Corriere della Sera, 11 marzo 2023
Bonaccini presidente
ROMA Due ore di videochiamata e una sola certezza: Stefano Bonaccini sarà il nuovo presidente del Partito democratico. La neo segretaria Elly Schlein lo proporrà all’assemblea nazionale di domani, forte dell’accordo raggiunto ieri pomeriggio. È un solo punto fermo, non da poco, che non era scontato. Tuttavia il resto del puzzle per la costruzione del nuovo Pd è ancora tutto da realizzare e le incognite non sono poche, a cominciare dalla composizione della segreteria fino ai nomi dei nuovi capigruppo parlamentari.
Era da una settimana che il governatore dell’Emilia-Romagna aspettava un confronto con la neo leader dem Elly Schlein. Alla fine l’accordo per la sua presidenza è arrivato in zona Cesarini, a meno di due giorni dall’assemblea nazionale che domani ratificherà la nomina. Il resto è rimasto sul tavolo.
«Sono state gettate le basi per un costruttivo lavoro assieme nel partito», le dichiarazioni che filtrano dal Nazareno e da Bologna, quartier generale del governatore dell’Emilia-Romagna. O anche «è stato fatto un lavoro per l’unità del partito». Eppure due ore di confronto serrato non sono bastate a sciogliere tutti i nodi. Per la formazione della segreteria c’è ancora tempo, la squadra non deve essere chiusa entro domani. E infatti Schlein e Bonaccini hanno fatto sapere che avranno altri incontri dopo l’assemblea nazionale.
Certo, l’auspicio era che si potesse risolvere tutto in un unico confronto, quello di ieri. Ma la partita è tutt’altro che facile. La minoranza del partito che sta con Bonaccini, infatti, non ne vuole sapere di aderire alla richiesta di Schlein che più volte ha chiesto di avere una segreteria unitaria. Preferiscono una diarchia che lasci le mani libere alla minoranza. Per lo stesso motivo il governatore non ha voluto accettare la proposta della neo leader di un ruolo di vicesegretario. «È stato un incontro positivo, per una piena collaborazione», fanno filtrare ancora fonti del Nazareno, ponendo l’accento sul fatto che l’assegnazione della presidenza a Bonaccini sia stata un accordo niente affatto scontato.
Il rebus capigruppo
A Palazzo Madama potrebbe andare Boccia, mentre alla Camera Bonafè
Per quanto riguarda i capigruppo parlamentari, è esclusa la conferma di tutte e due le attuali, Simona Malpezzi al Senato e Debora Serracchiani alla Camera; resta quindi da capire se Schlein vorrà due persone di sua fiducia o se invece con la minoranza si divideranno i due posti. Sul tavolo c’era un’ipotesi che era la più gettonata qualora Bonaccini fosse stato nominato presidente: a Schlein il Senato con il suo fedele Francesco Boccia, mentre alla Camera per il governatore ci sarebbe stata Simona Bonafè. Questo però in un accordo che avrebbe dovuto comprendere anche la composizione della segreteria. Per un assetto unitario dovrebbero essere riservati alcuni posti per la minoranza.
Tutto rinviato a dopo l’assemblea nazionale. Che si svolgerà domani a Roma, alla «Nuvola» di Fuksas, ed è un’assemblea tutta in presenza, post pandemia, per un partito che negli ultimi quattro giorni ha registrato oltre 7 mila nuovi iscritti e che tra i suoi obiettivi ha l’archiviazione del sistema degli incarichi affidati per quote di appartenenza.