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 2023  marzo 11 Sabato calendario

Intervista a Mikaela Shiffrin


Quattrocentoottanta chilometri più a nord di Are dove Mikaela Shiffrin è diventata leggenda, nel terra lappone di Tarnaby, un ragazzino di poche parole saliva e scendeva più di cinquant’anni fa sull’unica pista del paese. Quando faceva buio, molto presto nei mesi invernali, il piccolo slalomista schiacciava il pulsante per azionare lo skilift, e continuava le sue discese, che sarebbero diventate allenamenti, poi gare, poi vittorie in Coppa del mondo, fino a sgretolare la Valanga Azzurra di Thoeni e Gros e incarnare l’essenza degli anni Settanta e Ottanta. Ingemar Stenmark, icona pop svedese come Bjorn Borg e gli Abba. Due ori olimpici, 5 mondiali, e il record di 86 vittorie in Coppa che sembrava irraggiungibile ed è durato 34 anni. Fino a quando è arrivata Mikaela Shiffrin, un’altra predestinata, ma cresciuta negli scenari glamour del Colorado e del Vermont, sotto i riflettori sin da piccola, e da anni assillata dalle domande su quando sarebbe arrivata la “numero 86”. È arrivata in gigante, nella Svezia di Stenmark e della sua prima vittoria, quando lei aveva 17 anni. Mikaela Shiffrin, Stenmark l’ha guardata in tv.«Lo saluto, e gli ripeto quel che ho sempre pensato nella mia carriera. Non importa quel che ho fatto o che farò, non ci si può paragonare a quel che ha ottenuto lui. Certo, 86 è un numero veramente cool.Ma per me il più grande sogno è essere citata nella stessa frase in cui si parla di Ingemar Stenmark». Lui ha appena detto “lei è moltomeglio di me, ha tutto: forza fisica, tecnica, testa forte”.«A Ingemar voglio dire: è speciale chi sei, chi eri come sciatore, cosa hai ottenuto anche come essere umano. E quel che hai fatto non si ferma qui». Cosa significa Stenmark per una ragazza nata nel 1995, sei anni dopo il suo ritiro?«La sua eredità è sinonimo di gare di sci. Se qualcuno sa qualcosa di sci e anche se non lo sa, conosce comunque Stenmark. Ha stabilito lo standard di quello che è diventato questo sport». C’è un destino in questo record stabilito proprio in Svezia?«Sento come se ci fosse un karma. Non penso veramente che il nostro destino sia già deciso, ma credo che esistano forze oltre il nostro controllo che influenzano il modo in cui le cose accadono. Per qualche ragione, il destino ha deciso che l’86ª vittoria arrivasse proprio in Svezia. Dove ho vinto la prima volta, ho avuto il mio primo infortunio serio, e sono tornata in gara dopo la morte di mio padre». Quanto ha influito la sua famiglia in quel che è successo?«Loro sono la ragione per cui sonoqui in questo momento, non sarei chi sono senza la mia famiglia. La loro guida, il loro supporto e amore, tutto quel che hanno fatto da quando sono nata, i valori che i miei genitori mi hanno instillato. Avere mio fratello Taylor dalla mia parte, cercare di batterlo, imparare da lui, uno dei miei idoli».Pensa a una famiglia sua?«I valori dei miei genitori cercherò di insegnarli un giorno ai miei bambini. Intanto, la mia famiglia è tutto, nessuno dei miei successi ci sarebbe stato senza di loro». È una vita che sembra destinata a questo giorno.«Ma a inizio stagione non avrei mai detto che mi ci sarei avvicinata. E se guardo indietro, a quando ero piccola, non avrei mai pensato di trovarmi un giorno in questa posizione». Ha saltato le gare dello scorso weekend per puntare tutto su questo appuntamento.«Non sono andata alle gare di Kvitfjell, e in Svezia ogni persona che incontravo mi chiedeva: “Quando fai 86?”. In fondo, arrivata finalmente a questa giornata, non è stata così dura, “se succede succede” mi sono detta». A gennaio ha gareggiato a Cortina: ha pensato che su quella stessa pista avrà la sua prossima chance olimpica, dopo le zero medaglie di Pechino 2022?«Cortina è una delle mie piste preferite e uno dei luoghi che mi piacciono di più per gareggiare. Certo, spero di poter esserci alle Olimpiadi del 2026 e sì, spero anche che arrivino le medaglie. Tuttavia, dopo le mie Olimpiadi a Pechino, so più di chiunque altro che puoi fare tutto “bene” e andartene comunque senza niente. Non vedo l’ora di gareggiare di nuovo alle Olimpiadi, in un luogomolto più adatto alle nostre gare. Sarà una boccata d’aria fresca andare in pista quando non sembrerà che lo sci sia solo un’aggiunta al programma». Chiude anche lei gli occhi quando scende Sofia Goggia, campionessa spericolata con una personalità tutta sua?«Sofia ha uno stile che dimostra potenza e coraggio. Ovviamente non è sempre facile guardarla, perché c’è una certa imprevedibilità, ma allo stesso tempo trovo incredibilmente eccitante vedere le gare di Sofi». Conosce l’Italia, c’è qualcosa che vorrebbe visitare quando avrà un po’ di tempo?«Mi piacerebbe trascorrere un po’ di tempo nel sud Italia... sembra che ci siano dei posti davvero belli sulla costa e mi piacerebbe vederli un giorno. Sicuramente vorrei andare a Roma, e sono anche piuttosto interessata a conoscere Firenze. Mia cugina l’ha visitata e ha detto che è uno dei posti più spettacolari che abbia mai visto». Stenmark ha lasciato un’eredità. E lei, sta già pensando a cosa lascerà un giorno?«Ogni volta che qualcuno ottiene grandi risultati in qualsiasi sport, c’è un’intera generazione di ragazzi ispirati dai suoi record: quel che vogliono è essere il prossimo che batterà il primato. Ma se lascerò un’eredità, vorrei che fosse quella di concentrarsi sulla propria passione, non sulla vittoria a tutti i costi. Se io penso di vincere al cancelletto di partenza, è garantito che non vincerò».