la Repubblica, 15 marzo 2023
Cosa c’è da sapere sulla legge europea sulle case green
Sono responsabili del 40% del consumo energetico. E del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Gli “imputati”, nell’analisi di Bruxelles: gli edifici. Per questo vanno riqualificati. Con urgenza. Ma gli obiettivi della direttiva sulle case green devono tenere conto anche di altri numeri. Come quelli dei costi.
Gli obiettivi
Sono due gli step fissati dalla direttiva approvata dal Parlamento europeo: ridurre sostanzialmente le emissioni e il consumo energetico collegato agli edifici entro il 2030; raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Le nuove classi energetiche
La riqualificazione degli edifici seguirà una nuova scala, da A a G. Nella classe A saranno inclusi gli edifici a emissioni zero, mentre nella G, la più bassa, rientrerà il 15% degli immobili con le prestazioni peggiori.
Classe D al 2033
Gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Tempi più stringenti, invece, per gli edifici non residenziali e per quelli pubblici: stesse classi come target, ma da centrare rispettivamente entro il 2027 e il 2033.
I nuovi edifici
Case nuove a emissioni zero a partire dal 2028. E quando sarà «tecnicamente ed economicamente possibile» dovranno dotarsi di pannelli solari entro la stessa data; quattro anni in più, entro il 2032, per le abitazioni da ristrutturare.
I lavori
Gli interventi per la riqualificazione delle case, come l’installazione di nuovo impianto di riscaldamento, dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino. Ma anche quando si venderà o si ristrutturerà l’abitazione.
Gli edifici coinvolti
Ma quante case, in Italia, dovranno adeguarsi alle nuove regole? Secondo le stime dell’Enea, le abitazioni in classe energetica inferiore alla D sarebbero 11 milioni, il 74% del totale.
Applicando la nuova scala, e quindi un intervento sul 15% del patrimonio immobiliare, l’Associazione nazionale dei costruttori (Ance) stima un intervento su circa 2 milioni di edifici. Un impegno maggiore rispetto a quello che dovranno intraprendere altri Paesi europei. I dati Ance, infatti, dicono anche che il 60% degli edifici italiani è ricompreso nelle due classi energetiche peggiori, contro il 17% in Francia e il 6% in Germania (in quest’ultimo caso con l’eccezione delle case occupate da proprietari, che rappresentano comunque una quota minore).
I costi
La platea individuata dall’Ance implica che ogni anno, fino al 2033, dovranno essere completati più di 200 mila interventi sui singoli edifici. I costi potrebbero aggirarsi tra i 40 e i 60 miliardi.
Esenzioni e sanzioni
Dagli interventi sono esclusi i palazzi storici ufficialmente protetti, le chiese e gli altri edifici di culto, i monumenti e le case vacanza (abitate meno di quattro mesi all’anno).
La direttiva non prevede sanzioni, ma i singoli Paesi potranno introdurle a livello nazionale quando recepiranno l’atto comunitario.
Per chi non ottempera agli obblighi, e quindi non fa i lavori, un rischio non da poco: la svalutazione dell’immobile.