il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2023
La pena per gli scafisti c’è già
Chiacchiere e distintivo. Non è Eliott Ness, ma Giorgia Meloni a proclamare la stretta definitiva che potrà bloccare l’immigrazione clandestina. Da Cutro, che a causa di un dramma che ha segnato un prima e un dopo nella percezione dell’immigrazione da parte degli italiani, è diventata il topos della nuova narrazione della destra su sbarchi e scafisti. Al posto dei blocchi navali promessi in campagna elettorale, ora ci sono trattative con i Paesi di partenza, regolazione dei flussi, addirittura corridoi umanitari. Ma per far digerire questa ennesima svolta ai suoi costernati elettori, ecco le misure dure, anzi durissime, della destra contro i trafficanti di esseri umani. “Ergastolo agli scafisti”, ha annunciato Giorgia Meloni. E il loro inseguimento senza tregua: “Quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo”.
Dietro le parole, niente. Il solito inasprimento delle pene sarà di certo poco efficace nei confronti di chi gestisce il traffico di esseri umani e resta a terra, in Turchia o in Libia o in Tunisia, mandando a rischiare tra i flutti, per lo più, disgraziati che si pagano il viaggio facendo i kapò dei loro compagni di sventura. Ma anche l’inasprimento è farlocco. Perché l’imbroglio della proclamazione di Cutro è far pensare all’opinione pubblica che oggi le pene siano minime e che ora siano state finalmente adeguate al terribile reato: punibile con l’ergastolo. La realtà è un’altra. Già oggi le pene per gli scafisti sono pesanti: il reato d’immigrazione clandestina è punito con pene da 5 a 15 anni. Ma poi ci sono le aggravanti. Può scattare l’articolo 586 del codice penale, che punisce le morti e le lesioni come conseguenze di un delitto doloso: con una pena massima di 15 anni. Già oggi, dunque, i 15 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina si possono aggiungere ai 15 previsti dall’articolo 586: la somma fa 30 anni, cioè, di fatto, l’“ergastolo” promesso dalla presidente del Consiglio. Faccia feroce, ma più di facciata che di sostanza.
Altrettanto vuota di contenuti è l’altra proclamazione di Giorgia Meloni: “Andremo a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo”. Come a dire: oggi li lasciamo invece andare tranquilli. La realtà è anche in questo caso ben diversa. Anche oggi il reato d’immigrazione clandestina commesso in Italia è naturalmente perseguibile anche all’estero. Già oggi possono e devono essere perseguiti in Italia i responsabili dei reati connessi con l’ingresso irregolare dei migranti. E già oggi la Guardia di finanza può di certo inseguire le imbarcazioni degli scafisti anche fuori dai confini marittimi dell’Italia, in acque internazionali.
Fatto che, in verità, si verifica raramente, perché le carrette del mare su cui vengono imbarcati i migranti non tentano nemmeno di scappare, perché sono del tutto inadeguate alla competizione con le unità navali militari italiane.
Quanto agli scafisti, nella narrazione meloniana sono i responsabili ultimi della tratta di esseri umani. Nella realtà, sono di solito pesci piccoli che accettano di fare il lavoro sporco dietro compenso, e a volte sono addirittura migranti che si pagano il viaggio conducendo gusci di noce o vecchi navigli votati al sequestro o al naufragio. Sono propaganda, dunque, più che realtà, le annunciate misure durissime che dovrebbero far contenti Matteo Salvini e gli elettori più schierati contro l’immigrazione.