la Repubblica, 14 marzo 2023
La campagna degli Angelucci
Gli Angelucci sono una dynasty sanitaria tutta d’oro. È una famiglia che vede a capo dei suoi componenti Antonio (Tonino) Angelucci, 79 anni, che tempo fa in coincidenza con l’avvio di problemi avuti con la magistratura si è fatto candidare in Parlamento dove è stato eletto per quattro legislature consecutive, prima con Forza Italia, accanto a Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Denis Verdini, e adesso con la Lega di Matteo Salvini. Lo scettro però lo detiene pubblicamente Giampaolo Angelucci, 52 anni, detto “Napoleone”, figlio del capostipite. Gli altri eredi sono comprimari nei diversi consigli di amministrazione delle società che formano la costellazione Angelucci che è basata prevalentemente sulla sanità. Hanno cliniche private nel Lazio, convenzionate con i soldi pubblici regionali, e poi altre strutture anche in Puglia e Abruzzo. E adesso puntano ad espandersi verso il Nord. In progetto c’è una marcia sulla Lombardia dove vogliono sgomitare e farsi largo per afferrare pure loro la grossa fetta di soldi pubblici che ogni anno è destinata ai privati. La testa di questa grande holding si chiama Tosinvest. Ma cassaforte è la Spa di Latigos Sca, che è la holding lussemburghese della famiglia Angelucci. La società è stata costituita l’11 febbraio 1999 in Lussemburgo con l’iniziale denominazione di Spa di Antonio Angelucci Sapa, modificata il 18 giugno 2007 in Spa di Antonio et Giampaolo Angelucci Sca, per poi assumere l’attuale denominazione di Lantigos.Qui finiscono i grandi flussi di denaro gestiti dalla famiglia che oggi è legata, a doppio mandato, con Matteo Salvini. Tonino ha sempre avuto stretti rapporti con i politici, e quelli che hanno provato ad opporsi, in particolare alcuni governatori del Lazio che volevano abbassare le convenzioni o le ritardavano per vederci più chiaro, subivano affronti personali e proteste in cui alla fine aveva la meglio l’imprenditore della Sanità. E proprio su questo settore regionale, con Francesco Rocca presidente del Lazio, sembra allungarsi l’ombra di Angelucci. Intanto perché Rocca è stato presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele fino a pochi giorni prima della sua candidatura. E anche se questa Fondazione dicevano che non gestiva quasi nulla nel Lazio, occorre sottolineare che amministra un centro di cura a Ceglie Messapica in provincia di Brindisi: una struttura da 170 dipendenti per la riabilitazione dell’ospedale Summa. È stata costituita per volontà della famiglia Angelucci «per onorare la memoria di Silvana Piera Angelucci», moglie di Antonio. Insomma, il governatore sembra molto legato a Tonino. Con un passato vicino ad Allenza Nazionale, ai tempi di Gianfranco Fini, Angelucci è passato in Forza Italia che gli ha garantito un posto in Parlamento per tre legislature, senza quasi mai andare in Aula (i dati delle assenze sono pubblici) adesso è salito sul carroccio di Salvini, che è il fidanzato della figlia del banchiere toscano Denis Verdini, già coordinatore del Pdl, uno dei migliori amici di Tonino Angelucci. Ci sono storie come questa che si intrecciano, ed hanno alla base solo i soldi. Qualche anno fa, dopo che la Banca d’Italia ha commissariato il Credito cooperativo fiorentino di cui era presidente Verdini, ha imposto a lui e a sua moglie, Maria Simonetta Fossombroni di coprire il buco e ripianare il “rosso” di oltre nove milioni di euro. A salvare il coordinatore del Pdl è stato proprio lui, uno dei più ricchi parlamentari della Repubblica: Antonio Angelucci che oggi dichiara un reddito di quattro milioni e mezzo. Il re delle cliniche private romane, al quale piace girare per la Capitale con la sua Ferrari seguito da una berlina con a bordo una scorta armata privata, ha elargito ai coniugi Verdini una somma complessiva di nove milioni e 334 mila euro. Salvandoli. Come si sarà capito, Angelucci non ha problemi di soldi e dal Lussemburgo sposta facilmente capitali verso banche londinesi e da qui nei conti correnti italiani. Con il suo ex collega di partito, comunque, si è mostrato cauto: a garanzia del prestito ha ottenuto l’ipoteca della grande tenuta “Villa Gucci”, con oltre ventimila ettari di terreno, un casolare, campi da tennis e piscina, subito fuori Firenze, nella quale vive Denis Verdini. Durante la bancarotta in cui è stato coinvolto l’ex coordinatore del Pdl, ha portato gli investigatori che indagavano su questo crac ad analizzare la vicenda e porre una domanda: in che modo l’ex senatore Verdini, che ufficialmente all’epoca aveva solo lo stipendio da parlamentare, poteva pagare le rate per saldare il debito con il re delle cliniche? Oggi Angelucci è deputato leghista, componente della commissione Cultura, scienza e istruzione. In passato è stato indagato in varie indagini, ma alla fine è uscito sempre indenne. È stato pure denunciato dalla sua ex convivente, con la quale ha avuto un figlio, che lo accusava di averla lasciata, abbandonando la casa in cui coabitavano insieme con il bambino. La donna lo ha accusato di averla fatta pedinare e minacciare. Querela rimessa dopo che la notizia era stata pubblicata dai giornali.I quotidiani (informazione di destra) sono ora il pallino di Giampaolo e Tonino Angelucci, già editori di Libero e Il Tempo, che portano sotto la loro proprietà pure Il Giornale, lo storico quotidiano milanese fondato da Indro Montanelli e da 30 anni di proprietà della famiglia Berlusconi. Insomma, con la Sanità in poppa puntata verso la Lombardia, per evitare che la “fortuna” non molli questa famiglia è decisivo sporcarsi le mani d’inchiostro per contare davvero.