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 2023  marzo 11 Sabato calendario

La Cina fa fare pace a Iran e Arabia Saudita


L’accordo più inatteso che esce dal Congresso del Partito comunista cinese è quello destinato a cambiare, ancora una volta, gli equilibri della zona più calda del mondo, il Medio Oriente. Da Pechino le grandi potenze rivali della regione, Arabia Saudita e Iran, hanno annunciato di aver messo fine a sette anni di ostilità e di aver ripreso le relazioni diplomatiche, con la riapertura delle rappresentanze prevista entro due mesi. La firma è arrivata dopo quattro giorni di negoziati segreti, ma è il completamento di un percorso che dura da due anni e che ha visto in prima linea le diplomazie dell’Oman e dell’Iraq, con la Cina a mettere il sigillo finale: non a caso, tutti e tre i Paesi sono stati ringraziati nell’annuncio congiunto. L’ostilità aperta fra Teheran e Riad era iniziata nel 2016 dopo l’esecuzione da parte saudita del clerico sciita Nimr Baqir Al Nimr, accusato di terrorismo. Alla sua morte era seguito l’assalto alle sedi diplomatiche saudite a Teheran e in altre località iraniane. La crisi si era poi evoluta in una serie di episodi di violenza che avevano messo a rischio la sicurezza nell’intera regione del Golfo (due su tutti: l’attacco con droni sugli impianti petroliferi sauditi nel 2019 e quello missilistico sugli Emirati arabi uniti nel 2022) e nell’escalation sui fronti internazionali in cui le due nazioni combattevano per procura: dunque la Siria e lo Yemen. Proprio la più povera delle nazioni del Golfo, preda di una guerra che l’ha portata a vivere la peggiore crisi umanitaria al mondo, potrebbe essere il principale beneficiario dell’accordo: non a caso una delle prime reazioni positive è arrivata da Sana’a, dove gli Houthi hanno salutato un riavvicinamento «necessario per la sicurezza della regione». Ma la stretta di mano fra Ali Shamkhani per l’Iran e Musaed bin Mohamed Al Aiban per l’Arabia Saudita (i più alti responsabili della Sicurezza dei due Paesi) è destinata ad avere riverberi anche in Libano, paralizzato da quasi un anno dall’opposizione fra gli schieramenti che fanno riferimento a Riad e Teheran. E in Siria, dove la riabilitazione del presidente Bashar al Assad (sostenuto dagli iraniani, a lungo osteggiato dai sauditi) è da ieri più vicina. Ad allontanarsi è invece la possibilità che Riad aderisca presto agli Accordi di Abramo che nel 2020 hanno segnato la pace fra Israele e diversi Paesi arabi: Teheran è il nemico numero uno di Israele e la distensione fra i due vicini del Golfo è fumo negli occhi del premier Benjamin Netanyahu, che proprio negli ultimi giorni aveva sperato in un avvicinamento da parte del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. «La firma arriva ora perché figlia della situazione in Iran, indebolito dalle proteste interne e dalle pressioni degli europei sul sostegno militare alla Russia. Da parte loro i sauditi stanno giocando in modo spregiudicato, cercando di assicurarsi una posizione di forza su più scenari e con più interlocutori», spiega Cinzia Bianco, specialista dei Paesi del Golfo per lo European Council on Foreign Relations.