la Repubblica, 12 marzo 2023
I ministeri in ritardo sulla manovra
Il contatore scorre lentamente. Di fatto si è inceppato: segna 6 su 116. Un bel problema per il governo perché i numeri si riferiscono ai provvedimenti attuativi previsti dalla legge di bilancio. E se il contatore non accelera, le norme restano sulla carta. Non prendono la forma degli aiuti destinati alle famiglie e alle imprese.Come la Carta risparmio spesa, la card per l’acquisto di beni di prima necessità destinata ai redditi bassi, fino a 15 mila euro. I buoni spesa, gestiti dai Comuni, tarderanno ad arrivare: il decreto ministeriale doveva essere pronto entro il 2 marzo e invece è ancora in lavorazione. E lo stesso vale per un’altra misura rivendicata da Giorgia Meloni a dicembre, quando la Finanziaria ha preso forma: il Reddito alimentare. I soldi (1,5 milioni quest’anno) sono rimasti nelle casse pubbliche perché ancora non c’è il decreto del dicastero del Lavoro che serve a stabilire i tempi e le modalità di erogazione dei pacchi alimentari, realizzati con l’invenduto della distribuzione, per chi è in povertà assoluta.Dal ministero spiegano che gli uffici stanno lavorando per un decreto di «prossima emanazione che integrerà la misura con le altre, di propria competenza, per il contrasto della povertà alimentare». Ma intanto il ritardo c’è ed è stato registrato nelle tabelle del monitoraggio condotto dal Servizio per il controllo parlamentare della Camera: all’appello mancano 110 provvedimenti attuativi sui 116 suddivisi tra 86 decreti ministeriali, quindici decreti della presidente del Consiglio e altrettanti provvedimenti direttoriali. Dei 116 atti previsti, sono sessanta quelli che scadono nel 2023, mentre per gli altri 56 non è stato fissato un termine per l’adozione. Al 20 febbraio ne risultano scaduti già una trentina; in generale il passo è lento, appena sei provvedimenti in quasi due mesi. E nelle ultime settimane il quadro non è cambiato. I ministeri continuano a fare fatica, con qualche eccezione: dal Tesoro fanno sapere che manca solo un decreto, quello chiamato a ripartire il Fondo per potenziare le competenze delle amministrazioni centrali sulla spending review. È pronto, sarà illustrato presto in Consiglio dei ministri, viene specificato.Intanto, però, anche l’Ufficio per il programma di governo, di stanza a Palazzo Chigi, ha preso atto delle difficoltà in corso. Tra l’altro i decreti legati alla manovra sono solo una parte del problema perché i provvedimenti attuativi che ancora non sono stati adottati dall’esecutivo ammontano in tutto a 504, con unfardello pesante ereditato dal recente passato: ben 235 decreti sono stati programmati dal governo Draghi, 68 dal Conte II e, andando ancora indietro, diciannove sono relativi a disposizioni approvate dall’esecutivo gialloverde. Altri 43 si riferiscono addirittura ai governi Letta, Renzi e Gentiloni.Tornando alla manovra. Il decreto per la Carta cultura Giovani e quella del Merito, che hanno sostituito il bonus 18app, non c’è. Fonti di maggioranza replicano che c’ètempo perché le Carte entreranno in vigore l’anno prossimo, ma nella relazione del la Camera è indicato tra quelli che dovevano essere pronti entro il 2 marzo. Manca anche il Dpcm per la stabilizzazione del personale dei Comuni impegnato nella ricostruzione post sisma. Dovranno aspettare anche le vetrerie di Murano: il decreto con gli aiuti doveva essere firmato entro fine gennaio. Ma la firma, alla fine, è arrivata solo due giorni fa.