Corriere della Sera, 12 marzo 2023
Li Qiang è il nuovo premier cinese
Ha giurato anche lui con il pugno destro levato, per evocare la continuità del comunismo nella Cina del capitalismo statale, da anni primo mercato per i beni di lusso prodotti in Occidente. Li Qiang, nuovo primo ministro della Repubblica popolare, incarna l’anima affaristica della politica mandarina: è lui che ha pilotato lo sbarco di Tesla in Cina, trattando direttamente con il vulcanico Elon Musk. E ha avuto ottimi rapporti con Alibaba, ai tempi d’oro di Jack Ma.
Nomina annunciata da mesi, quella di Li Qiang, ma il suo insediamento alla guida del governo può aprire una fase nuova per la seconda potenza economica al mondo.
Il parlamento «con caratteristiche democratiche cinesi» non gli ha concesso l’unanimità accordata venerdì a Xi Jinping, rieletto per la terza volta Presidente della Repubblica (2.952 sì e 0 no). Il premier Li Qiang ha ricevuto «solo» 2.936 sì, con 3 no e 8 astenuti. Non male comunque per un uomo che nella primavera del 2022 aveva letteralmente ingabbiato strade e palazzi di Shanghai in due mesi e passa di lockdown, suscitando proteste clamorose della popolazione per la durezza e il caos della gestione. Allora, molti pensarono che la sua ascesa fosse finita, uccisa dal virus.
Ma Li Qiang a Shanghai eseguiva fedelmente la politica Covid Zero che per tre anni è stata l’ossessione di Xi Jinping. E Xi lo premiò promuovendolo numero 2 del Politburo: posizione che nella nomenklatura spetta al premier.
Per dieci anni il Consiglio di Stato (il governo) è stato guidato da Li Keqiang, considerato il premier con meno poteri nella storia della Repubblica popolare: nel 2012 Xi lo aveva accettato per volere della «dirigenza collegiale» ideata dall’accorto Deng Xiaoping per evitare il ripetersi del maoismo, il potere senza limiti di tempo e senza contrappesi. Il presidente ha cambiato le regole, sottraendogli sistematicamente le prerogative. Ora Li Keqiang è stato pensionato. Ha salutato il suo staff con parole un po’ oscure (catturate da uno smartphone e messe sul web): «Il cielo guarda quello che fanno gli uomini in terra, il firmamento ha occhi».
Li Qiang, 63 anni, è stato il braccio destro di Xi in province industriali di grande peso. Promosso capo del Partito a Shanghai, capitale finanziaria della Cina, Li si è fatto la fama di «dirigente pro-business».
Prima, da governatore dello Zhejiang, culla di Alibaba, si dava del tu con Jack Ma, allora beniamino del Partito: «Ma è la persona con cui mi piace di più conversare», osservò.
Il colpo più notevole della sua carriera è stato il negoziato con Tesla. Nel 2018 Li Qiang ha concesso a Elon Musk incentivi generosissimi per installare la sua mega-fabbrica di auto elettriche a Shanghai, la prima fuori dal territorio degli Stati Uniti. E proprio nel momento in cui Donald Trump aveva aperto la guerra commerciale con Pechino. Prova che Li Qiang sa discutere e trattare con l’industria privata nazionale e mondiale.
Il suo problema sarà parlare con franchezza anche sgradita al suo presidente, che non ama il mercato, ha resuscitato l’ideologia marxista-leninista, vuole che il Partito diriga non solo l’economia statale ma stringa le redini del settore privato, a costo di soffocarlo.
La macchia nel suo cursus honorum resta il caos del grande lockdown di Shanghai. Però, si dice che dopo, il compagno Li abbia consigliato e spinto Xi a ritirarsi dall’assurdo Covid Zero.
Bisognerà vedere se questo uomo di apparato, stretto tra lealtà a Xi e attenzione per il business saprà e potrà dirigere l’economia dicendo cose sgradite a Xi nelle segrete stanze del potere. Il rischio per la Cina è che il presidente eterno abbia creato una camera dell’eco che ripete il suo Pensiero (iscritto nella Costituzione).