la Repubblica, 9 marzo 2023
Africa razzista
DI KARIMA MOUALIl presidente tunisino Kais Saied, in un discorso al consiglio di sicurezza sugli immigrati subsahariani nel Paese, oltre a descriverli come la fonte di crimini e violenze si è spinto più in là e, come un leader di estrema destra qualunque, per rendere il suo messaggio più potente contro i subsahariani, ormai non benvenuti a Tunisi, ha parlato di un disegno di «sostituzione etnica» evocando un «piano criminale per cambiare la composizione demografica della Tunisia sostituendo una popolazione araba e musulmana con una nera». Saied ha anche menzionato l’esistenza di organizzazioni che ricevono denaro dall’estero per partecipare a questa impresa di colonizzazione volta, secondo lui, a offuscare l’identità arabo-musulmana.Parole che hanno creato indignazione e aumentato gli episodi di razzismo e discriminazione, già denunciati nel Paese. Da Tunisi si è avviata una fuga, con viaggi organizzati dalle ambasciate dei Paesi di provenienza come Guinea e Costa d’Avorio. La ferita è così profonda che a Sud ci si prepara al boicottaggio delle merci tunisine, oltre che dei rapporti economici, e la Banca mondiale ha sospeso i negoziati con il Paese, già in default.Ma cosa si nasconde dietro le parole di un presidente arabo, musulmano, conservatore e tanto populista come Saied?Purtroppo c’è una verità amara, che pochi conoscono, e forse, con queste dichiarazioni, finalmente il campanello d’allarme arriverà più lontano, senza rimanere chiuso dentro le frontiere africane. Il razzismo, il pregiudizio, la violenza e il complottismo che custodiscono le parole di Saied sono un’onda che cresce, con il riversarsi di immigrati subsahariani che fuggono da varie crisi per avvicinarsi all’Europa ma finiscono bloccati nei Paesi nordafricani come Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. Una sponda Sud del Mediterraneo che è stata investita dall’Europa per fungere da poliziotto per il respingimento dei migranti.Il risultato è una bomba sociale che cova in un sentimento vivo, quello del razzismo degli arabi verso i neri. Se c’è un razzismo verso i neri tanto subdolo, violento e spudorato che non conosce vergogna, ma anzi si presenta ancora oggi con orgoglio, quello ècertamente tra gli stessi africani.È proprio di questi giorni la polemica per lo show di Kevin Hart che doveva aver luogo al Cairo ma è stato cancellato. Il motivo? I propositi “afrocentrici” del comico afro-americano, che aveva ricordato (al pubblico Usa) come alcuni faraoni fossero neri. Apriti cielo, petizioni e appelli per tenerlo lontano. Ma scherziamo? Gli antenati degli egiziani con la pelle nera? La verità è che l’Africa è divisa almeno in due parti distinte. L’Africa del Nord, arabo-musulmana, dalla pelle più chiara e quella a Sud, subsahariana, con la pelle nera. Non c’è niente da fare, nonostante la storia dell’Africa sia fatta di intrecci, il razzismo, l’odio e il pregiudizio verso chi ha la pelle nera sono ancora vivi e intatti. Un sentimento rinvigorito dalla crescita di flussi.Certo, ogni Paese magrebino ha portato avanti politiche di integrazione cercando di tamponare quel bubbone che tutti gli arabi conoscono bene da vicino. Il Marocco, che più di tutti ha una presenza importante di subsahariani, e che meglio di altri ha avviato accordi con i Paesi di provenienza, con regolarizzazioni e una politica di convivenza, mostra comunque le sue crepe. A Casablanca, per esempio, nel quartiere di Ouled Ziane i subsahariani vivono nel degrado e denunciano violenze e razzismo. A Tangeri la loro presenza, in attesa di fare il salto verso la Spagna, si è trasformata in scontri armati come la scorsa estate con centinaia di migranti che provarono a forzare la frontiera di Ceuta e Melilla. Insomma, il Nord Africa come zona cuscinetto per l’Europa in tema di immigrazione si traduce in effetti collaterali che mettono alla prova le popolazioni. E per ora la voce più grossa è quella del razzismo che fingiamo di non vedere.Saied sapeva di parlare a una platea consenziente. Le sue stesse parole sono contenute in video e post sui social network, dove pullulano i gruppi razzisti contro il nuovo mostro: “Il nero. Gli immigrati subsahariani, che sono troppi. Sono una minaccia, diversi da noi. Ci siamo prima noi, tunisini, marocchini, algerini, egiziani…”.