il Giornale, 11 marzo 2023
Topolini nati da due papà
Dei topi con «genitore uno» e «genitore due». In questo caso, con due papà, ma potrebbero anche essere due mamme. Non è l’ultima frontiera del linguaggio includente, non è il nuovo cartone animato Disney, in molti assicurano che non si tratti neppure di una minaccia genetica. Sta di fatto che in laboratorio sono riusciti ad ottenere una serie di topolini, sani e fertili (sono questi i parametri per stabilire se l’esperimento sia riuscito o meno) da due topi maschi. Ci avevano già provato in passato ma i cuccioli non erano mai sopravvissuti. Il risultato di questo esperimento non è ancora stato pubblicato su una rivista scientifica ed è stato annunciato a Londra, in occasione del terzo Summit internazionale sull’editing del genoma umano, dal team di ricerca guidato dal biologo Katsuhiko Hayashi dell’Università di Osaka, in Giappone. Gli scienziati si sono affrettati a specificare che si è ben lontani dal poterlo replicare sugli esseri umani. Ma, intanto, a noi, la notizia fa correre brividi lungo tutta la schiena. Due dei sinonimi che si possono usare per il termine «esperimento» sono «prova» e «tentativo». E non si «prova» a fare qualcosa per poi lasciarla appesa lì nel vuoto. Non siamo in grado di comprendere a fondo tutte le implicazioni scientifiche della scoperta (e ci saranno di certo decine e decine di ragioni per cui ciò che è successo nel laboratorio di Giappone sarà da considerarsi una vittoria assoluta, come ad esempio per trattare casi di infertilità) ma dal punto di vista «etico», parola respingente ma necessaria in più di un’occasione, tipo questa, l’eventualità che anche per gli umani, un giorno, si possa fare a meno di una madre genetica o di una padre genetico, ci atterrisce. Diciamo pure che da questo punto di vista, ciò che è accaduto nel laboratorio in Giappone è un successo scientifico e uno spavento etico. Oltretutto non si tratta di un nuovo esperimento, la comunità scientifica ci stava provando già da un po’: nel 2018 un gruppo di ricercatori cinesi era riuscito a generare topi da genitori dello stesso sesso, creando staminali embrionali a partire da ovuli e spermatozoi: quelli nati da due madri avevano dimostrato di essere sani e fertili, tanto da poter avere cuccioli a loro volta, mentre i topi nati da due padri erano riusciti a sopravvivere solo un paio di giorni. Hayashi è stato il primo a centrare l’obiettivo. È partito da una cellula della pelle di un topo maschio. Con una tecnica messa a punto sempre in Giappone nel 2006, questa cellula è stata fatta regredire allo stato di staminale. Poi, con un altro trattamento e una serie di divisioni della cellula, il cromosoma Y è stato eliminato dal nucleo e rimpiazzato da un cromosoma X. La cellula è stata fatta crescere e maturare. Il passo successivo è stato il più facile: gli ovuli sono stati fecondati con lo sperma del padre numero due. In linea teorica, questa tecnica potrebbe permettere di generare individui monogenitoriali. Procreare facendo a meno di chiunque. Ora, è vero che chi è sposato, avrà di certo e spesso, sperimentato il desiderio urgente di una simile scoperta. Ma è altrettanto vero che la speranza sarà durata il tempo di smaltire la rabbia nei confronti del coniuge. Una volta rinsaviti, l’eventualità sarà tornata a sembrare ciò che è: qualcosa di inquietante. E il fatto che ci rassicurino, non ci rassicura. «La strada per arrivare alle prime applicazioni sull’uomo è ancora lunga» riconosce lo stesso Hayashi. Ma «impossibile» è la definizione di qualcosa fino al momento prima che succeda.