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 2023  marzo 18 Sabato calendario

Intervista a Fabrizio Moro

I suoi ultimi concerti si aprivano conIl peggio è passato , un piccolo esorcismo per scacciare il fantasma della pandemia. Dopo due vittorie a Sanremo (una tra i Giovani nel 2007 con Pensa e una tra i Big nel 2018 con Non mi avete fatto niente in coppia con Ermal Meta), numerosi successi discografici, premi prestigiosi e l’esordio da regista con Ghiaccio ,vincitore di due Ciak d’oro, Fabrizio Moro , 48 anni ad aprile, è pronto a tornare sul palcoscenico con Live 2023 - Racconti unplugged, il tour che parte il 20 marzo dall’Auditorium Parco della Musica di Roma (con replica il 2 aprile), il 4 al Teatro Augusteo di Napoli, il 7 agli Arcimboldi di Milano e poi un lungo giro d’Italia fino a metà maggio.
Moro, aveva detto di soffrire molto la pressione dei live, addirittura di trovare insopportabile la tensione di Sanremo, di aver bisogno del gobbo perché dimentica le parole. Eppure torna in scena.
«In effetti il palco mi fa un po’ paura, però mi rasserena sapere che davanti a me ci sarà il mio pubblico, quello di sempre. Il gobbo comunque è una presenza fissa: quando entro in ansia, dimentico le parole».
Ha parlato di concerti completamente diversi rispetto al passato.
«Ho pensato a una specie di docufilm live, fatto di filmati inediti, vecchi brani accanto ad altri ancora mai ascoltati, un modo per rileggere tutta la mia storia artistica dal primo disco in poi.
Presenterò anche sei brani che faranno parte del mio nuovo album. Canzoni che nessuno ha mai ascoltato prima. Una cosa che succedeva spesso in passato, ma che oggi molto rara. Anche questa scelta va fuori dallo schema della semplice celebrazione, sono curioso di sentire le reazioni della gente».
Quest’anno non ha partecipato a Sanremo, ma immaginiamo lo abbia visto. Che idea si è fatto della svolta scandalistico-social dell’ultima edizione?
«Il festival l’ho visto, fin da ragazzino a casa mia era un appuntamento imperdibile. Su quel palco si gioca sempre su una complicata convivenza tra canzoni, televisione, gossip e tuttoquello che gli gira intorno. Oggi i social rivestono un ruolo molto importante, io capisco tutto, anche gli angoli più trash dello spettacolo. Però resto un po’ all’antica, nel difficile equilibrio diquello show credo che bisognerebbe dare più attenzione alla canzone».
Torniamo a lei. In molti dei suoi e in tanti testi delle sue canzoni si fa riferimento alle periferieromane, che lei ha sempre raccontato con grande affetto. Anche nel suo film “Ghiaccio” il suo sguardo è al tempo stesso duro ma non privo di speranza. Recentemente ha un po’polemizzato Vittorio Brumotti di “Striscia la notizia” per certi servizi sui disagi e lo spaccio e per lo sguardo complessivo su quei luoghi.
«Per capire quei posti bisogna averci vissuto. Non sopporto la spettacolarizzazione del disagio, chi lo fa non è mai entrato in certe dinamiche. Non voglio fare il moralista, racconto solo ciò che ho vissuto. In quei posti c’è gran parte della mia vita, il disagio ce lo portiamo dentro, può sentirlo anche chi vive in quartieri più agiati. Io ringrazio Dio di essere nato in un contesto modesto, perché è stata la molla che mi ha spinto a diventare quello che sono. Vorrei dare più luce a quei posti perché c’è anche tanta bellezza: è quello che cerco di fare con le canzoni e che ho provato a fare inGhiaccio ».
Ha detto che uno dei suoi riferimenti è Gino Strada.
«L’ho conosciuto durante una manifestazione di Emergency nel 2018 e mi sono trovato davanti un grandissimo uomo. Uno che quando lo incontravi faceva trasparire un senso di dignità molto profondo. Continuava nella sua missione, anche se ormai il suo fisico era compromesso, ignorando quello che accadeva intorno a lui, il sistema, il giudizio delle persone. Ha salvato migliaia di vite, è sempre andato dritto per la sua strada, facendo il bene dell’umanità. Andrebbe ricordato più spesso».
Sappiamo che ha già scritto il suo nuovo film e il nuovo album.
«Sì, alla sceneggiatura del nuovo film ho lavorato con Alessio De Leonardis , con cui avevo collaborato per Ghiaccio . Il via è previsto per l’estate, con i sopralluoghi, il casting e tutto il resto: il primo ciak sarà a metà settembre, gireremo per otto settimane. Il disco è praticamente pronto, uscirà a maggio anche se non c’è ancora una data precisa. La cosa che davvero mi eccita in tutto questo è che lo suonerò per la prima volta nella mia carriera in anteprima durante il tour».
Non ha avuto timore di raccontare i suoi periodi più bui, compresa la paura di morire.
Oggi cos’è che le fa più paura?
«Sicuramente oggi che sono padre le paure sono proiettate sui miei figli, quindi quello che mi spaventa di più è il loro futuro. Un futuro che dovrà essere costruito in un mondo che non va proprio alla grande».