Il Messaggero, 9 marzo 2023
Cent’ani con Jacovitti
Si può dire che Benito Jacovitti sia stato il precursore degli Spaghetti western grazie al suo pennino a china 01. C’è Cocco Bill, il pistolero che difende la legge e preferisce il whisky alla camomilla. C’è Cip, l’arcipoliziotto piccolo e calvo con la sua frase distintiva «Lo supponevo!». C’è Tom Ficcanaso, giornalista-detective pasticcione che riesce sempre a cavarsela. Racconta, dal secondo Dopoguerra, di un’Italia profonda, tenera, provinciale, ma a volte anche maledetta, soprattutto nella seconda parte della sua vita artistica, quando per esempio realizza il Kamasultra per Playmen, libro a fumetti (una caricatura del testo indiano con Marcello Marchesi autore dei testi) dove realizza grottesche interpretazioni a sfondo sessuale. Ma c’è tutto un mondo surreale e irreale nella mano di uno dei fumettisti pop che ha segnato la storia del Novecento, noto anche come Jac o Lisca di pesce. Ora Roma, la sua città d’adozione dove morì il 3 dicembre 1997, ha deciso di onorarne la memoria. «A dicembre – racconta Silvia, la figlia ci sarà una retrospettiva al Maxxi a lui dedicata. Non ho mai capito perché nella Capitale non ci sia stata la possibilità di organizzare prima una mostra per ricordarlo».LO STILEPer molti Jacovitti resterà quello del Diario Vitt. Ma per tutti un artista che è entrato nella storia grazie alla forma caricaturale dei suoi personaggi, disegnati sempre con geniale umorismo e creatività. Proprio oggi Jacovitti, molisano di nascita (Termoli) avrebbe compiuto cent’anni. Sin da giovanissimo si appassiona al mondo dei fumetti e la svolta arriva grazie a Pippo, Pertica e Palla, i primi tre personaggi protagonisti delle sue storie che lo porteranno a collaborare con Il Vittorioso, periodico che lo farà conoscere dal grande pubblico incuriosito dai suoi strambi personaggi, gioiosi e grotteschi, e dai suoi animali – serpenti e lumaconi – che li guardano stralunati. Le sue sono opere d’arte che finiscono in campagne pubblicitarie e politiche, ma sempre restando nel campo della satira tra salami danzanti e illogici lattanti con la barba.Il film di Dino Risi La marcia su Roma del 1962 viene pubblicizzato su un paginone che farà anche discutere per i richiami al fascismo (camicie nere con manganelli e olio di ricino). E per questo la sinistra non sembra amarlo, anche se Jacovitti ironizza su tutto e tutti, Destra compresa. E la censura, qualche volta, ha la meglio: «Ci restava molto male spiega la figlia perché non aveva connotazioni politiche. Si sentiva un clown, era per il pensiero libero. E non si capacitò delle minacce di morte ricevute dall’estrema destra». Perché Jacovitti aveva un obiettivo: fare ridere, senza menarsela. «Papà continua Silvia era umile, non amava essere definito maestro, voleva essere chiamato solo per nome».CRISTICCHIPochi sanno che il cantante-attore Simone Cristicchi, appena sedicenne nella metà degli anni 90, ebbe un colloquio con Jacovitti con cui poi collaborò. «Intorno ai 7-8 anni racconta mostravo talento per il disegno. E Jac era il punto di riferimento. Trovai il suo numero sull’elenco telefonico, presi coraggio e lo chiamai chiedendo di vederci. Lui accettò». Il primo incontro fu brusco: «Gli portai delle tavole che ricalcavano i suoi personaggi. Mi disse di non aver bisogno di una fotocopiatrice e di tornare da lui solo quando avrei trovato uno stile mio. Cosa che feci e che lui apprezzò. Così preso a lavorare nella sua bottega. Di quel periodo conservo alcune strisce originali e qualche libro che mi ha regalato e che oggi conservo gelosamente, impregnati del fumo dei suoi sigari».ALTO E BASSOA Cristicchi piaceva la sua ironia, «quella forza di unire alto e basso con tavole incredibili, con l’inserimento riempitivo dei più disparati oggetti che nelle sue opere sono ovunque per formare un horror vacui non sense». La morte di Jacovitti (qualche ora dopo spirerà anche la moglie Floriana, ndr) lo troverà impreparato: «Seppi la notizia dal tg. Non stava male e difatti qualche giorno sarei dovuto andare da lui». Chi ha avuto la possibilità di conoscererlo bene è stato il giornalista Vincenzo Mollica: «È stato un grande narratore del Novecento, ha raccontato con il suo sguardo l’Italia. Le sue erano panoramiche di geografia esistenziale. La forza di Jacovitti sta nella sua modernità e di questo erano entusiasti anche Federico Fellini, Hugo Pratt e Andrea Pazienza».Mollica sottolinea poi l’importanza che Silvia ed Edgardo Colabelli hanno per far tenere in vita il nome di Jacovitti con la Casa Museo di Roma. E proprio l’ex giornalista del Tg1 firma la prefazione del libro 100 anni con Jacovitti, scritto da Colabelli e da Stefano Milioni, che sarà presentato oggi al Maxxi di Roma (ore 18). Tra i presenti Cristicchi e Luca Salvagno che ha elaborato la copertina dell’opera. Jacovittiano della prima ora, il fumettista-scrittore Paolo Bacilieri: «Jac ha ritratto il nostro Paese con acutezza, va studiato dai ragazzi, non solo nelle scuole del fumetto. È tra gli autori più influenti del Novecento».