la Repubblica, 15 marzo 2023
Intervista a Giovanna Mezzogiorno
In Educazione fisica, il suo 35esimo film, Giovanna Mezzogiorno è una preside perbene che convoca genitori di due alunni responsabili di un fatto gravissimo avvenuto nella palestra della scuola (Angela Finocchiaro, Raffaella Rea, Sergio Rubini e Claudio Santamaria). Vuole avvertirli prima di chiamare la polizia, ma lo scontro con madri e padri, pronti a tutto per difendere i ragazzi, sfocerà nel dramma. Il film di Stefano Cipani, soggetto e sceneggiatura di Damiano e Fabio D’Innocenzo, è in sala domani.
Fare la preside nell’Italia di oggi?
«È una figura importante per la società. Ma viene sempre più messa in discussione, dai ragazzi sempre più irrispettosi, da genitori che non ne ammettono la maleducazione.
Anche a livello culturale, istituzionale, è avvilente il modo in cui le autorità scolastiche sono messe sotto accusa. Mi ha colpito la storia della preside che si è schierata dopo il pestaggio fuori dalla scuola di Firenze da parte di un gruppo di destra. Ed è stata ripresa dal ministro. È un gesto gravissimo. Un preside non può avere paura di esprimersi rispetto ad atti di violenza».
I suoi figli vanno alla scuola pubblica.
«Sì: materna, elementari, medie nella scuola di circoscrizione. Io invece sono andata a una privata, un mondo più protettivo, con classi più piccole, ma che serve solo se sei in difficoltà, come lo ero io. Se non hai problemi la scuola pubblica è un organismo più complesso, ma formativo. Poi si incrociano le dita: l’incontro con il professore giusto, che ti stimoli, fa una differenza enorme. E Dio sa quanto fanno male i professori che ti cancellano, non ti seguono».
La politica incentrata sul merito scelta del governo?
«Non ha senso. Un ragazzo deve studiare e ci si augura che vada bene. Ma un brutto voto o una nota possono succedere.
L’importante è che non viva la scuola e lo studio come una rottura di scatole che ne intralci la serenità e la libertà. Se vai male come è successo a me, è un peccato, ma solo perché vivi anni che invece di essere belli diventano un inferno».
Ha dedicato gli ultimi dieci anni ai suoi figli. Oggi ha voglia di investire più energie nel lavoro?
«Sì. Non tornerò mai a lavorare ai ritmi di prima, quattro film all’anno. I ritmi sono fisiologicamente diversi.
Ma negli ultimi anni ho giratoTornare di Cristina Comencini,Napoli Velata con Ferzan Ozpetek.
Con meno intensità, ma ci sono stata sempre».
Pierfrancesco Favino e altri attori denunciano il fatto che le major che girano in Italia, prendono americani anche per i ruoli di italiani.
«Sono stata anch’io provinata per film americani varie volte, anche per
House of Gucci .Alla fine è stata presa una megastar hollywoodiana, è tutto molto scontato. Vengono spesi molti soldi e perso molto tempo per questagiostra. L’Italia è piena di talenti enormi, attori bravissimi con una gran voglia di dimostrare quanto possano regalare ad un’opera. Ma in questo senso vorrei dire una cosa che riguarda i registi e le produzioni italiane: ho fatto decine di provini per nostri film per cui poi, i registi che li avrebbero diretti, hanno scelto gli stessi attori e attrici con cui lavorano da una vita. Vengono scelti sempre gli stessi attori, mi metto anch’io nel gruppo. Anche lì, perché perdere tempo e soldi? Ci sono file di giovani talenti che non aspettano altro che lavorare, bisogna ampliare lo sguardo, dare possibilità. Questo per dire che, per me, alla fine la convenzionalità è universale».
I film importanti della sua carriera?
«Può sembrare presunzione, non lo è. Io direi tutti, perché ognuno è stato frutto di una scelta molto ponderata. Ho detto tantissimi no in questi trent’anni, ma i sì che ho detto sono stati potenti.
Se devo dirne uno, l’ho rivisto da poco, ed è stato importante per me e tanta gente. è quello su Ilaria Alpi. Come, più di recente, Vincere di Marco Bellocchio, eLa bestia nel cuore .Film che hanno richiesto un lavoro duro e stimolante, che mi ha lasciato tanto».
I primi ricordi sul set?
«Il primo è stato quello con Sergio Rubini, Il viaggio della sposa . Ero piccolissima, molto sperduta e molto curiosa. Troppo giovane per essere lontana dalla famiglia. Sono andata via di casa a 18 anni, ho imparato molto velocemente. Ogni tanto mi dico che l’ho pagato troppo caro».
A quella Giovanna che direbbe?
«Quello che mi diceva mio papà: non guardarti troppo allo specchio».
Momenti memorabili di carriera?
«La notte degli Oscar con Cristina Comencini, candidate per La bestia nel cuore .A Venezia con il doc su mio papà,Negli Occhi , la sala in piedi. Pino Daniele nel suo studio a Roma che compone davanti a me due brani originali per il doc su papà».
I suoi film sono sulle piattaforme.
«C’è grande nostalgia per quello che veniva fatto prima. Credo che in fondo questo tempo così pieno, i troppi stimoli che ci schiaffeggiamo ogni secondo, intimamente alla gente non piaccia tanto».
Allo specchio cosa vede?
«Vorrei dire la stessa persona, ma è una banalità retorica perché la vita ti cambia. Per fortuna vedo una persona che comunque è forte. Mi piace stringerle la mano la mattina».