Corriere della Sera, 14 marzo 2023
Ritratto di Gulnara Karimova, ricchissima figlia dell’ex presidente dell’Uzbekistan
Cinquant’anni, una faccia da ragazza, una carriera da figlia del dittatore: nella vita di Gulnara Karimova, ricchissima figlia dell’ex presidente dell’Uzbekistan, l’autoritario Islam Karimov, si sono alternati un periodo da pop-star, alcune stagioni di carriera diplomatica, svariati arresti. La costante è un impero immobiliare da 200 milioni di sterline, cioè 240 milioni di euro, costruito tra Londra e Hong Kong riciclando proventi di corruzione, denaro nero, tangenti. Una ricchezza che ora è al centro di un dossier del think tank Freedom for Eurasia, che sarà pubblicato oggi e ha spinto la Bbc, che lo ha visto in anteprima, a chiedersi quanto il Regno Unito sia in grado di controllare il fiume di denaro nero che arriva da Paesi stranieri.
Gulnara Karinova, secondo il rapporto che si intitola «Chi ha aiutato la principessa uzbeka?», ha edificato il suo impero con un sistema di società con sede in Regno Unito. I soldi, così il rapporto, «sono stati ottenuti con tangenti e corruzione» e sono serviti a comperare «case e un jet». Le autorità britanniche sono state a lungo accusate di non fare abbastanza per impedire ai criminali stranieri di utilizzare proprietà del Regno Unito per riciclare denaro – tanto che in molte inchieste giornalistiche ci si riferisce a Londra come a Londonstan, o Londongrad. Il rapporto afferma che la facilità con cui Karimova ha ottenuto proprietà nel Regno Unito è stata «preoccupante».
Per un certo periodo Gulnara Karimova era in corsa per a succedere a suo padre, Islam Karimov, che ha governato l’Uzbekistan dal 1989 fino alla sua morte nel 2016. Un dittatore notorio per aver disposto che due suoi oppositori, due «terroristi», fossero bolliti a morte (leggenda che un ambasciatore britannico a Tashkent, Craig Murray, documentò nella sua inchiesta Murder in Samarcanda, pubblicata nel 2002). E per aver fatto prosciugare il lago d’Aral.
Il cursus honorum della figlia Gulnara è meno truce. Ha dapprima tentato una carriera da pop-star, con il nome d’arte di Googoosha (nomignolo che le aveva dato il padre); ha disegnato una linea di gioielli per Chopard, nel 2009, ma anche gestito il più importante operatore di telefonia mobile del Paese, Uzdunrobita. Proprietaria di night club e fabbriche di cemento, creduta morta nel 2016 per avvelenamento e poi «risorta» solo per ritrovarsi, a dicembre di quell’anno, al centro di un’indagine in Svizzera per riciclaggio. Nello stesso anno, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti le ha sequestrato 850 milioni di dollari. Nel 2018 è stata condannata a cinque anni di domiciliari, che poi ha violato, e nel 2020 ad altri 13 anni. I pubblici ministeri l’hanno accusata di far parte di un gruppo criminale che controllava beni per oltre 1 miliardo di dollari in 12 Paesi, tra cui Regno Unito, Russia ed Emirati Arabi Uniti. «Il caso Karimova è uno dei più grandi casi di concussione e corruzione di tutti i tempi», afferma uno dei ricercatori che hanno curato il rapporto.
Il rapporto di Freedom For Eurasia si concentra su cinque immobili acquistati a Londra e dintorni, per un valore di 50 milioni di sterline, tra cui tre appartamenti a Belgravia, appena a ovest di Buckingham Palace, una casa a Mayfair e una nel Surrey da 18 milioni di sterline.
Due degli appartamenti di Belgravia sono stati venduti nel 2013 prima che Karimova venisse arrestata. Nel 2017, la casa a Mayfair, la villa del Surrey e un terzo appartamento a Belgravia sono stati congelati dalle autorità. Il rapporto di Freedom For Eurasia nomina anche aziende a Londra e nelle Isole Vergini britanniche che sostiene siano state utilizzate da Karimova o dai suoi associati per consentire loro di spendere i proventi del crimine nelle proprietà e nell’aereo di linea privato. Una vita da nababba. Per la quale, questa la tesi del think tank, Karimova può anche ringraziare la lentezza, se non la connivenza, delle autorità del Regno Unito.