopo il suo intervento è stata cambiata in tempi rapidi.
Ancora più clamorosa l’impennata di Sechi per un titolo a suo giudizio irricevibile, qualche giorno fa, che avrebbe “equiparato” Meloni ed Elly Schlein. Eccolo qui, nel lancio riepilogativo delle ore 19 del 15 marzo: “SALARIO MINIMO: DUELLO MELONI- SCHLEIN ALLA CAMERA. La premier al question time: ‘Farlo per legge non è la soluzione, ma puntiamo a salari più alti e pensioni dignitose adeguate al lavoro svolto’. La segretaria dem: risposta debole siete incapaci, insensibili e approssimativi”.
Per Sechi, dicono, l’idea del “duello” tra pari era inconcepibile e l’avrebbe comunicato perentoriamente a un ex collega dell’Agi. Dopo un confronto – e di fronte al rifiuto di intervenire per cambiare il testo – avrebbe quindi telefonato a Lofano. Nel nuovo riepilogativo delle 21, il titolo è finalmente cambiato: “QUESTION TIME: MELONI A SCHLEIN, ‘PUNTIAMO A SALARI PIU’ ALTI E PENSIONI DIGNITOSÈ. La premier: ‘Il salario minimo per legge non è la soluzione’. La segretaria dem: risposte deboli”. Non più “duello”, ma una formula più autorevole e rispettosa della “istituzione”.
Insomma, il capo ufficio stampa di Palazzo Chigi mantiene una postura da “direttore ombra” della sua vecchia agenzia di stampa. Un bel colpo per Meloni e un bel colpo forse anche per Eni: “La più grande azienda privata del Paese”, parola dello stesso Sechi nel famoso discorso di addio che non era tanto un addio. In effetti l’ex candidato montiano non ha mai rinnegato il suo profondo senso di appartenenza al Cane a sei zampe, né il legame personale con l’amministratore delegato, Claudio Descalzi.
Forse però è il momento di iniziare a concentrarsi di più sugli aspetti esclusivi del proprio incarico. Le prime uscite del Sechi capo ufficio stampa non sono state brillantissime: a Palazzo Chigi qualcuno le chiama “Cutro 1” (la lugubre conferenza stampa in Calabria in cui ha parlato sopra ai giornalisti) e “Cutro 2” (l’incredibile velina in cui Meloni chiede ai sopravvissuti se conoscono “i rischi legati alle traversate”). Su entrambe c’è già la firma del “direttore”.