Il Messaggero, 14 marzo 2023
La Polonia dice che gli eurodeputati prendono i soldi anche dalla Russia
Dopo il Qatargate, ecco il Russiagate. Suggestione vecchia, ma scenario inedito: sono i polacchi a puntare il dito contro l’intelligence russa che avrebbe comprato, tanto per cambiare, alcuni eurodeputati. Siamo sempre a Strasburgo, epicentro ovattato di molte trame opache, ma dovremmo essere lontani dalle indagini e dalle voci che hanno riempito i mesi scorsi. L’hotel Metropol è ormai associato in automatico alla Lega, ma alla fine, dopo lunghe investigazioni, la procura di Milano ha lasciato perdere.
Qui entrano in gioco altre dinamiche e altri personaggi, osservati dai servizi di Varsavia che con Mosca hanno un conto aperto da secoli. Ma chi siano questi parlamentari che sarebbero entrati nell’orbita di Mosca per ora non è dato sapere. Varsavia avrebbe le prove, la pistola fumante, insomma gli elementi per inchiodare alcuni eurodeputati alle loro mazzette provenienti dal Cremlino. A dirlo è, nientemeno, il premier polacco Tadeusz Morawiecki in un’intervista al portale I.Pl, ripresa dall’ agenzia di stampa polacca Pap.
Le frasi pronunciate dal premier sono inequivocabili. Moraviecki afferma che presto «rivelerà documenti» e aggiunge che tali carte provano come «i servizi segreti russi abbiano corrotto membri del Parlamento europeo». Non c’è quindi un’indagine in corso, per quel che si sa, ma l’opera degli 007 che avrebbero raccolto le prove di quel che è avvenuto. Insomma, un percorso assai diverso da quello seguito dal Belgio, dove pure furono gli agenti dell’intelligence a muoversi per primi. Da quel che si capisce esiste una lista dei nomi e Morawiecki fa intendere che non ci sarà da attendere a lungo per conoscere i profili di questo nuovo scandalo.
I polacchi sono da sempre attentissimi alle mosse del Cremlino: d’altra parte la Russia è stata un vicino a dir poco ingombrante, fra invasioni, spartizioni, sfere d’influenza. Non stupisce quindi che Varsavia abbia costruito un suo dossier sulla penetrazione putiniana nel cuore dell’Europa e ora reputi che sia arrivato il momento di tirarlo fuori.
C’è sullo sfondo la guerra che si combatte nel Donbass fra Mosca e Kiev e poi c’è quel precedente del Qatargate che avvelena la sinistra e le sue relazioni sotterranee con paesi come il Qatar, il Marocco e la Mauritania.
Morawiecki precisa che non ci sono deputati polacchi nella lista della vergogna, ma nemmeno chiarisce che nazionalità abbiano i presunti colpevoli. Un po’ di pazienza e il segreto dovrebbe saltare come un tappo di Champagne; a quel punto sarà possibile fare valutazioni più accurate.
Ci sono italiani invischiati in questa ragnatela? Finora, come è noto, si è sempre parlato di un asse fra il Cremlino e via Bellerio, ma questa volta potrebbero esserci sorprese. Soprattutto, dopo tante indagini arenatesi per i troppi cavilli o per le mancate risposte alle rogatorie internazionali. Che cosa hanno fra le mani i polacchi? Foto o anche altro?
Dietro le quinte di Strasburgo si combatte, come è ormai evidente, una battaglia fra gli apparati dell’intelligence di diversi paesi, nel tentativo di destabilizzare le alleanze, rovesciare gli schieramenti o almeno rompere certe coalizioni. Mosca vuole rilanciare la sua immagine, appannata per non dire peggio dalle politiche putiniane e poi dal disastro di questo interminabile conflitto dai tratti crudeli. Ma che cosa è accaduto in concreto? Un’altra domanda che attende risposta. Anche se si è capito col Qatargate che certi pagamenti valgono anzitutto come biglietti da visita: per migliorare la propria reputazione. Si aspettano i nomi.