Corriere della Sera, 12 marzo 2023
Renga e Nek, il duo pop
Francesco Renga e Nek di nuovo insieme. Non c’è Max Pezzali, con loro in tour nel 2018 e volato da solo verso gli stadi, ma rispetto a quel progetto a tre c’è qualcosa in più. Oltre a una serie di concerti, a partire dall’Arena di Verona annunciata a settembre cui si sono aggiunti un Forum e un tour nei teatri, c’è un disco di inediti in arrivo, anticipato da qualche giorno da «L’infinito più o meno». A fare da scintilla le doppie celebrazioni per i 30 anni di carriera di Nek e i 40, compresi i Timoria, di Renga.
Come è nato l’inedito?
N: «Quel brano mi è arrivata da degli autori con i quali spesso collaboro. E poi l’hanno fatta avere anche a lui. Era un periodo che ci scambiavamo idee e abbiamo pensato di farla insieme».
FR: «Uno dei temi del brano è la paternità. Ne parliamo spesso insieme: essere padri è la nostra professione principale. In Filippo sento molto il senso di famiglia. Quello che conta è che dietro non c’è una regia o una strategia ma un flusso di energia, musica, stare bene insieme e voglia di mescolare le carte. Sento un’energia esplosiva con lui».
N: «Per questo sto pensando di invitarti in “Dalla strada al palco”, mio show su Rai2»
Non siete autori, ma solo interpreti questa volta...
FR: «Segno dei tempi... Non ha più senso parlare di cantautori nel senso della vecchia scuola».
N: «E poi se un pezzo te lo senti addosso è come se lo avessi scritto tu».
Renga è partito da rocker con i Timoria; Nek come popstar da esportazione... Vi snobbavate a distanza?
N: «No, ascoltavo i Timoria anche se non li conoscevo a fondo. Riascoltando la loro “L’uomo che ride”, che spero porteremo in tour, ho trovato un arpeggio di chitarra alla Soundgarden o Litfiba che mi ha riacceso il desiderio di essere in una band. Tra l’altro a metà anni 90 ci siamo incrociati all’Esagono, uno studio dove stavamo lavorando contemporaneamente. Ho anche condiviso una canna con Omar Pedrini (chitarrista e autore dei Timoria, ndr)».
FR: «Io sarò stato a dormire sul furgone: eravamo nella fase brutti, cattivi, in pieno disagio, intossicati da qualche sostanza. Comunque quando uscì “Laura non c’è”, una ragazza che mi interessava mi disse che quella era la canzone più bella mai scritta perché aveva la sua stessa chiave di lettura dell’amore».
La voce più bella?
N: «Non c’è competizione, siamo al servizio delle canzoni... Le voci sono entrambe riconoscibili e questo è un valore aggiunto. Il suo vibrato è molto caratteristico».
FR: «Siamo entrambi tenori, io più drammatico, lui più leggero ma con un timing preciso. Il focus sarà proprio la magia delle sue canzoni cantate da me e viceversa».
Vi dà fastidio essere considerati dei sex symbol?
FR: «Coi Timoria questa cosa non c’era. La scoprii durante il Sanremo di “Angelo”. È una cosa che trovo divertente, al limite del ridicolo».
N: «Da musicista all’inizio pensavo che questo aspetto avrebbe potuto oscurare la musica, ma è anche vero che non ho mai nascosto che mi piace farmi vedere. Ora ritengo la bellezza una fortuna in più. A 51 anni piacere fisicamente mi piace».
Quando siete assieme parlate solo di canzoni?
FR: «Quando Filippo viene a casa mia a Brescia gli stappo un sauvignon, il suo vino preferito, e dopo la cena preparata da me ci piazziamo sul divano a vedere film tipo La casa stregata con Pozzetto o l’altra sera addirittura due Fantozzi. Il guaio è che li sappiamo a memoria e anticipiamo le battute».
Troppo amore, tirate fuori un lato negativo del carattere dell’altro...
FR: «È molto preciso, quasi pignolo. Sfrutto questa sua caratteristica perché invece io sono istintivo. Lo lascio riascoltare tutti i take delle canzoni per fargli scegliere quello venuto meglio».
N: «Il suo difetto palese è che si scorda tutto, è smemorato».