Corriere della Sera, 12 marzo 2023
Paul Auster è malato di cancro
«Penso che sarebbe terribile essere da soli a Cancerland». Ha fatto benissimo Siri Hustvedt, ieri, a dare ufficialmente la notizia della malattia di suo marito Paul Auster. Perché il mondo letterario di Manhattan è piccolissimo, la voce cominciava a girare, e almeno così la questione è stata chiusa in partenza: Auster è malato da dicembre, è in cura in uno dei migliori centri di oncologia del mondo, sta ricevendo chemio e immunoterapia. Punto.
Bizzarro il medium, Instagram, perché Auster non ha il cellulare, non usa il computer, e se hai bisogno di lui devi chiamarlo sul fisso, nella bella casa di Brooklyn, o scrivergli un biglietto se non è urgente. Hustvedt ha scelto il social per postare poche parole che hanno commosso, ieri sera, tutti i lettori di Auster – è uno di quegli scrittori apparentemente «freddi» che sono invece capaci di colpire al cuore.
Nel post
«Bisogna essere
al tempo stesso vicini
e lontani quando soffre la persona che ami»
Ecco il post di Hustvedt: «Sono stata lontana da Instagram per un po’. Il motivo: a mio marito è stato diagnosticato un cancro a dicembre – non stava bene da diversi mesi. Ora è in cura allo Sloan Kettering di New York, e io mi sono trasferita in un posto che ho chiamato Cancerland, la terra del cancro. Molte persone ne hanno varcato i confini, o perché sono ammalate, o lo sono state, o perché amano qualcuno – un genitore, un figlio, un coniuge o amico – che ha o ha avuto il cancro. Il cancro è diverso per ogni malato. Tutti i corpi umani sono uguali e non ce ne sono due uguali. Alcuni sopravvivono e altri muoiono. Lo sanno tutti, eppure vivere vicino a questa verità cambia la realtà del quotidiano. L’intimità con un’altra persona non è solo un’esperienza parallela, due linee che si muovono nella stessa direzione ma non si incrociano. È molto più simile a un diagramma di Venn dinamico, se una cosa del genere è possibile, le parti sovrapposte di due cerchi continuano a muoversi cambiando nel tempo. Un commovente io, e un tu, che è anche un noi. Penso che sarebbe terribile essere soli a Cancerland. Vivere con qualcuno che ha il cancro e viene bombardato con la chemioterapia e l’immunoterapia è un’avventura di vicinanza e separazione. Bisogna essere abbastanza vicini per sentire i trattamenti, snervanti, quasi fossero i tuoi. E abbastanza lontani da poter essere un aiuto efficace. Troppa empatia può rendere una persona inutile. Camminare in equilibrio su questo filo non è sempre facile, certo, ma è il vero lavoro dell’amore».
Auster ha appena compiuto, il 3 febbraio, 76 anni, viene da un 2022 terribile con la morte della nipotina neonata Ruby prima e, poco dopo, del figlio Daniel, lei per intossicazione da droghe e lui per overdose, una vicenda spaventosa. Nel 2021 ha pubblicato negli Stati Uniti e nel 2022 in Italia presso Einaudi la biografia Ragazzo in fiamme. Vita e opere di Stephen Crane, saggio sul grande poeta scomparso a soli 28 anni che è uno dei suoi libri più belli. Nove anni fa Auster ha pubblicato Diario d’inverno, strabiliante memoriale corporale. Si chiude così: «Quanti inciampi, scivoloni, cadute? Quanti battiti di palpebre? Quanti passi fatti? Quante ore passate con una penna in mano? Quanti baci dati e ricevuti? Prendere in braccio i tuoi bambini. Abbracciare tua moglie. I tuoi piedi scalzi sul pavimento freddo mentre scendi dal letto e vai alla finestra. Hai sessantaquattro anni. Fuori l’aria è grigia, quasi bianca, il sole non si vede. Ti domandi: quante mattine restano? Una porta si è chiusa. Un’altra si è aperta».