La Stampa, 14 marzo 2023
Il ritorno di McCarthy
Gli ci sono voluti sedieci anni a Cormac McCarthy per tornare con un nuovo romanzo dopo il successo mondiale de La Strada, vincitore del premio Pulitzer e spunto per un adattamento cinematografico nel 2009. Quasi un ventennio, durante il quale lo scrittore 89enne di Rhode Island si è chiuso in un silenzio che aveva finito per far perdere le speranze a molti dei suoi fan. L’odio per le interviste e la totale riservatezza sul suo lavoro hanno gettato un alone di mistero sulle vere intenzioni dell’autore, che in questi ultimi anni sembrava essere più occupato a frequentare matematici e fisici del Santa Fe Institute che a dedicarsi alla letteratura. Alla fine, però, il romanziere ha mantenuto fede alle aspettative ed è uscito in libreria con The Passenger, prima opera di un dittico che si concluderà con una seconda opera: Stella Maris (in italiano entrambi usciranno per Einaudi, il primo a maggio).Al centro della storia c’è Bobby Western. Un nome da cowboy per un protagonista che nella vita fa il sommozzatore. Almeno in quella contemporanea alla narrazione, ambientata negli anni Ottanta nei pressi di New Orleans. Perché il personaggio principale di vite ne ha vissute tante. Matematico e fisico, ma anche pilota automobilistico. Una lunga parabola raccontata a sprazzi, in un puzzle i cui pezzi faticano a combaciare, almeno all’apparenza. Ma pian piano il lettore si abitua alla narrazione slegata di McCarthy, che tra incontri e ricordi dipinge un affresco psicologico del suo personaggio. Figlio di un ingegnere che ha partecipato alla realizzazione della bomba atomica e fratello di Alicia, piccolo genio della matematica e grande amore del protagonista, morta suicida dopo aver sofferto di problemi psichici dieci anni prima dell’inizio della storia. L’impostazione del romanzo, almeno nella parte iniziale, oscilla tra il thriller e il noir. Bobby viene mandato a scandagliare i resti di un aereo caduto nel Golfo del Messico, dove però mancano un passeggero e la scatola nera. Uno strano incidente, del quale nessun giornale sembra aver fatto menzione. L’impostazione del racconto sembra essere confermata quando il sommozzatore riceve la visita di due uomini, forse dei servizi, che gli chiedono informazioni su quello che ha visto sott’acqua. Ma a McCarthy serviva solo un espediente narrativo per ampliare lo sguardo sull’umanità che si manifesta sotto forma di varie figure. C’è Debussy Fields, l’amica transgender che racconta di quando si è presentata per la prima volta alla madre in vesti femminili, o l’edonista dissoluto John Sheddan, che definisce Bobby una «tragedia greca persa». Un Pantheon colorato fatto di muse, esempi e paradigmi di un’umanità tipicamente maccartiana. Ogni volta il protagonista tratta tutti allo stesso modo: con rispetto, curiosità e un pizzico di divertimento. Il confronto con loro è sempre un faccia a faccia in cui Bobby rivela degli aspetti della sua personalità attraverso dialoghi serrati ma mai stancanti (nonostante l’assenza delle virgolette che può disorientare il lettore). La strana ironia delle sue battute, che gli rimproverano in molti, il suo amore per la solitudine e il suo atteggiamento cupo contribuiscono alla costruzione dell’eroe un po’ macho e dannato che però non stona nell’architettura del libro.Ma c’è spazio anche per lunghi e interminabili discorsi riguardanti la fisica e la meccanica quantistica (grandi passioni dello scrittore) che tengono sullo sfondo il dibattito sull’esistenza di Dio. In ogni conversazione si affonda in un universo, come fa Bobby quando va sott’acqua, e una volta che si torna in superficie si ha sempre l’impressione di aver aggiunto un tassello importante per la comprensione del quadro generale.E poi c’è la morte. Del collega Oiler, avvenuta in circostanze poco chiare, ma soprattutto della sorella Alicia, che torna lungo tutto il romanzo con incursioni oniriche all’inizio dei capitoli, durante le quali si raccontano i suoi deliri all’interno della clinica psichiatrica dove è stata rinchiusa per problemi di schizofrenia. Allucinazioni infestate da un piccolo esercito di mostriciattoli guidato da Thalidomide Kid: una sorta di folletto capobranco, demone pigmalione in continuo conflitto con la ragazza. McCarthy apre queste finestre visionarie sul racconto e le condisce con macabra ironia pur restando sempre lucido nella tragedia. Come quando la ragazza viene sottoposta ad elettroshock.Bobby si sente colpevole della scomparsa di Alicia, l’amore proibito della sua vita e protagonista femminile del racconto, il pensiero della sorella lo tormenta. Va in Tennessee dalla nonna, che gli consiglia di non portare «il lutto fino a quel punto», per poi accettare un lavoro «non raccomandabile» su una piattaforma petrolifera a Pensacola, dove si ritrova solo e immerso in un’atmosfera inquietante e spettrale. Sempre on the road, secondo il più classico degli stilemi propri alla narrativa statunitense, che aiuta il racconto dipanandolo in un viaggio intimo del protagonista. L’America fa da sfondo, con un accenno all’assassinio di Kennedy e il ricordo della bomba su Hiroshima e Nagasaki. E qui subentra il genitore, che alla realizzazione dell’ordigno aveva partecipato insieme a Robert Oppenheimer. Una figura ingombrante per Bobby e la sorella, che prendeva Bertrand Russell «per un pazzo» e ha lasciato una parte dei suoi archivi a Princeton. «Un elettrone libero», secondo quanto ricorda il figlio, che sembra affrontare con un latente disagio il passato del padre. Anche lui un tassello nel processo esistenziale di Bobby, dove amore e sofferenza si mischiano nelle tenebre della storia lasciando molti punti in sospeso. —