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 2023  marzo 10 Venerdì calendario

Biografia di Ralph Waldo Emerson

«Il passero è ricco nel suo nido/ l’ape ha il suo desiderio/ l’amante è beato nel suo amore/ il poeta nel suo cervello di fuoco». Da questi versi, che recano il profumo dei Vangeli di Matteo (6, 25-33) e Luca (12, 22-34), insieme a un fuoco biblico, alla Blake, Sofia Fiorini ha estratto il titolo della sua bellissima antologia poetica di Emerson: la prima così ampia, in Italia, dello scrittore che è stato la guida del Rinascimento americano. Con la fantastica filosofia che professò, il monismo, Emerson fu «un grande poeta intellettuale, un artefice di sentenze, un gustatore delle varietà dell’essere, un generoso e delicato lettore dei Celti e dei Greci, degli Alessandrini e dei Persiani», scrisse Borges sottolineando il riconoscimento di Nietzsche, che mai si era sentito vicino ad alcun libro come a quelli di Emerson. I migliori poeti intellettuali fondono poesia e prosa al punto più alto. Emerson era consapevole di essere un poeta; ma avendo un senso altissimo della poesia si riteneva (con eccessiva modestia) di terzo grado. Pubblicò soltanto due raccolte poetiche, e premetteva spesso dei versi ai saggi, perché essi traevano senso da loro. Bisogna leggere la poesia di chi aveva scelto a modello Uriele, l’arcangelo dell’infinita irradiazione della fiamma divina, così distante da Poe (tranne che nel sogno dell’harmonia mundi e in Eureka), così affine a Dickinson, così solidale a Whitman.
Emerson nacque a Boston il 25 maggio 1803 da Ruth Haskins, figlia di un distillatore di antica famiglia, e da William, che fu ministro della Chiesa Unitaria come gli avi puritani. Dal 1811, dopo la morte del padre, fu educato dalla madre e dalla zia paterna Mary Moody. Dovette molto a questa donna nutrita a pane, acqua e libri. Insegnò nella scuola del fratello William a Boston, e divenne pastore come gli antenati. A ventisei anni sposò Ellen Louisa Tucker. Erano entrambi tisici. Lei morì un anno dopo, lui non l’avrebbe mai dimenticata. Il dolore coincise con la sua crisi e la sua rinascita. Abbandonò il ministero, viaggiò per dieci mesi in Europa, cercando le origini. Incontrò Coleridge, Wordsworth, ma si legò a Carlyle, che ammirava per il «mirabile scrittore che è», nella sua infelicità virulenta e catastrofica. In Italia lesse i Promessi sposi, e iniziò a tradurre la Vita nova di Dante. Al ritorno si trasferì nella Concord dei padri, e iniziò una trascinante vocazione di conferenziere. Nel 1835 sposò Lydia Jackson che ne era stata affascinata: era attiva, femminista, abolizionista, fu la sobria felicità che influì sulle sue azioni. La chiamò Lidian e ne ebbe quattro figli. Investì l’eredità di Ellen nell’editoria, sostenendo il trascendentalismo di «The Dial» e Margaret Fuller, in rapporto con la famiglia di Mary Alcott, con Thoreau, e poi con Hawthorne. Nel 1836 morì il fratello prediletto Charles, nacque il primo figlio che portò il suo nome, e uscì Nature, il primo grande saggio da cui discenderanno tutti gli altri, dalle due serie pubblicate nel 1841 e 1844 agli ultimi esemplificativi e pragmatici. Tra il 1845 e 1846 pronunciò le conferenze sui Representative men - Platone, Swedenborg, Montaigne, Shakespeare, Napoleone, Goethe – stampate nel dicembre 1849, quasi a distanziarsi dagli Eroi, che Carlyle aveva pubblicato nel 1841. Nel 1847 sarebbe tornato in Europa, rivedendo Carlyle, e fu a Parigi durante la Rivoluzione. Nella cupa storia di Carlyle divini sono gli eroi, i vincitori, senza obblighi morali sull’umanità subalterna, al di sopra delle religioni dei vili e del ciarpame giudaico: era nazismo, come avvertirono Bertrand Russell e Chesterton. Nella storia di Emerson ogni uomo è tutti gli uomini, che non sono portatori di fuoco, ma «figli del fuoco, fatti di fuoco»: in ognuno è l’universo, ognuno è l’universo. Se i grandi uomini sono dei Giove bambini che siedono sulle nubi, parlando tra loro a distanza di secoli, i poeti sono le voci “rappresentative” di tutti: dicono, nominano, rappresentano la bellezza che crea l’universo. «En kai pan» – scrive il 17 marzo 1836: «un giorno è un’eternità in miniatura; un’ora, un momento, è lo stesso», e il gioco di un bambino suggerisce quello dell’Essere supremo. Eraclito, i presocratici, Platone, l’Isis di Plutarco, i neoplatonici, sant’Agostino, Spinoza, Novalis, Schelling, Hölderlin, i poemi indiani si fondono nella sua mente con la Natura di Goethe: «Una foglia è un mondo semplificato, il mondo una foglia composta»; «l’occhio è il primo cerchio, l’orizzonte che forma il secondo», e di lì all’infinito, come nel cerchio il cui centro è ovunque, e la circonferenza in nessun luogo: un sistema di cerchi concentrici, di corrispondenze e di riflessi fisici e spirituali.
Se questo universo dove ogni parte corrisponde al tutto è sostanzialmente paritario, la trasmissione del fuoco appare soprattutto femminile, in quel preciso momento storico, nell’America di tradizione anglosassone e celtica, dove le donne stavano prendendo la fiaccola della necessità. Una cosmologia ugualitaria e composita affiora nella genealogia del Rinascimento americano che con Emerson si irradia in Thoreau, Hawthorne, Whitman, Melville, Mary Alcott. L’affascinante quadro di Francis Otto Matthiessen alimentò un mito come quello di Pavese, folgorato di assoluto e Grecia, mentre era la maturazione del percorso partito da Cambridge secoli prima. Tuttavia la metamorfosi sbocciata in farfalla era smagliante, ed Emerson orgoglioso dell’alterità americana. In questa poesia dal tono perennemente fresco, tutto ci sembra nuovo. In Europa chi avrebbe scelto una capanna nel bosco come Thoreau, rifiutandosi di pagare le tasse per la schiavitù? Chi avrebbe preso armi con i propri figli sacrificando la vita come John Brown per difendere gli schiavi?
Nella morte, perfino in quella del proprio bambino Emerson vede la rigenerazione: «i cuori sono polvere, l’amore dei cuori rimane/ l’amore del cuore ti rincontrerà ancora». Nella fragilità la bellezza e la sua durata: Dio «non ha costruito il paradiso scarno e freddo/ con oro e diamante;/ no, ma con un nido di giunchi piegati, erba in fiore e sterpi profumati». «Oh fuoco del fuoco, Oh migliore delle cose!».
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Ralph Waldo Emerson
Il cervello di fuoco
La noce d’oro Pagine 476. Euro 20 ,00