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 2023  marzo 12 Domenica calendario

A casa di Emanuela Fanelli

Sembra una delle sue gag, ma non lo è. Il primo giorno nella nuova casa, Emanuela Fanelli si dimentica del gradino all’ingresso, fa una sforbiciata in aria e cade rovinosamente a terra: « Mi sono rotta l’osso sacro e ho capito perché abbia quel nome così importante: un dolore mai provato! E Monte Sacro è anche il quartiere dove sono venuta a vivere. Quando si dice il karma, ma anche la calma seguita a quello scivolone che mi ha immobilizzato per tanto tempo. Per fortuna ero già tornata da Venezia dove ero andata a presentare “ Siccità” di Paolo Virzì. Appena uscita dalla doccia, dicevo tra me e me: “quanto mi piace questa casa” e paff mi sono ritrovata per terra » . Adesso un bel led luminoso suggerisce “ Occhio al gradino”, ma per sicurezza lei lo sottolinea anche a voce, con quel fare ironico e discreto che caratterizza la sua comicità e che l’ha portata al successo, prima nel programma tv “ La pezza di Lundini” e poi con il personaggio mitomane nella serie “ Call my agent – Italia”.
Che abbia fatto una lunga gavetta lo ricorda curiosamente un oggetto che contiene le chiavi di casa: una vera e propria gamella appartenuta a un soldato che nel 1936 incise sul metallo: “ Mela mia, Armando t’ama con tutto l’ardore”. « Mela è il nome con cui mi chiamavano i bambini della scuola d’infanzia di via Belluno dove ho insegnato per dieci anni. È un regalo trovato in un mercatino da Vincenzo, il marito della direttrice Wilma. Una famiglia alla quale sono molto legata. Se quella gavetta è stata profetica, ora mi tocca trovare Armando » . Di quel periodo di educatrice della scuola materna, c’è anche un quadretto in cui è ricamata la frase di Vicente, un ex alunno spasimante che all’epoca aveva 3 anni e che ora ne ha 16, diventato per lei come un nipote: “ Se i maschi ti guarderebbero, sai che meraviglia che vedrebbero”.
A Monte Sacro Emanuela Fanelli ricerca la tranquillità dell’infanzia trascorsa a Morena, non troppo distante dai Castelli Romani dove si sono poi trasferiti i suoi genitori: «Una famiglia molto scherzosa, in cui l’umorismo è sempre stato di casa, a partire dalle nonne: Silvana, una gran simpaticona che per prima mi ha portato a teatro e Pina che mi coinvolgeva da piccola negli scherzi telefonici » . E chissà che non sia partita dalla nonna e dalla cornetta del telefono la sua grande passione per Franca Valeri che Emanuela ha celebrato con grande garbo in una dellepuntate di “ Illuminate” per Rai-Tre, e di cui ora ha una foto sulla mensola dello studio, tra le locandine di “Siccità”, del “Sorpasso” e di “ A piedi scarzi”: la parodia legata al programma di Lundini. Valerio Lundini si affaccia anche sulla porta del frigorifero. «Le foto sul cellulare va a finire che non le vedi mai. E allora mi sono comprata una macchinetta fotografica che stampa all’istante. Gli scatti più belli li attacco sul frigorifero». Se fuori dal frigo ci sono amici e parenti, all’interno c’è un po’ di tutto, in particolare gli avanzi di una festa e gli ingredienti per fare una ricetta del padre: «Ora che la mia amica Giulia mi ha regalato la pentola in coccio, faccio una pasta e fagioli che non si batte. Ho la fortuna di non ingrassare, anche quello l’ho ripreso da papà. Qui vicino c’è lo storico mercato di piazza Sempione, ma devo ancora conoscere bene i banchi». Delle case in cui ha vissuto, questa le somiglia molto: allegra, luminosa. C’è anche una grande terrazza da cui scruta l’orizzonte. «La casa per me è un miraggio: mi piace tornare nel mio posto, tra i miei oggetti. Quanto alla tv soffro per la troppa offerta: si perde molto tempo solo a leggere le trame. Qui ho uno studio dove scrivere, leggere, ascoltare musica, soprattutto vinili. Mi piace tanto Ella Fitzgerald. Ma anche Zucchero ». Lo dimostra una zuccheriera con l’immagine del cantautore Fornaciari. E a protezione della casa, sulla parete del fatidico gradino, oltre alla scritta luminosa, ha attaccato una curiosa acquasantiera che la ritrae e che riporta in latino il titolo della sua parodia “ A piedi scarzi”: Nudis pedibus.