15 marzo 2023
Deserto rosso
Mentre girava Deserto rosso, Michelangelo Antonioni si accorse che con il colore non poteva filmare con gli stessi obiettivi usati per il bianco e nero, e neppure con gli stessi movimenti di macchina: «Una panoramica rapida è efficace su un rosso vivo. Su un verde marcio non serve a niente, a meno che non si stia cercando un contrasto nuovo».Si convinse che anche i dialoghi erano legati al colore: «Non avrei mai girato la scena nella baracca, in cui si parla di droghe e di sostanze eccitanti, senza utilizzare il rosso. In bianco e nero non l’avrei proprio girata. Il rosso induce nello spettatore uno stato d’animo che gli permette di accettare quel dialogo. È la cromia giusta per i personaggi, che ne vengono giustificati, e anche per lo spettatore».
Saputo che esisteva una psicofisiologia del colore, e che erano stati fatti studi e ricerche su questo tema, fece dipingere di rosso gli interni della fabbrica che si vede nel film. Dopo quindici giorni gli operai si picchiavano tra loro. Allora la fece ridipingere di verde chiaro. E tornò la pace. Il regista concluse: «L’occhio degli operai deve riposare».
Il titolo Deserto rosso all’inizio era Celeste e verde.
Saputo che esisteva una psicofisiologia del colore, e che erano stati fatti studi e ricerche su questo tema, fece dipingere di rosso gli interni della fabbrica che si vede nel film. Dopo quindici giorni gli operai si picchiavano tra loro. Allora la fece ridipingere di verde chiaro. E tornò la pace. Il regista concluse: «L’occhio degli operai deve riposare».
Il titolo Deserto rosso all’inizio era Celeste e verde.
«L’ho abbandonato, perché non mi sembrava un titolo abbastanza virile: era troppo direttamente legato al colore».
Nel 1945, quando vennero fondate le Nazioni Unite, con lo scopo di contribuire alla pace nel mondo, l’architetto Oliver Lundquist ne disegnò il logo con il globo terrestre avvolto in due ramoscelli di ulivo e dipinto di bianco su uno sfondo celeste. Disse che aveva scelto questo colore perché era l’opposto del rosso, che suggeriva la guerra
(Lauretta Colonnelli La vita segreta dei colori Marsilio