La Stampa, 17 marzo 2023
Tutti gli amori di Matteo Messina Denaro
Vedere come se lo contendevano potrebbe magari suscitare un minimo di invidia, in un uomo, ma il fatto che l’oggetto del desiderio di due mature signore di Campobello di Mazara fosse lo stragista più ricercato al mondo, suscita più vergogna che altro, nell’uomo siciliano. Matteo l’irresistibile, il boss Messina Denaro come un qualsiasi tombeur de femme, la storiella dello sconosciuto che si presentava da ospite come un medico anestesista, Francesco Salsi. Storielle che non reggono, una rete di fiancheggiatori che perde pezzi e ieri ha visto altri due arresti, Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, di 49 e 48 anni, marito e moglie: a totale disposizione del boss catturato il 16 gennaio accanto alla clinica La Maddalena di Palermo, scrive il gip Alfredo Montalto nell’accogliere la richiesta di arresto dei pm guidati da Maurizio De Lucia e Paolo Guido. Una disponibilità che sarebbe andata ben oltre certi canoni: spesso ospite dei coniugi Bonafede, Messina Denaro avrebbe avuto una relazione, nemmeno troppo nascosta, con la di lui consorte. Ma i Bonafede non sono una famiglia qualsiasi, il cognome è lo stesso dell’alias utilizzato dall’ex superlatitante (Andrea, classe 1963) e del factotum (Andrea, classe 1969), fratello di Emanuele, arrestato ieri. Tutti sono cugini di Laura Bonafede, figlia dell’anziano boss Leonardo, morto di Covid nel 2020 e molto legato a Francesco Messina Denaro, padre di Matteo e morto da latitante, nel 1998. E Laura, moglie di un ergastolano, Salvatore Gentile, è l’altra donna che, da quanto emerge dalle carte, era molto legata al boss. È la contesa tra le due donne, è l’ammirazione per il Male, rappresentato da MD, a colpire. C’è una frase, a proposito di questa sigla, che appare agghiacciante: «Sei un grande! Anche se tu non fossi MD». Firmato «la tua Diletta», cioè, secondo la minuziosa ricostruzione dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, Lorena Lanceri. Diletta era pure chiamata Tramite, in altra corrispondenza: persona di collegamento proprio con Laura Bonafede, maestra elementare, la cui scuola – la Capuana, di Campobello – ieri è stata perquisita. Che contesa, tra le due: «Ho visto Margot alle 18.56 dal Tramite, stranamente non mi sono arrabbiato, non sono andato su tutte le furie come di solito mi succede. Mi ha dato parecchio fastidio, questo non lo posso negare»: la scenata di gelosia tramite letterina scritta con grafia femminile, di una persona che fingeva di essere un uomo e che firmava il Cugino, è stata ritrovata nei covi del boss. «Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo». Margot era il nome convenzionale della Giulietta di MD, l’auto con cui andava e veniva da casa dei coniugi Bonafede, dove era ospite fisso a pranzo e a cena. «Mi manca tutto, anche guardare un film assieme – si lamentava Laura alias il Cugino -. Ho provato un po’ di sana gelosia». La rivale ribatteva per le rime: «Il bello nella mia vita – scriveva – è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendomi un regalo in gran stile. Quel regalo sei tu. Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Penso che qualcuno lassù ha voluto che noi due c’incontrassimo. Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto». Lui mandava messaggi vocali a una compagna di sventura nella chemioterapia: «Ah – diceva – c’è Diletta (tossisce) che ha il Covid, gliel’ho passato io, si sta curando… stiamo qua a casa assieme e ci passiamo il tempo, ci prendiamo il thè e via dicendo con i biscottini quelli al burro quelli olandesi». Un boss normale, lo stragista della porta accanto. —