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 2023  marzo 12 Domenica calendario

intervista a Margherita Oggero

«La cancel culture è una grande idiozia». Piemontese doc, Margherita Oggero è una scrittrice pungente, capace di raccontare la nostra società senza il solito buonismo che gronda dalla narrativa italiana. Classe 1940, ex insegnante di lettere, vincitrice del Premio Bancarella 2016 – autrice di numerosi libri fra cui La collega tatuata (divenuto un film diretto da Davide Ferrario con Luciana Littizzetto), Orgoglio di classe. Piccolo manuale di autostima per la scuola italiana e i racconti che hanno ispirato la serie televisiva Provaci ancora prof! con Veronica Pivetti Oggero è appena tornata in libreria con Brava gente (HarperCollins, pp.240 19), narrando un intreccio di vite e destini nella periferia nord di Torino, fra gang di ragazzi, autisti di camion preda di tentazioni, babysitter con istinti omicidi, madri che lottano per non farsi sfrattare dai figli e un adolescente ossessionata dal mito di Lana Turner, diva di Hollywood e forse, assassina. Una girandola di storie e d’umanità narrate con crudele leggerezza, omaggiando Georges Perec e il cinema dei fratelli Coen. Senza dimenticare i social, «la nuova autorità che inneggia al potere dell’essere qualcuno».
Oggero, chi è la brava gente che racconta?
«Siamo abituati al racconto della società che esalta l’umiltà, la brava gente che saluta sempre e magari poi, ammazza il vicino di casa nello sconcerto generale. Ecco, volevo scrivere una storia sugli insospettabili, perché tutti nascondono un segreto, ne sono convinta».
Il punto di forza è il tono pungente del racconto che non perdona nessuno ma senza farci la morale. Da dove arriva?
«Quello sguardo di sguincio è tipico dei piemontesi. Magari non siamo veloci come i milanesi ma siamo sempre capaci di trovare un particolare e rovesciare la visione».
Il suo romanzo è ambientato alla Barriera di Milano, una “periferia sfigurata, sdrucita e mai rammendata”. Una scelta precisa?
«Sì, ero proprio stufa del solito racconto pieno di preconcetti».
E cos’ha visto?
«Il nostro rapporto idiosincrasico con l’immigrazione, ad esempio. Nei quartieri ci sono gli angoli di spaccio, presidiati da due-tre ragazzi, li chiamano arabi e sono visti con livore dagli abitanti dei quartieri. Ma quest’odio verso gli ultimi riguarda solo loro perché le donne, se fanno le badanti, sono corteggiatissime, semplicemente perché fanno quei lavori che nessuno vuol più fare»
Fra i tanti protagonisti della sua storia c’è una gang di ragazzi. Come mai?
«I ragazzi hanno un gran bisogno di appartenere a qualcosa e se non trovano di meglio, formano gang. Succede perché le strutture aggregative classiche, come la scuola e le palestre, hanno perso il proprio peso sociale e inoltre, le famiglie si disinteressano, non sanno più tirare le redini».
Oggero, si può ancora parlare di disciplina senza incappare nella censura bigotta?
«Un bel rischio, lo so, ma io ho una certa età e mi prendo delle libertà. Vede, prima si diceva “l’ha detto la maestra”, poi “l’ho sentito in televisione” e adesso? “L’ha detto la Ferragni”. Come cambia il mondo»
Non le piace la Ferragni?
«Lei non ha colpe. È un modello industriale vincente che affascina i ragazzi, una nuova forma di autorità».
Anche la lingua è cambiata diventando più inclusiva. Che ne pensa?
«La cancel culture è una stupidaggine, diciamolo senza paura. Semmai, la gentilezza è un valore da recuperare ma siamo diventati ipocriti, capaci persino di censurare Shakespeare e Omero, senza provare vergogna».
Donna, ex professoressa e narratrice, le piace lo schwa?
«Per carità. La lingua è già adesso inclusiva, basta saper usare bene le parole e le desinenze giuste. Non c’è bisogno di inventarsi segni nuovi per darsi un tono».
Il suo romanzo è pieno di temi sociali narrati con leggerezza e spigolature. Ad esempio, la lotta della vedova Mazzacurati per non farsi sfrattare dal figlio che vorrebbe affittare casa e fare business. Una questione attuale?
«Molto spinosa. La vecchiaia è odiosa, siamo onesti e chi dice il contrario, mente o si illude. Dimenticate i nobili anziani di Heidi e del libro Cuore, oggi il vecchio intralcia, i suoi beni fanno gola ai giovani, agli adorati nipoti che non mancano mai nei necrologi ma poi chissà come si comportavano... La verità è che bisogna essere sempre giovani di testa e performanti perché appena perdi colpi, ti buttano via e ti chiudono in una casa di riposo. E amen».
In questa girandole di vite c’è spazio anche per Lana Turner, la diva scandalosa che fu amante di Ronald Reagan e Frank Sinatra. Come mai?
«Celebre e bellissima venne accusata d’omicidio e se la cavò grazie ai soldi. La quindicenne Debby, che oggi vive alla Barriera di Milano, ne è ossessionata e grazie alla sua storia capirà presto come gira il mondo»