il Giornale, 12 marzo 2023
Tutti i guai giudiziari di Grillo
Tra l’Altrove e la realtà. Di là la nuova religione di Beppe Grillo, l’Elevato. Di qua, una sfilza di processi e guai giudiziari. È il gioco degli specchi del fondatore del Movimento 5 stelle. Che, da un lato, si fa profeta di una nuovissima fede, la Chiesa dell’Altrove, che promette cripticamente di mostrare agli uomini la via della «Rivelazione».
Il culto di Grillo ha anche un sito internet, un logo formato da una A stilizzata che irradia onde come un’antenna e vuole andare «alla conquista dell’8X1000». E poi c’è l’altra faccia, più terrena, del Giano Bifronte dei Cinque Stelle. Tanti processi, decine di carte bollate e qualche condanna. Da quelle per diffamazione alla vicenda del 7 dicembre 1981, quando Grillo fece un incidente che provocò la morte di tre amici che viaggiavano a bordo del suo fuoristrada. Episodio che costò al comico una condanna per omicidio colposo a quattordici mesi di carcere con la condizionale.
Ma partiamo dalla fine del groviglio giudiziario. L’ultima inchiesta che coinvolge il Garante del M5s è il cosiddetto caso Moby, dal nome della compagnia di navigazione dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato. Venerdì è stato notificato a Grillo e a Onorato l’avviso di conclusione delle indagini dalla Procura di Milano. Molto probabile la richiesta di un processo per traffico di influenze illecite. Secondo le accuse l’Elevato, in cambio di contratti di pubblicità sul suo Blog per la compagnia di navigazione, avrebbe inoltrato a diversi parlamentari del M5s le richieste di aiuto dell’amico Onorato indirizzate a vari ministeri allora guidati da esponenti grillini, come lo Sviluppo Economico di Luigi Di Maio prima e Stefano Patuanelli dopo e le Infrastrutture di Danilo Toninelli. I tre ex ministri non sono indagati, ma per il profeta dell’Altrove si prospetta un processo.
La storia dei guai giudiziari del sedicente Elevato comincia nel 1981. Il 7 dicembre Grillo perde il controllo della sua Chevrolet sulla strada che porta da Limone Piemonte al Colle di Tenda. Nell’incidente muoiono una coppia di suoi amici e il loro bambino di nove anni. Grillo viene condannato per omicidio colposo.
Più di una le condanne per diffamazione, sempre propiziate dallo spirito polemico del comico moralizzatore. Nel 2003 fa scalpore il patteggiamento per una causa intentata da Rita Levi Montalcini. Grillo, in un suo spettacolo, aveva definito «vecchia putt» la scienziata allora 94enne, accusandola di avere vinto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica. E poi i 50mila euro di risarcimento a Fininvest per un articolo su Internazionale. Ancora, la condanna per diffamazione ai danni dell’ex sindaco di Asti ed ex parlamentare di Forza Italia Giorgio Galvagno, tacciato di essere un «tangentista». Secondo i tribunali Grillo ha diffamato anche il senatore del Pd Antonio Misiani e il professore dell’Università di Modena Franco Battaglia.
Il Torquemada genovese, negli anni ’80, ha dovuto porre rimedio con un condono a un abuso edilizio nella sua villa di Sant’Ilario, zona esclusiva di Genova. Senza contare le varie cause intraprese contro di lui dall’avvocato Lorenzo Borrè. Una pioggia di ricorsi, tra conflitti di interesse, espulsioni irregolari e problemi con gli statuti grillini. Un consiglio disinteressato agli adepti del culto di Grillo: Cercate il Messia Altrove.