il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2023
Le Regioni chiedono più eletti e assessori
Ne avevano parlato più volte in Conferenza delle Regioni, ma adesso la richiesta è arrivata sul tavolo del ministro Roberto Calderoli: bisogna aumentare il numero di consiglieri e di assessori regionali, soprattutto nelle aree con meno residenti. Il governo, per ora, si limita a garantire attenzione e ha promesso un nuovo incontro sul tema. Ma “se la richiesta sarà bipartisan”, ragiona il presidente di un Consiglio regionale presente all’ultimo vertice col ministro, “credo che ci ascolteranno”.
L’appello parte dalle tre Regioni a Statuto ordinario con meno di un milione di abitanti – Umbria, Basilicata e Molise – che, come aveva anticipato il Fatto a inizio anno, in diverse riunioni con gli altri territori avevano lamentato “l’impossibilità di lavorare” perché una legge del 2011 impone un tetto di 20 consiglieri e 5 assessori. Troppo pochi: “Le maggioranze nelle commissioni sono in balia del mal di pancia di un consigliere – spiega una fonte – e gli assessori devono accentrare tantissime deleghe”. Per questo Umbria, Molise e Basilicata mirano ad alzare il tetto di almeno 4 o 5 consiglieri e un paio di assessori. Giovedì la Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative (l’organo che riunisce i numeri 1 dei vari Consigli regionali) ha incontrato Calderoli e, nel mezzo di una lunga discussione sull’autonomia, il veneto Roberto Ciambetti ha illustrato al ministro le richieste delle Regioni più piccole, alle quali però nel frattempo si sono aggiunte anche tutte quelle sotto ai 2 milioni di abitanti (Calabria, Liguria, Marche, Abruzzo), che a oggi contano 30 eletti. Il motivo è semplice: un adeguamento all’insù del tetto in vigore per Umbria, Molise e Basilicata dovrebbe corrispondere a una generale rimodulazione della legge in questione, con la conseguenza di adeguare in proporzione (o comunque in maniera analoga) anche il numero di consiglieri delle altre Regioni (almeno di quelle, appunto, che arrivano a 30 componenti in Assemblea).
Anche perché in molti hanno notato come il Friuli Venezia-Giulia, godendo dello Statuto speciale, possa contare su ben 49 consiglieri, pur avendo poco più di 1 milione di abitanti. Per non dire della Sardegna, che con 1 milione e mezzo di abitanti vanta 60 consiglieri, il doppio della Calabria (che sfiora i 2 milioni di residenti).
La richiesta delle tre Regioni più piccole non è quindi rimasta isolata, anche se è da lì che si partirebbe per poi allargare la revisione della legge del 2011 (un “tagliando”, per usare il linguaggio di uno dei presidenti che si è fatto promotore della modifica). E Calderoli ha indicato un metodo, chiedendo alle Regioni di portare la proposta per l’aumento dei consiglieri in Conferenza Stato-Regioni (dunque se ne farebbero portavoce i governatori) e insistendo sul bisogno che sia “il più possibile bipartisan”, così da svincolarla da ogni connotazione partitica.
Se ne riparlerà presto, perché lo stesso ministro ha promesso altri tavoli per approfondire la questione, confronti in cui le Regioni potrebbero arrivare presentando anche un dossier in cui riportare diversi casi di “ingovernabilità” avvenuti negli ultimi anni e dovuti, a loro dire, dall’esiguo numero di eletti. A fianco a queste ragioni, i territori punteranno poi sull’esigenza di garantire “più rappresentanza” a zone “già penalizzate dal taglio del numero dei Parlamentari”. E nulla cambia di fronte all’obiezione più ovvia, ovvero l’inopportunità di aumentare i posti in Regione (stipendio medio oltre i 10 mila euro al mese) in un momento di enorme crisi economica. “Fosse per me aumenterei i posti e taglierei le indennità”, si schermisce uno dei presidenti coinvolti nella richiesta. Possibile, ma le Regioni dovrebbero cambiare decisamente rotta rispetto al recente passato, visto che quasi tutti gli enti hanno appena adeguato all’inflazione gli stipendi degli eletti e degli assessori, arrivando talvolta ad aumenti vicini al 10 per cento.