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 2023  marzo 15 Mercoledì calendario

Le quattro guerre d’Israele

Caro Aldo,
sono israeliano e vivo in Israele. La sua risposta riguardo il riconoscimento di Gerusalemme capitale mi ha molto colpito per come lei ha analizzato i crimini tedeschi come crimini italiani. In Italia c’è stato questo stravolgimento storico in cui si celebra la Liberazione, in cui l’Italia è in poche parole vittima dei tedeschi e vessata – senza saper come – dal fascismo. Si è riusciti a vendere alle nuove generazioni italiane l’idea che l’Italia sì in qualche modo ha partecipato alla Seconda guerra mondiale coi tedeschi, ma in realtà era dalla parte degli alleati, come dimostra l’attiva partecipazione dei partigiani ed ignorando le oceaniche manifestazioni di popolo di Piazza Venezia. Peccato che non si sia avuto il coraggio di ammettere, negli Anni ‘50 ed anche ‘60, il vero ruolo del fascismo e la conseguente adesione allo stesso della grande maggioranza del popolo italiano. I tedeschi, invece, d’altra parte, ammettono totalmente le proprie responsabilità, si scusano continuamente per quanto hanno commesso. Nei libri scolastici tedeschi è tutto chiaro e non si nasconde nulla. Detto questo, il mio amore per l’Italia e la mia simpatia per gli italiani non ha limiti.
Daniel MimunNetanya, IsraeleCaro Daniel,
ringrazio lei e in genere i lettori che hanno scritto sulla questione Gerusalemme capitale (alcune mail sono pubblicate nella colonna a fianco). Tutti l’hanno fatto con il rispetto e l’attenzione dovuta a un tema così importante, dietro cui dai tempi di Tito c’è una millenaria storia di dolore. Quand’ero ragazzo, il Medio Oriente era considerato il cuore del mondo. Tra il 1948 e il 1973 si combatterono quattro guerre, non lunghe ma cruciali: ognuna a suo modo ha cambiato il mondo. Nel 1948 Israele resistette e si affermò come l’unica democrazia della regione, quale ancora è. Nel 1956 si capì che Francia e Regno Unito non potevano più fare nulla senza Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel 1967 i soldati israeliani presero Gerusalemme Est con la città vecchia e il muro del Pianto (che gli ebrei chiamano Kotel), la Cisgiordania, il Golan e il Sinai, poi restituito all’Egitto. Nel 1973 Israele si trovò in grave difficoltà, e per due volte si arrivò vicini all’impiego dell’arma nucleare: secondo il più importante storico israeliano, Benny Morris, Golda Meir stava per usarla per fermare i carristi siriani che scendevano verso il lago di Tiberiade, ma Moshe Dayan la fermò: «Aspetta, i nostri uomini possono ancora resistere». I carristi israeliani resistettero; e dei 2.300 caduti israeliani nella guerra del Kippur, metà erano carristi. Quando però Sharon contrattaccò oltre Suez e avanzò verso Alessandria, furono i sovietici a minacciare il ricorso all’atomica.
Oggi del Medio Oriente si occupano in pochi. Resto convinto che sia sempre una delle chiavi per capire la modernità e il futuro. Benny Morris ricorda che Ben Gurion disse nel 1938: «Noi stiamo difendendo le nostre vite. Ma sul piano politico, siamo noi che attacchiamo, e loro che si difendono». Poi però Morris aggiunge: «Ben Gurion aveva ragione. Ma ora quel ragionamento non vale più. Israele ha creduto davvero alla pace. I palestinesi no». Quanto al punto specifico che lei solleva, gentile signor Mimun, non posso che darle ragione: l’Italia non ha mai fatto i conti sino in fondo con il fascismo, e con il suo ruolo nella persecuzione degli ebrei.