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 2023  marzo 16 Giovedì calendario

Come nasce l’impero di Belrusconi? L’Antimafia indaga su 70 milioni cash

Un nuovo documento giudiziario riapre lo scenario sull’origine dell’impero di Silvio Berlusconi. Una consulenza tecnica adesso al vaglio dei magistrati antimafia di Firenze che vogliono capire se c’è un nesso tra le somme ancora oscure arrivate nelle casse di Fininvest e i boss di Cosa nostra. Un documento che si inserisce nell’inchiesta sulle stragi del 1993 ancora aperta sui mandanti e che fa emergere «innesti finanziari » ancora opachi «nelle società che hanno dato vita al gruppo Fininvest ». Soldi che hanno alimentato le casse delle società di Biscione tra febbraio 1977 e dicembre 1980. La consulenza tecnica, che ha portato alla luce qualcosa in più rispetto a quanto era emerso nelle indagini svolte a Palermo durante il processo a Marcello Dell’Utri, è stata depositata nei mesi scorsi. Gli esperti dei pm fiorentini hanno accertato, analizzando milioni di carte e documenti, che ci sono settanta miliardi e mezzo di lire che ingrossano l’impero societario di Berlusconi e di origini non decifrabile.
Una cifra enorme versata in gran parte in contanti e stimata dagli investigatori che cercano la risposta a una domanda in fondo semplice e inevasa da trent’anni: dove ha preso questi soldi l’allora rampante imprenditore Silvio Berlusconi per costruire un impero che regge ancora oggi e che ha segnato la storia economica, politica e sociale del Paese?
I magistrati di Firenze stanno indagando Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri nell’ambito dell’inchiesta sui mandanti delle stragi del 1993, coordinata dai procuratori aggiunti Luca Tescaroli e Luca Turco. In questo contesto stanno seguendo la traccia dei soldi e la nuova consulenza accende i riflettori soprattutto su Dell’Utri, un uomo chiave in quegli anni dorati: il pupillo dell’ex cavaliere, che ha scontato la pena di sette anni perché ha svolto un’attività di “mediazione” e si sarebbe posto come «specifico canale di collegamento» tra Cosa nostra e il futuro premier. Per i giudici Dell’Utri ha consentito ai boss di «agganciare» per molti anni Berlusconi, «una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico».
I consulenti si soffermano a lungo sulle donazioni che Berlusconi ha fatto dal 2012 al 2021 a Dell’Utri,che ha incassato circa 28 milioni di euro. Versamenti che il fondatore di Forza Italia ha fatto per pura «amicizia e riconoscenza». Cifre che si aggiungono a quelle già note e pari a più di 4 miliardi di lire dal 1989 al 1994. Insomma, le “donazioni” a Dell’Utri sono andate avanti fino ai giorni nostri.
I soldi senza paternità
Fino ad oggi tutti gli inquirenti si erano concentrati su alcuni finanziamenti arrivati tra il 1977 e il 1978 alle holding della Fininvest per 16,9 miliardi di lire. Flussi di denaro che sono stati ricostruiti attraverso la cosiddetta «lista Dal Santo»: un elenco trovato nell’agenda di un commercialista di origine siciliana e sindaco revisore legato al Biscione. Versamenti «in relazioni ai quali non sembrano disponibili informazioni circa l’origine “a monte” ». Fin qui nulla di nuovo sotto il sole dell’impero di Berlusconi, indagato in passato a Palermo anche per riciclaggio e poi archiviato. L’analisi, grazie alla «nuova produzione documentale », alza il velo su altre operazioni anomale: e cioè una serie di acquisizioni di società da parte della Fininvest che pochi mesi primadel passaggio di mano sono state ricapitalizzate per miliardi di lire e anche qui senza nessuna traccia dell’origine dei soldi. Ad esempio il 26 giugno del 1979 in «assenza di un apporto esterno di provvista finanziaria», vengono acquisite da Fiduciaria Padana all’interno del gruppo Fininvest delle partecipazioni in Parking Milano 2, Società milanese costruzioni e Società generale costruzioni immobiliari. Qualche mese prima le due società avevano aumentato il proprio capitale per un totale di sei miliardi di lire. Ma attraverso quali fondi non è dato sapere. Stesso discorso con l’acquisizione da parte di Fininvest della partecipazione in Cantieri riuniti milanesi e della Finanziaria commerciale: nessuna traccia dell’origine dei soldi «che hanno consentito di rappresentare un valore economico di 27,6 miliardi per la prima società e 20 miliardi per la seconda». I consulenti indicano queste operazioni come «non meglio precisabili sotto il profilo quantitativo e della relativa provenienza». In totale sono 70 i miliardi di lire tra bonifici e capitali che Fininvest ha ricevuto nell’arco di pochi mesi e sui quali non si è riusciti a ricostruirne l’origine.
I soldi di Cosa nostra
La prima inchiesta sui soldi era partita a Palermo quando ex mafiosi e testimoni avevano rivelato ai magistrati che i boss palermitani con a capo “il principe” Stefano Bontate, poi ucciso su ordine di Riina, avevano raccolto valigie piene di denaro frutto del traffico della droga e li avevano portati a Milano. Collaboratori di giustizia hanno sostenuto che quelle somme, di cui solo Bontate sapeva la destinazione, fossero finite nelle società di Berlusconi. Ma di questo passaggio di denaro fresco da ambiente mafioso alla Fininvest non vi è stata prova. Giovanni Brusca ha raccontato nel 2010 ai pm di Palermo che un solo boss amico di Bontate, sopravvissuto alla carneficina di Riina e che aveva investito somme di denaro nella raccolta fatta dal “principe”, sarebbe ritornato nel 1982 a Palermo ed avrebbe minacciato di morte la famiglia di Gaetano Cinà, amico di Dell’Utri, per recuperare la sua quota dell’investimento. Questo boss è Giovannello Greco e secondo Brusca avrebbe ottenuto ciò che chiedeva, perché era uno di quelli che sapeva dove erano finiti i suoi soldi.Le donazioni all’amico Dell’Utri
Di certo c’è che un manager chiave del successo della Fininvest in quegli anni ha un nome: Marcello Dell’Utri. Il braccio destro di Berlusconi, che farà anche da garante del patto tra il rampante imprenditore milanese e la mafia che lo minacciava e gli chiedeva il pizzo. Dell’Utri non ha mai messo in mezzo l’ex Cavaliere sia nel processo sulla mafia sia nei processi sui fondi sconosciuti arrivati a Fininvest. Da Berlusconi ha però ricevuto dal 1989 al 2021 grosse somme di denaro. Tra il 1989 e il 1994 Berlusconi ha versato a Dell’Utri 4 miliardi di lire in varie forme: soldi ai quali si aggiungono 9 miliardi di lire di stipendi regolarmente erogati da Fininvest e 2 miliardi di lire come transazione per una causa di lavoro. Fin qui la parte nota. La nuova perizia però trova altre donazioni dal 2012 al 2021 per 28 milioni di euro. L’8 marzo 2012 Berlusconi ad esempio versa sui conti intestati a Dell’Utri e alla moglie Ratti 20,9 milioni di euro per comprare Villa Camarcione, di proprietà dell’ex senatore: con quei soldi la moglie acquista un’altra villa a Santo Domingo. Gli investigatori sospettano che la Villa dei Dell’Utri sia stata sopravvalutata: Berlusconi non ci metterà mai piede ma la intitola a sé stesso. Villa Berlusconi.
Il flusso di denaro Berlusconi-famiglia Dell’Utri si interrompe per qualche anno e riprende il 23 marzo 2015 con un bonifico di un milione di euro al figlio dell’ex manager, Marco Dell’Utri: soldi che saranno utilizzati ufficialmente per pagare gli avvocati del padre e per noleggiare uno yacht di lusso. Il 2 agosto del 2016 arrivano altri due milioni di euro sul conto della signora Ratti. Il 27 luglio 2017 500 mila euro, nel febbraio 2018 1,2 milioni, nel marzo dello stesso anno 800 mila euro, nel marzo del 2019 altri 500mila euro. E, ancora, nel gennaio 2020 1,2 milioni e nel giugno 2021 180 mila euro. Perché Berlusconi continua a donare milioni di euro alla famiglia Dell’Utri anche in anni recenti?
Di certo c’è che collegate a primi versamenti i tecnici riportano nella consulenza alcune note degli investigatori in cui sostengono che «l’arco temporale in cui sono avvenute, è storicamente individuabile in quello delle stragi continentali, ma anche della nascita del partito diForza Italia, dell’impegno politico di Berlusconi, del concorso di Dell’Utri nella nascita dello stesso partito». E, non ultimo, «tra il 18 gennaio e il 21 gennaio 1994» c’è anche « il famoso incontro al bar Doney di Roma con Dell’Utri» poco prima dell’arresto dei fratelli Graviano. Nella nuova consulenza si legge come non sia possibile confutare «le affermazioni di Berlusconi in relazione alle ragioni sottese a tali erogazioni, quali sostanziali atti di “amicizia”».