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 2023  marzo 16 Giovedì calendario

Sulla caricatura della Schlein

Il Fatto è nel mirino di un manipolo di censori per la pubblicazione di una caricatura su Elly Schlein.
Costoro ci accusano di alludere alla propaganda antisemita con il naso adunco disegnato il 13 marzo da Frank Federighi per ‘caricare’ il volto della segretaria del Pd. Effetto aggravato, sempre a dire dei difensori (non richiesti) di Schlein, dalla ‘didascalia’, come la chiamano. Peccato che si tratti della consueta breve biografia che accompagna il ritratto. Nella bio si citano solitamente particolari interessanti come lo sono le origini familiari. Si chiama esca in gergo giornalistico. Nel ritratto di Renzi per esempio c’era la vincita di 50 milioni in tv con Mike Bongiorno. In quello di Draghi la storia del Britannia. In quello di Schlein le origini del padre, ebreo ashkhenazita. Tanto è bastato, insieme alla caricatura, per fare apparire commenti critici che evocano nazismo e antisemitismo sulle pagine di Repubblica e di Domani . Una follia. Apparentemente almeno.
La caricatura incriminata appare a pagina 4 come corredo del pezzo sulla biografia della neo segretaria del Pd della nostra firma specializzata in gustosi ritratti, Pino Corrias.
Ne abbiamo pubblicati a decine, di Draghi, Renzi, Raggi ecc.. ecc… Le caricature sono sempre affidate al tratto graffiante e talvolta volutamente sgradevole, di Frank Federighi. Lo schema è quasi sempre lo stesso: ritratto elegante scritto da Corrias; caricatura ‘carica’ di Federighi e stringata bio, scritta dalla redazione partendo dal ritratto di Corrias. Nessuna dida. Non c’è niente di diverso nel caso di Schlein se non che il bel ritratto scritto da Corrias è persino più dolce del solito.
Eppure alle 8 di mattina Twitter è inondato da accuse (partite da giornalisti di area progressista) sulla caricatura di Schlein. Scrivono che i suoi tratti forti ricordano la propaganda antisemita e che l’effetto sia amplificato da un riferimento nel testo alla famiglia del padre.
Per Domani “il Fatto Quotidiano ha pubblicato una caricatura di Schlein ‘figlia di un ebreo aschkenazita’. Ma nel clima politico attuale, il rischio di dare un messaggio ambiguo a quanti sono sensibili alla propaganda nazista è purtroppo fondato”. Propaganda nazista? Tutto questo per una caricatura e una biografia. Sembra un mondo impazzito. Si potrebbe pensare a un riflesso condizionato scattato senza alcuna ragione reale solo perché quel disegno ha toccato la sensibilità di chi teme un ritorno strisciante dell’antisemitismo e lo vede dove c’è solo un nasone di una caricatura.
L’accusa al Fatto di avere concepito un’accoppiata caricatura-didascalia ad personam sulla segretaria del Pd solleticando gli stereotipi antisemiti è assurda per il contesto, per i rapporti tra Fatto e Schlein e per quanto abbiamo scritto della segretaria del Pd. Non solo. Basta guardare la produzione precedente di Federighi per scoprire che non è stato tenero con il naso di Schlein, ma non è andata meglio a Draghi o a Raggi. Nella caricatura del 18 agosto 2020 l’orecchio destro dell’ex sindaca sembra una parabola e il nasone magari non sarà ashkenazita ma è smisurato, proprio come nel caso Schlein.
Per capire quanto siano lunari gli attacchi al Fatto basti leggere l’attacco alato del ritratto di Corrias del quale la caricatura è corredo (non viceversa): “Elly Schlein ha la risata sonante degli americani. Il puntiglio silenzioso degli svizzeri. La gestualità italiana. (…) Viene da lontanissimo, nonni ucraini e lituani in viaggio dentro al disordine novecentesco del mondo…”. Eppure per i critici è come se l’articolo non esistesse. Inutilmente Luca Telese scrive su Twitter a Stefano Cappellini: “uno pubblica una intera pagina con un pezzo apologetico per poter mascherare una dida antisemita? Geniale Cap! Non ci avevo pensato”. L’editorialista di Repubblica continua a bombardare Il Fatto: “Non solo Schlein è “di padre ebreo aschenazita”, come Soros, e ci siamo intesi, ma “nasce a Lugano nella bambagia delle élite”. Mi raccomando, Luca, non scrivere mai pezzi apologetici su di me”.
Basta leggere il ritratto per capire che la ‘bambagia’ della gioventù a Lugano è la leva narrativa per far risaltare il percorso autonomo libero e coraggioso di Schlein a Bologna dove si laurea a 22 anni alla faccia della bambagia.
Uno dei primi a scatenare l’ondata social contro il Fatto è il conduttore di Radio1 Luca Bottura che cura il supplemento di satira de La Stampa. Bottura alle 8 e mezza è il primo a postare la foto della pagina (illeggibile nel testo) del Fatto evidenziando con il pennarello rosso la caricatura. Sotto c’è il classico commentino ‘Ma davvero?’ che alza la palla ai seguaci pronti a schiacciarla con violenza sul Fatto. Anche un comico lontano anni luce dal Fatto, Luca Bizzarri, ricorda una cosa elementare: “Le caricature, per definizione, mettono in risalto le caratteristiche fisiche. A volte le inventano (non c’è prova che Spadolini avesse il pisello piccolo). Il resto è indignazione”. Allora ripartono con la storia della presunta didascalia. Eppure Schlein non può essere stata offesa dal Fatto con quel riferimento sulle sue origini familiari. Rileggiamolo: “Il padre Melvin è americano, ebreo ashkenazita, insegna Scienze politiche alla John Hopkins University. La madre, Maria Paola Viviani, è docente alla Facoltà di Legge a Milano…”. Il riferimento si trova in molte brevi bio online. C’è su Wikipedia e sul sito di SkyNews che, lo diciamo sommessamente sperando di non incappare in post imbronciati di Bottura e Cappellini, è di una famiglia americana di origine ebraica.
A sgombrare ogni dubbio arriva il portale dell’ebraismo italiano, Moked. Il 30 gennaio 2020 il giornalista del Corriere della Sera Stefano Jesurum, scrive su Schlein per difenderla dalle critiche di chi la accusava di aver partecipato “da europarlamentare, anni fa, a un convegno organizzato a Milano da alcune sigle propal (cioé pro palestinesi, ndr)”. Proprio per dimostrare che Schlein rivendica le sue radici familiari, Jesurum scrive sul portale dell’ebraismo esattamente quel che ha scritto Corrias sul Fatto: “Ciò che so è che, raccontandosi, questa giovane donna di indiscutibile impegno e dal curriculum invidiabile ama ricordare di avere un padre ebreo – Schleyen, famiglia ashkenazita ferita gravemente dai pogrom prima e dalla Shoah dopo – e una madre figlia di un avvocato senese fervente antifascista…”. Solo il pregiudizio negli occhi di chi legge può far diventare quel passaggio un allusione alle teorie contro gli ebrei ricchi stile Soros. Una follia solo pensare che Corrias e il redattore che dal ritratto ha preso il dato per farne una breve biografia abbiano immaginato qualcosa di simile. Nessuno sano di mente può pensare il contrario conoscendo Corrias e il contesto. Il direttore del Fatto è da sempre filo-israeliano e non ha mai nascosto la sua simpatia per Schlein. L’allora vicepresidente dell’Emilia-Romagna è stata ospite alla festa del Fatto nel 2021 e l’altro giorno, quando tirano fuori un tweet del 2013 della giovane Schlein che insultava Travaglio, questi pubblica un editoriale in prima pagina per giustificarla e ribadirle la stima. Come si fa a pensare che dieci giorni dopo quell’editoriale, nel giorno in cui pubblica un ritratto positivo di Schlein, il Fatto decide di richiamare le origini ebraiche di Elly Schlein con il naso adunco e il bollo sul padre ashkenazita? C’è una spiegazione alternativa. Forse più che il ritorno dell’antisemitismo verso gli ashkenaziti a molti fa paura la possibilità che Elly Schlein porti il partito su posizioni più vicine al M5S che a Italia Viva e Azione. L’onda di tweet insultanti sul Fatto antisemita (senza che Elly Schlein abbia mai detto una parola in quel senso) sembra un messaggio più alla segretaria del Pd che al Fatto. Il vero messaggio politico di questa indignazione social sollevata ad arte non sarebbe tanto “attenti al Fatto che è antisemita”. Bensì: Attenta cara Elly a non avvicinarti a questi pericolosi figuri. Dove il vero pericolo non è l’antisemitismo.