la Repubblica, 15 marzo 2023
La mamma di Leonardo da Vinci era una schiava
Figlio di una schiava che arrivò in Italia dal Caucaso, seguendo una rotta durissima con tappe a Costantinopoli, a Venezia e infine a Firenze. Dove la donna concepì “clandestinamente” il genio che avrebbe cambiato il corso dell’arte e della scienza: Leonardo da Vinci. Uno dei grandi “italiani”, dunque, si rivela per metà straniero: nato da una migrante ante litteram, potente simbolo di una subalternità femminile dolorosamente attuale. È per questo che la copertina de Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo , il romanzo edito da Giunti a firma di Carlo Vecce – uno dei massimi studiosi della civiltà rinascimentale – che contiene la “rivelazione”, non è un immagine riferibile al mondo leonardiano, ma la fotografia di una ragazza di oggi. Il volto, circondato dal velo, di una donna in fuga.
Sia chiaro: Vecce, docente all’Università di Napoli L’Orientale, esperto leonardesco (suo mentore è stato Carlo Pedretti), non ha trovato un documento preciso che attesti la sua potente intuizione, ovvero che la Caterina schiava sia proprio la madre di Leonardo. Ma ci arriva attraverso un suggestivo percorso fatto di collegamenti «che hanno suscitato in me una reazione emotiva così forte da poterla concretizzare in un romanzo. La bellezza della letteratura sta nel riuscire ad andare oltre la Storia, fino ad arrivare al punto cieco della vita. Nel mio libro, la fiction interviene per integrare le lacune, gli anelli mancanti, come fa la filologia che Vico chiamava “la scienza del certo” ». Uscirà anche il saggio: la biografia, aggiornata, che Vecce ha dato alle stampe tempo fa.
Il dato più emblematico è che Ser Piero, padre di Leonardo, pare seguire come un’ombra la giovane schiava. È da lui redatto «ed è conservato all’Archivio di Stato di Firenze, l’atto di liberazione da parte della padrona, Ginevra d’Antonio Redditi, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati, un tessitore di broccati a Venezia, la cui mano d’opera è circassa – spiega Vecce – E si dà il caso che la ragazza provenisse proprio dalle montagne del Caucaso settentrionale». Altro colpo al cuore: la data della stipula, 2 novembre 1452, «pericolosamente vicino alla nascita di Leonardo, il 15 aprile dello stesso anno». Non solo. Vecce ipotizza il furtivo concepimento di Leonardo «nel palazzo dei Castellani, notabile famiglia fiorentina di cui Ser Piero era notaio: lì Caterina era stata chiamata a far da balia alla figlioletta di Francesco di Matteo Castellani, checita la ragazza nelle Ricordanze , una sorta di diario. Significa dunque che la ragazza era già madre, magari per schiavitù sessuale». E proprio a Donato, ipotizza Vecce, si deve la commissione della prima opera, L’annunciazione oggi agli Uffizi «ma in origine deve essere stata collocata nella cappella della famiglia Castellani, sui colli fiorentini, nel monastero di San Bartolomeo a Monte Oliveto (là fu di fatto ritrovata, ma nella sagrestia): Donato, in punto di morte, chiese di costruirla grazie al suo lascito testamentario. Il notaio fu ancora una volta Ser Piero, fondamentale nell’ingaggio del figlio». Ed è proprio sullo sfondo dell’ Annunciazione che s’intravede «un paesaggio orientale: le montagne del Caucaso e la città di Tana, da cui proveniva la madre?». Caterina lasciò Firenze per Vinci quando andò in moglie a Antonio Butti, detto Attacabrighe, da cui ebbe altri cinque figli, che allevò con Leonardo. La morte della donna, per malaria, avvenne a Milano, dove si era recata a trovare l’artista, «lui la salutò con esequie fastose, documentate da una fredda lista di spese che nasconde un dolore immenso» spiega Vecce. A Leonardo lamadre deve aver lasciato «il grande senso di libertà che lui tradusse in chiave intellettuale». E il ricordo del sorriso, «come sostenne Freud, riprodotto in tanti volti femminili da lui dipinti: da La scapigliata alla Monna Lisa».
Finito il libro, Vecce credeva di essersi “liberato” della donna. Invece è stata evocata dai lavori per la nuova sede dell’Università Cattolica, a Milano, lì dove un tempo sorgeva la Cappella dell’Immacolata Concezione: Leonardo vi dipinse La vergine delle rocce ,e Vecce ipotizza vi abbia sepolto la madre, «era il luogo più immediato per lui che arrivava da fuori». Ora, sono emersi frammenti di affreschi. E resti di sepolture. Anche quella di Caterina?